Il tardo 1800 fu il tempo di importanti invenzioni e scoperte della conoscenza medica grazie a nomi come Koch, Lister, Paget, Ollier, Madelung. Richard von Volkmann nel 1869 descrisse un caso clinico che riportava tumefazione dell'avambraccio, dolore e contrattura in flessione delle dita della mano e denominò, la sindrome che oggi porta il suo nome, come "miosite infiammatoria". Nel 1881 notò che"la rapida contrattura doveva esssere riferita all'ischemia". Bardenheuer nel 1911 riportò l'uso della fasciotomia per prevenzione della contrattura; Jepson nel 1926 ne dimostrò i benefici effetti9. Per sindrome compartimentale oggi si intende il complesso di manifestazioni cliniche correlate a un aumento della pressione tissutale oltre un valore soglia all'interno di uno spazio non estensibile che porta ad edema delle strutture all'interno del compartimento, ischemia muscolare e danno da agenti ossidanti. Muscoli, nervi e vasi degli arti attraversano compartimenti osteofasciali relativamente distendibili. La fascia è costituita da tessuto connettivo denso e funziona da membrana extra- ed intracompartimentale. Dalla fascia possono prendere origine inserzioni muscolari, i retinacula o creare guaine fibrose per i tendini; la stessa fascia di alcuni muscoli potrebbe essere indistinguibile dall'epimisio e dal tessuto connettivale che circonda il muscolo stesso. La rivascolarizzazione degli arti in seguito ad un'ischemia prolungata può comportare un edema che può essere sia intra- che extracellulare. Le conseguenze della riperfusione si verificano indipendentemente dalla causa dell'ischemia: embolia, trombosi, reimpianti d'arto, etc. La pressione normale nel compartimento muscolare deve essere inferiore a 10-12 mmHg. La pressione di perfusione compartimentale invece è data dalla pressione arteriosa media (MAP) - pressione compartimentale e deve essere superiore a 70-80 mmHg. Sia un aumento della pressione compartimentale, sia una diminuzione della perfusione può portare ad una sindrome compartimentale9. Scopo del presente lavoro è eseguire un inquadramento clinico-diagnostico della sindrome compartimentale con particolare riguardo alle lesioni nervose spesso associate quale esito di un trattamento inadeguato o tardivo. Vengono riportati i risultati ottenuti su 25 pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per lesioni nervose dal gennaio 2003 al gennaio 2006 presso l'Unità Operativa di Microchirurgia Generale "Fabia Mater"-Università di Roma "La Sapienza" (direttore: Prof. A. Ortensi) ed altri centri chirurgici.
Inquadramento clinico della sindrome compartimentale degli arti e trattamento microchirurgico delle lesioni nervose negli esiti / Ortensi, Andrea; F., Curini Galletti; V., Marchese; D'Orazi, Valerio; C., Faloci; F., Fabi; F., Toni; G. A., Coppola; Panunzi, Andrea. - ELETTRONICO. - (2006). (Intervento presentato al convegno 108° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia tenutosi a Roma nel 15-18 Ottobre 2006).
Inquadramento clinico della sindrome compartimentale degli arti e trattamento microchirurgico delle lesioni nervose negli esiti
ORTENSI, Andrea;D'ORAZI, VALERIO;PANUNZI, ANDREA
2006
Abstract
Il tardo 1800 fu il tempo di importanti invenzioni e scoperte della conoscenza medica grazie a nomi come Koch, Lister, Paget, Ollier, Madelung. Richard von Volkmann nel 1869 descrisse un caso clinico che riportava tumefazione dell'avambraccio, dolore e contrattura in flessione delle dita della mano e denominò, la sindrome che oggi porta il suo nome, come "miosite infiammatoria". Nel 1881 notò che"la rapida contrattura doveva esssere riferita all'ischemia". Bardenheuer nel 1911 riportò l'uso della fasciotomia per prevenzione della contrattura; Jepson nel 1926 ne dimostrò i benefici effetti9. Per sindrome compartimentale oggi si intende il complesso di manifestazioni cliniche correlate a un aumento della pressione tissutale oltre un valore soglia all'interno di uno spazio non estensibile che porta ad edema delle strutture all'interno del compartimento, ischemia muscolare e danno da agenti ossidanti. Muscoli, nervi e vasi degli arti attraversano compartimenti osteofasciali relativamente distendibili. La fascia è costituita da tessuto connettivo denso e funziona da membrana extra- ed intracompartimentale. Dalla fascia possono prendere origine inserzioni muscolari, i retinacula o creare guaine fibrose per i tendini; la stessa fascia di alcuni muscoli potrebbe essere indistinguibile dall'epimisio e dal tessuto connettivale che circonda il muscolo stesso. La rivascolarizzazione degli arti in seguito ad un'ischemia prolungata può comportare un edema che può essere sia intra- che extracellulare. Le conseguenze della riperfusione si verificano indipendentemente dalla causa dell'ischemia: embolia, trombosi, reimpianti d'arto, etc. La pressione normale nel compartimento muscolare deve essere inferiore a 10-12 mmHg. La pressione di perfusione compartimentale invece è data dalla pressione arteriosa media (MAP) - pressione compartimentale e deve essere superiore a 70-80 mmHg. Sia un aumento della pressione compartimentale, sia una diminuzione della perfusione può portare ad una sindrome compartimentale9. Scopo del presente lavoro è eseguire un inquadramento clinico-diagnostico della sindrome compartimentale con particolare riguardo alle lesioni nervose spesso associate quale esito di un trattamento inadeguato o tardivo. Vengono riportati i risultati ottenuti su 25 pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per lesioni nervose dal gennaio 2003 al gennaio 2006 presso l'Unità Operativa di Microchirurgia Generale "Fabia Mater"-Università di Roma "La Sapienza" (direttore: Prof. A. Ortensi) ed altri centri chirurgici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.