Quando si parla di Ecodesign l’attenzione è posta prevalentemente sul problema della riciclabilità dei materiali a fine vita o dell’impiego di materiali riciclati. Una semplificazione che genera non pochi equivoci. Infatti nella progettazione sostenibile questo è solo un tassello, seppure importante, in un approccio più vasto e complesso che è quello del Life Cycle Design (LCD) secondo il quale vanno considerate tutte le fasi della vita di un prodotto, nell’ambito di un sistema di relazioni complessivo teso a ottimizzare la vita utile degli artefatti, a impiegare risorse e processi produttivi a basso impatto ambientale, a razionalizzare la fase distributiva (imballaggio, stoccaggio, trasporto), a pianificare la dismissione (recupero, riutilizzo, riciclo). E’ solo in questa chiave che è possibile minimizzare il carico ambientale associato alla vita di un prodotto, così come indicato dalle metodologie del Life Cycle Assessment (LCA) che hanno cominciato ad affermarsi alla metà degli anni ’90. Un approccio sistemico – sicuramente complesso per le difficoltà connesse al reperimento e alla valutazione correlata dei diversi dati - che dalla considerazione del prodotto passa a quella del sistema-prodotto. Appare dunque chiaro che ha poco senso considerare in assoluto un materiale più “ecologico” di un altro, in quanto sono le modalità di gestione del suo ciclo di vita a determinare buona parte del carico ambientale che esso determina. Una certa “ostilità” nei confronti dei materiali plastici rispetto all’ambiente è in questo quadro quantomeno superficiale considerando, ad esempio, quanto la loro leggerezza possa far risparmiare in termini di consumi nella realizzazione delle autovetture; quanto il loro potere isolante determini la riduzione dei sistemi di riscaldamento/raffrescamento nelle costruzioni; quanto il loro basso punto di fusione limiti l’impiego di energia al momento della produzione. In questo quadro un ruolo di primo piano viene giocato dalla progettazione, cioè da “come” i prodotti sono progettati. E’ infatti in questa fase che è possibile massimizzare la loro vita utile, agevolare le operazioni di manutenzione, scegliere materiali adatti a ridurre gli impatti sull’ambiente, agevolare la dismissione e l’eventuale riuso e/o riciclo. L’intervento attraverso una serie di immagini di prodotti mette a fuoco le questioni sopra riportate.
Life cycle design: il ruolo della progettazione per la sostenibilità degli artefatti / Cecchini, Cecilia. - (2008). ( Fuori luogo - Giornate tecnologiche Napoli 30-31 Ottobre 2008).
Life cycle design: il ruolo della progettazione per la sostenibilità degli artefatti
CECCHINI, Cecilia
2008
Abstract
Quando si parla di Ecodesign l’attenzione è posta prevalentemente sul problema della riciclabilità dei materiali a fine vita o dell’impiego di materiali riciclati. Una semplificazione che genera non pochi equivoci. Infatti nella progettazione sostenibile questo è solo un tassello, seppure importante, in un approccio più vasto e complesso che è quello del Life Cycle Design (LCD) secondo il quale vanno considerate tutte le fasi della vita di un prodotto, nell’ambito di un sistema di relazioni complessivo teso a ottimizzare la vita utile degli artefatti, a impiegare risorse e processi produttivi a basso impatto ambientale, a razionalizzare la fase distributiva (imballaggio, stoccaggio, trasporto), a pianificare la dismissione (recupero, riutilizzo, riciclo). E’ solo in questa chiave che è possibile minimizzare il carico ambientale associato alla vita di un prodotto, così come indicato dalle metodologie del Life Cycle Assessment (LCA) che hanno cominciato ad affermarsi alla metà degli anni ’90. Un approccio sistemico – sicuramente complesso per le difficoltà connesse al reperimento e alla valutazione correlata dei diversi dati - che dalla considerazione del prodotto passa a quella del sistema-prodotto. Appare dunque chiaro che ha poco senso considerare in assoluto un materiale più “ecologico” di un altro, in quanto sono le modalità di gestione del suo ciclo di vita a determinare buona parte del carico ambientale che esso determina. Una certa “ostilità” nei confronti dei materiali plastici rispetto all’ambiente è in questo quadro quantomeno superficiale considerando, ad esempio, quanto la loro leggerezza possa far risparmiare in termini di consumi nella realizzazione delle autovetture; quanto il loro potere isolante determini la riduzione dei sistemi di riscaldamento/raffrescamento nelle costruzioni; quanto il loro basso punto di fusione limiti l’impiego di energia al momento della produzione. In questo quadro un ruolo di primo piano viene giocato dalla progettazione, cioè da “come” i prodotti sono progettati. E’ infatti in questa fase che è possibile massimizzare la loro vita utile, agevolare le operazioni di manutenzione, scegliere materiali adatti a ridurre gli impatti sull’ambiente, agevolare la dismissione e l’eventuale riuso e/o riciclo. L’intervento attraverso una serie di immagini di prodotti mette a fuoco le questioni sopra riportate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


