The historical and archaeological interpretations ascribed to shape Egypt's political and economic pre-dynastic form, without a doubt, an area of ​​intense meaning that it has favorably to the study of the dialectical relationship, often contradictory, political and cultural intercourse, in Starting in the early seventeenth century, between Europe and the East. This is, also, one of the tasks of modern historiography: to reveal, through the historical exegesis of the interpretations given to the processes of formation of ancient states, the meaning and semiophere their impact on reality ... to avoid a perspective only "anthropomorphic" . Right now, especially, that the world nostrum seems to give up the ethical principles of universality and of the differences between (and mask the legacy with the statement, convinced of his elusive sense of moral priorities, the development of ideological victory, showing off her best economic models). Even trace, in a brief history, studies of Americans and Europeans in the "Land of the Pharaohs" is then certainly useful, first of all to remember that the axiomatic link between European policy and research that has always accompanied the archeology and Near Eastern prehistory

Le interpretazioni storico-archeologiche ascritte alla forma economica e politica dell’Egitto pre-dinastico formano, senza alcun dubbio, un’area di intenso significato che si offre favorevolmente allo studio di quel rapporto dialettico, spesso contraddittorio, politico e culturale, intercorso, a partire dagli inizi del Seicento, tra Europa e Oriente. Ed è questo, anche, uno dei compiti della moderna storiografia: rivelare, attraverso l’esegesi storica delle interpretazioni date ai processi di formazione degli stati antichi, il senso e la semiosfera del loro impatto sulla realtà … per evitare una prospettiva solo «antropomorfa». Proprio ora, soprattutto, che il mondo nostrum sembra rinunciare ai principi etici dell’universalità e dell’accordo tra differenze (e maschera il lascito con l’affermazione, convinta, di un suo fantomatico senso di priorità morale, di vittoria ideologica sullo sviluppo, esibendo i suoi migliori modelli economici). Anche ripercorrere, in una breve storia, gli studi di americani ed europei nella «Terra dei Faraoni» è allora certamente utile; innanzitutto per ricordare quel legame assiomatico tra politica europea e ricerca che sempre ha accompagnato l’archeologia e la preistoria vicino-orientali; poi, per riflettere nuovamente su quanto l’archeologia e la preistoria hanno realizzato in questi paesi; e per ipotizzare, infine, sempre nuove possibilità di contatto tra le due identità (Storia Antica e Vicino Oriente), evitando le trappole gnoseologiche del neocolonialismo latente e oscurando quella deprecabile convinzione che, prima fra tutte, nasconde nostre insufficienze comunicative, di essere noi (europei ed americani) il centro del mondo e il resto, la periferia in via di sviluppo. L’Egitto è, nell’Africa Orientale, una delle regioni del mondo dove maggiormente si è tentato di comprendere come e quando l’ecologia umana avesse coordinato quella naturale riflettendo la sua abilità in forme estetiche ed artistiche di una tale compattezza e preziosità da risultare, ovunque, il segno indiretto di una poderosa, quanto unica, organizzazione amministrativa stabile, capace di mobilitare - in modo sistematico - impegno creativo e forza lavoro; per questo, nella mappa mitopoietica della nostra contemporaneità, è il centro segreto di quella luce che irradia suggestioni a distanza ed entra, con ciclica irruenza, nelle immaginazioni collettive.

La nascita dello Stato in Egitto. Dal 23 Ottobre dell’anno 4004 a.C. al Post-processualismo / Ramazzotti, Marco. - In: EGITTO E VICINO ORIENTE. - ISSN 0392-6885. - (In corso di stampa).

La nascita dello Stato in Egitto. Dal 23 Ottobre dell’anno 4004 a.C. al Post-processualismo.

RAMAZZOTTI, Marco
In corso di stampa

Abstract

The historical and archaeological interpretations ascribed to shape Egypt's political and economic pre-dynastic form, without a doubt, an area of ​​intense meaning that it has favorably to the study of the dialectical relationship, often contradictory, political and cultural intercourse, in Starting in the early seventeenth century, between Europe and the East. This is, also, one of the tasks of modern historiography: to reveal, through the historical exegesis of the interpretations given to the processes of formation of ancient states, the meaning and semiophere their impact on reality ... to avoid a perspective only "anthropomorphic" . Right now, especially, that the world nostrum seems to give up the ethical principles of universality and of the differences between (and mask the legacy with the statement, convinced of his elusive sense of moral priorities, the development of ideological victory, showing off her best economic models). Even trace, in a brief history, studies of Americans and Europeans in the "Land of the Pharaohs" is then certainly useful, first of all to remember that the axiomatic link between European policy and research that has always accompanied the archeology and Near Eastern prehistory
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Le interpretazioni storico-archeologiche ascritte alla forma economica e politica dell’Egitto pre-dinastico formano, senza alcun dubbio, un’area di intenso significato che si offre favorevolmente allo studio di quel rapporto dialettico, spesso contraddittorio, politico e culturale, intercorso, a partire dagli inizi del Seicento, tra Europa e Oriente. Ed è questo, anche, uno dei compiti della moderna storiografia: rivelare, attraverso l’esegesi storica delle interpretazioni date ai processi di formazione degli stati antichi, il senso e la semiosfera del loro impatto sulla realtà … per evitare una prospettiva solo «antropomorfa». Proprio ora, soprattutto, che il mondo nostrum sembra rinunciare ai principi etici dell’universalità e dell’accordo tra differenze (e maschera il lascito con l’affermazione, convinta, di un suo fantomatico senso di priorità morale, di vittoria ideologica sullo sviluppo, esibendo i suoi migliori modelli economici). Anche ripercorrere, in una breve storia, gli studi di americani ed europei nella «Terra dei Faraoni» è allora certamente utile; innanzitutto per ricordare quel legame assiomatico tra politica europea e ricerca che sempre ha accompagnato l’archeologia e la preistoria vicino-orientali; poi, per riflettere nuovamente su quanto l’archeologia e la preistoria hanno realizzato in questi paesi; e per ipotizzare, infine, sempre nuove possibilità di contatto tra le due identità (Storia Antica e Vicino Oriente), evitando le trappole gnoseologiche del neocolonialismo latente e oscurando quella deprecabile convinzione che, prima fra tutte, nasconde nostre insufficienze comunicative, di essere noi (europei ed americani) il centro del mondo e il resto, la periferia in via di sviluppo. L’Egitto è, nell’Africa Orientale, una delle regioni del mondo dove maggiormente si è tentato di comprendere come e quando l’ecologia umana avesse coordinato quella naturale riflettendo la sua abilità in forme estetiche ed artistiche di una tale compattezza e preziosità da risultare, ovunque, il segno indiretto di una poderosa, quanto unica, organizzazione amministrativa stabile, capace di mobilitare - in modo sistematico - impegno creativo e forza lavoro; per questo, nella mappa mitopoietica della nostra contemporaneità, è il centro segreto di quella luce che irradia suggestioni a distanza ed entra, con ciclica irruenza, nelle immaginazioni collettive.
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
La nascita dello Stato in Egitto. Dal 23 Ottobre dell’anno 4004 a.C. al Post-processualismo / Ramazzotti, Marco. - In: EGITTO E VICINO ORIENTE. - ISSN 0392-6885. - (In corso di stampa).
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