"Wabi-sabi is a way of life, a philosophical model [...] but above all an inner experience that changes the way we see things, the moments of life, of living nature, which enhances our ability to find the 'harmony even in the most seemingly abandoned, in simple rites." Wabi-sabi is an aesthetic system, a philosophy that involves our whole lives and brings elegance and essentiality to our daily lives. It’s the beauty of imperfect things. In Latin, imperfect means “not complete,” still open. We reject the negativity that language has taught us to associate with this word. We embrace a new vision that involves ongoing action,continuous improvement over time.

«Wabi-sabi è uno stile di vita, un modello filosofico […] ma soprattutto un’esperienza interiore che cambia il nostro modo di vedere gli oggetti, di vivere gli istanti, di abitare la natura, che esalta la nostra capacità di trovare l’armonia anche nelle cose apparentemente più dimesse, nei riti più semplici». E’ dunque un universo estetico, un modo di pensare che investe tutti gli ambiti della vita e che porta l’eleganza e l’essenzialità nel quotidiano. Il wabi-sabi è la bellezza delle cose imperfette. Imperfetto in latino vuol dire “non completo” quindi lasciato aperto. Rifiutiamo l’accezione negativa con cui la nostra lingua ci ha abituato a intendere questo termine. Accettiamo una nuova visione che contempli l’azione, costante, del continuo migliorare, del farsi nel tempo. In questo numero si dà conto della scelta professionale e di vita di Fabrizio Caròla, un architetto impegnato da anni in Africa. Egli ha trovato nella tradizione costruttiva dei popoli africani (la tecnica del compasso nubiano) un metodo progettuale per edificare cupole di mattoni. Caròla e un architetto nomade che ha vissuto a lungo in Africa: dal Marocco alla Mauritania, dal Mali a Mauritius. La generosità che mette (come uomo e come architetto) nell’ascolto delle culture altre lo porta a realizzare nel 1984 un ospedale in Mauritania: una pianta lobata di cupole basse, collegate da corridoi voltati e residenze riservate ai familiari dei pazienti, che assicurano a questi un’assistenza e un aiuto importanti per la loro guarigione (la familioterapia).

Rubrica wabi-sabi / Spita, Leone. - In: ABITARE LA TERRA. - ISSN 1592-8608. - STAMPA. - n. 16:(2007), pp. 26-27.

Rubrica wabi-sabi

SPITA, Leone
2007

Abstract

"Wabi-sabi is a way of life, a philosophical model [...] but above all an inner experience that changes the way we see things, the moments of life, of living nature, which enhances our ability to find the 'harmony even in the most seemingly abandoned, in simple rites." Wabi-sabi is an aesthetic system, a philosophy that involves our whole lives and brings elegance and essentiality to our daily lives. It’s the beauty of imperfect things. In Latin, imperfect means “not complete,” still open. We reject the negativity that language has taught us to associate with this word. We embrace a new vision that involves ongoing action,continuous improvement over time.
2007
«Wabi-sabi è uno stile di vita, un modello filosofico […] ma soprattutto un’esperienza interiore che cambia il nostro modo di vedere gli oggetti, di vivere gli istanti, di abitare la natura, che esalta la nostra capacità di trovare l’armonia anche nelle cose apparentemente più dimesse, nei riti più semplici». E’ dunque un universo estetico, un modo di pensare che investe tutti gli ambiti della vita e che porta l’eleganza e l’essenzialità nel quotidiano. Il wabi-sabi è la bellezza delle cose imperfette. Imperfetto in latino vuol dire “non completo” quindi lasciato aperto. Rifiutiamo l’accezione negativa con cui la nostra lingua ci ha abituato a intendere questo termine. Accettiamo una nuova visione che contempli l’azione, costante, del continuo migliorare, del farsi nel tempo. In questo numero si dà conto della scelta professionale e di vita di Fabrizio Caròla, un architetto impegnato da anni in Africa. Egli ha trovato nella tradizione costruttiva dei popoli africani (la tecnica del compasso nubiano) un metodo progettuale per edificare cupole di mattoni. Caròla e un architetto nomade che ha vissuto a lungo in Africa: dal Marocco alla Mauritania, dal Mali a Mauritius. La generosità che mette (come uomo e come architetto) nell’ascolto delle culture altre lo porta a realizzare nel 1984 un ospedale in Mauritania: una pianta lobata di cupole basse, collegate da corridoi voltati e residenze riservate ai familiari dei pazienti, che assicurano a questi un’assistenza e un aiuto importanti per la loro guarigione (la familioterapia).
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Rubrica wabi-sabi / Spita, Leone. - In: ABITARE LA TERRA. - ISSN 1592-8608. - STAMPA. - n. 16:(2007), pp. 26-27.
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