Circa 30 anni fa per merito di un grande chirurgo generale dell'epoca, Pietro Valdoni, e per suggerimento di mio padre anch'egli chirurgo,ed insieme al mio amico Achille Lucio Gaspari, compresi che la tecnica microchirurgica era una assoluta grande novità ed avrebbe avuto in futuro un suo ruolo esclusivo creando anche degli specialisti del settore. E'interessante oggi, a sessanta anni, constatare come tutto questo si sia realizzato, anche se in modo più articolato e complesso, ed in certo qual modo differente da come si sarebbe potuto prevedere. L'accostamento alla Microchirurgia è stato accompagnato dall'entusiasmo tipico del giovane medico che mi ha permesso di avvicinarmi al microscopio operatore con grandi motivazioni ed aspettative. La prima volta che guardai attraverso la lente del microscopio operatore, l'effetto fu quello di guardare un mondo lontano, diverso, ed al tempo stesso affascinante. Mi allenavo di giorno e di notte, per lunghe sedute di addestramento manuale puro. Avevo creato dei piccoli modelli artificiali non animali, come i petali dei fiori, legacci di rafia, utilizzando un microscopio operatore sperimentale. In un tempo di circa due anni avevo perfezionato la mia capacità di microchirurgo con un allenamento di circa trenta ore alla settimana; potevo confezionare una anastomosi microchirurgica su di un vaso del diametro di 0.6 mm, in circa 12 minuti. Nel 1989 realizzammo il primo caso di Reimpianto di pene in Italia, cui seguirono nel tempo, il reimpianto di alcuni arti, mani, dita; questo consentì al nostro gruppo di divenire ben conosciuto dapprima nell'ambito romano, poi in Italia, e nel tempo dei dieci anni successivi ('80-'90), anche in Europa. Avevo così compreso a fondo che la nicchia scelta era quella giusta. Da quegli anni in poi il nostro personale impegno era l'approfondimento dei settori clinici, l'individuazione delle problematiche, ove fosse possibile applicare la tecnica che avevamo acquisito e della quale iniziavamo a comprendere le potenzialità. Naturalmente esistevano ed esistono tuttora ambiti clinici nei quali la tecnica appare indispensabile, ed altri nei quali per contro si doveva comprenderne l'uso e sperimentarlo. Così, come detto, le nostre prime e logiche esperienze si realizzarono nella microchirurgia ricostruttiva post-traumatica. Le arterie del diametro di un millimetro o meno, le strutture nervose con la loro indispensabile ricostruzione meticolosa, erano ideali per i nostri risultati. Nasce così l'idea di una Unità Operativa Complessa di Microchirurgia generale ove la logistica ambientale, scientifica e strumentale possa essere comune per alcuni Settori Clinici. Istituita in accreditamento con il sistema sanitario Nazionale e convenzionata con le Scuole di Specializzazione in Chirurgia Generale III, Chirurgia apparato Digerente I e Chirurgia Vascolare I della Università Roma "Sapienza", ha sede presso la Casa di Cura Accreditata "Fabia Mater" di Roma. Oltre al team manageriale, l'equipe è composta da collaboratori esperti di microchirurgia ricostruttiva, con capacità in Chirurgia Generale, Ortopedica, Urologia e ricostruttiva. La presenza di numerosi Specializzandi a provenienza da differenti Specialità, assicura la realizzazione di collaborazioni interdisciplinari complete.

Una unita' operativa di microchirurgia generale: aspetti clinici, didattici e di ricerca avanzata / Ortensi, Andrea; F., Curini Galletti; V., Marchese; D'Orazi, Valerio; Panunzi, Andrea; C., Faloci; F., Fabi; F., Toni; G. A., Coppola; Ortensi, Ilaria; Ortensi, A. l.. - ELETTRONICO. - (2008). (Intervento presentato al convegno 110° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia tenutosi a Roma nel 19-22 Ottobre 2008).

