Nell’articolo vengono prese in esame due rivolte: quella di Scanzano Jonico del 2003 e quella di Reggio Calabria del 1970 che, apparentemente incomparabili per gli obiettivi che perseguono, per i tempi diversi e le diverse modalità con cui si effettuano, sono in effetti accostabili per alcune temi ricorrenti e per le narrative che producono all’interno dei loro contesti e da parte di chi le osserva, le descrive e le studia. Ed è proprio a partire dalle rappresentazioni che le due rivolte vengono accostate in quanto, nel costruire immagini delle istituzioni, dei luoghi e delle popolazioni, utilizzano linguaggi e modalità assai simili, trattando di temi che riemergono a distanza di quasi 40 tra l’una e l’altra, e ponendo problemi in gran parte analoghi che suscitano degli interrogativi: è possibile capire la ribellione contro le istituzioni, avvenuta in occasione dell’emanazione di un decreto, senza chiedersi, per esempio, cos’era lo Stato per le popolazioni che si sono ribellate ad esso, quale era il rapporto con le istituzioni e con la politica, come si espletava l’esercizio del potere, chi erano questi cittadini che si erano messi così decisamente in gioco e per quali obiettivi, oltre quelli dichiarati? E ancora quali rappresentazioni dei luoghi e dei protagonisti restituisce lo sguardo esterno, quali stereotipi vengono prodotti o reificati? Non sono domande senza fondamento, essendo la rivolta un evento pubblico, che chiama in causa i luoghi in cui è nata, la loro storia e il loro vissuto, lo Stato-nazione all’interno del quale essi vengono plasmati, disciplinati e costruiti e in cui lo stesso Stato viene a sua volta, culturalmente costruito, immaginato e praticato, ma anche contestato, nella vita quotidiana. A partire da tali premesse si è svolta l’analisi degli eventi e della loro rappresentazione pubblica fornendo delle prime risposte agli interrogativi posti.
Narrative di rivolta / Minicuci, Maria. - In: VOCI. - ISSN 1827-5095. - STAMPA. - (2010), pp. 251-278.
Narrative di rivolta
MINICUCI, Maria
2010
Abstract
Nell’articolo vengono prese in esame due rivolte: quella di Scanzano Jonico del 2003 e quella di Reggio Calabria del 1970 che, apparentemente incomparabili per gli obiettivi che perseguono, per i tempi diversi e le diverse modalità con cui si effettuano, sono in effetti accostabili per alcune temi ricorrenti e per le narrative che producono all’interno dei loro contesti e da parte di chi le osserva, le descrive e le studia. Ed è proprio a partire dalle rappresentazioni che le due rivolte vengono accostate in quanto, nel costruire immagini delle istituzioni, dei luoghi e delle popolazioni, utilizzano linguaggi e modalità assai simili, trattando di temi che riemergono a distanza di quasi 40 tra l’una e l’altra, e ponendo problemi in gran parte analoghi che suscitano degli interrogativi: è possibile capire la ribellione contro le istituzioni, avvenuta in occasione dell’emanazione di un decreto, senza chiedersi, per esempio, cos’era lo Stato per le popolazioni che si sono ribellate ad esso, quale era il rapporto con le istituzioni e con la politica, come si espletava l’esercizio del potere, chi erano questi cittadini che si erano messi così decisamente in gioco e per quali obiettivi, oltre quelli dichiarati? E ancora quali rappresentazioni dei luoghi e dei protagonisti restituisce lo sguardo esterno, quali stereotipi vengono prodotti o reificati? Non sono domande senza fondamento, essendo la rivolta un evento pubblico, che chiama in causa i luoghi in cui è nata, la loro storia e il loro vissuto, lo Stato-nazione all’interno del quale essi vengono plasmati, disciplinati e costruiti e in cui lo stesso Stato viene a sua volta, culturalmente costruito, immaginato e praticato, ma anche contestato, nella vita quotidiana. A partire da tali premesse si è svolta l’analisi degli eventi e della loro rappresentazione pubblica fornendo delle prime risposte agli interrogativi posti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.