Una unita' operativa di microchirurgia generale: aspetti clinici, didattici e di ricerca avanzata

ORTENSI, Andrea;D'ORAZI, VALERIO;PANUNZI, ANDREA;ORTENSI, Ilaria;
2008

Abstract

Circa 30 anni fa per merito di un grande chirurgo generale dell'epoca, Pietro Valdoni, e per suggerimento di mio padre anch'egli chirurgo,ed insieme al mio amico Achille Lucio Gaspari, compresi che la tecnica microchirurgica era una assoluta grande novità ed avrebbe avuto in futuro un suo ruolo esclusivo creando anche degli specialisti del settore. E'interessante oggi, a sessanta anni, constatare come tutto questo si sia realizzato, anche se in modo più articolato e complesso, ed in certo qual modo differente da come si sarebbe potuto prevedere. L'accostamento alla Microchirurgia è stato accompagnato dall'entusiasmo tipico del giovane medico che mi ha permesso di avvicinarmi al microscopio operatore con grandi motivazioni ed aspettative. La prima volta che guardai attraverso la lente del microscopio operatore, l'effetto fu quello di guardare un mondo lontano, diverso, ed al tempo stesso affascinante. Mi allenavo di giorno e di notte, per lunghe sedute di addestramento manuale puro. Avevo creato dei piccoli modelli artificiali non animali, come i petali dei fiori, legacci di rafia, utilizzando un microscopio operatore sperimentale. In un tempo di circa due anni avevo perfezionato la mia capacità di microchirurgo con un allenamento di circa trenta ore alla settimana; potevo confezionare una anastomosi microchirurgica su di un vaso del diametro di 0.6 mm, in circa 12 minuti. Nel 1989 realizzammo il primo caso di Reimpianto di pene in Italia, cui seguirono nel tempo, il reimpianto di alcuni arti, mani, dita; questo consentì al nostro gruppo di divenire ben conosciuto dapprima nell'ambito romano, poi in Italia, e nel tempo dei dieci anni successivi ('80-'90), anche in Europa. Avevo così compreso a fondo che la nicchia scelta era quella giusta. Da quegli anni in poi il nostro personale impegno era l'approfondimento dei settori clinici, l'individuazione delle problematiche, ove fosse possibile applicare la tecnica che avevamo acquisito e della quale iniziavamo a comprendere le potenzialità. Naturalmente esistevano ed esistono tuttora ambiti clinici nei quali la tecnica appare indispensabile, ed altri nei quali per contro si doveva comprenderne l'uso e sperimentarlo. Così, come detto, le nostre prime e logiche esperienze si realizzarono nella microchirurgia ricostruttiva post-traumatica. Le arterie del diametro di un millimetro o meno, le strutture nervose con la loro indispensabile ricostruzione meticolosa, erano ideali per i nostri risultati. Nasce così l'idea di una Unità Operativa Complessa di Microchirurgia generale ove la logistica ambientale, scientifica e strumentale possa essere comune per alcuni Settori Clinici. Istituita in accreditamento con il sistema sanitario Nazionale e convenzionata con le Scuole di Specializzazione in Chirurgia Generale III, Chirurgia apparato Digerente I e Chirurgia Vascolare I della Università Roma "Sapienza", ha sede presso la Casa di Cura Accreditata "Fabia Mater" di Roma. Oltre al team manageriale, l'equipe è composta da collaboratori esperti di microchirurgia ricostruttiva, con capacità in Chirurgia Generale, Ortopedica, Urologia e ricostruttiva. La presenza di numerosi Specializzandi a provenienza da differenti Specialità, assicura la realizzazione di collaborazioni interdisciplinari complete.
2008
110° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia
Tecnica microchirurgica; microscopio operatore; anastomosi microchirurgica; reimpianto di arti; Unità Operativa Complessa di Microchirurgia generale
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Una unita' operativa di microchirurgia generale: aspetti clinici, didattici e di ricerca avanzata / Ortensi, Andrea; F., Curini Galletti; V., Marchese; D'Orazi, Valerio; Panunzi, Andrea; C., Faloci; F., Fabi; F., Toni; G. A., Coppola; Ortensi, Ilaria; Ortensi, A. l.. - ELETTRONICO. - (2008). (Intervento presentato al convegno 110° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia tenutosi a Roma nel 19-22 Ottobre 2008).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/454434
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