FROM THE WATERSHED TO THE GREAT ADRIATIC PLAIN: AN INVESTIGATION ON HUMANS AND LANDSCAPE ECOLOGY DURING THE LATE UPPER PALEOLITHIC. THE SIGNIFICANCE OF LITHIC TECHNOLOGY.

Methodology. In chapter 1, METHODOLOGY, the theoretical and methodological frame of reference is outlined. In chapter introduction a rapid excursus of the main directions followed by prehistoric hunter-gatherers archaeology is provided, with special reference to the informative potential of the lithic industries. In what follows the main descriptive and interpretive standards adopted in the analysis of the archeological material are provided. Analysis. Chapters 3, 4 and 5 are devoted to the analysis, description and interpretation of the lithic assemblages of the sites of MADONNA DELL’OSPEDALE, FOSSO MERGAONI and GROTTA DI POZZO. The structure is the same for each chapter. First, a general description of the site is provided (presentation of the site), along with its geographic localization, the research activities carried out on it and the chronological and stratigraphic data. The main section of each chapter is represented by the lithic artefacts technological analysis (lithic production), whose description follows the theoretical phases of the reduction sequence. Contextually, morpho-technical and morpho-metric data are provided. The conclusive section of each chapter (synthesis and discussion) aims to organize data in a synthetic and organic frame, as well as to provide a behavioral interpretation of the circumstances leading to the assemblage formation. Discussion. Chapter 5, THE EARLY EPIGRAVETTIAN OF THE NORTHERN ADRIATIC FRINGE: DISCUSSION, aims to put data within the frame of the human frequentation of the northern fringe of the Adriatic at the end of the LGM, along the borders of the once exposed Great Adriatic Plain. After a general introduction on the LGM at European scale, the archeological evidence from three study areas is synthesized: central Apennine (Marche and Abruzzi regions), Berici hills (Venetian region) and North-western Balkans (Slovenia, northern Croazia and northern Bosnia). On the basis of edited data and those from the present work, it has been tried to contribute to the discussion about whether the Great Adriatic Plain could have represented a favorable environment for human groups in conditions of climatic worsening. A possible affirmative answer is advanced, because the supposed borders of such physiographic element bear evidence of contingent brief visits finalized to resource sacquisition, which implies, at least, the existence of some more stable settlement areas, somewhere else. Data about mobility strongly point towards an East-west shifting direction followed by Epigravettian collectors, which suggests an active role of the once exposed Great Adriatic Plain.

Metodologia. Dopo aver sinteticamente delineato gli scopi del lavoro e gli strumenti analitici impiegati, nel capitolo 1, METHODOLOGY, si introducono elementi di inquadramento teorico e metodologico. Nell’ introduzione al capitolo si propone un rapido excursus dei principali orientamenti adottati nell’analisi archeologica di società di cacciatori-raccoglitori preistorici, con particolare riferimento al potenziale informativo delle industrie litiche. In ciò che segue si presentano gli standard descrittivi e interpretativi adottati nella lettura tecnologica del materiale archeologico in oggetto, al fine di fornire gli strumenti necessari per un’interpretazione univoca dei dati e dei risultati presentati. Analisi. I capitoli 3, 4 e 5 sono dedicati all’analisi, descrizione e interpretazione di altrettanti assemblaggi litici provenienti dai siti di MADONNA DELL’OSPEDALE, FOSSO MERGAONI e GROTTA DI POZZO. La struttura dei capitoli, eccetto variazioni contestuali dovute alle specificità di ogni sito, è la medesima, e consta di una presentazione generale del sito (presentation of the site), della sua localizzazione geografica e delle attività di ricerca che ivi si sono svolte, presentandone al contempo i principali dati stratigrafici e cronologici. La sezione principale di ciascun capitolo è rappresentata dall’analisi tecnologica dei manufatti litici (lithic production), la cui descrizione si articola attraverso le fasi teoriche della sequenza di riduzione, la cui scansione fornisce la struttura per la presentazione ordinata delle caratteristiche morfo-tecniche e morfo-metriche delle classi di manufatti di volta in volta coinvolti. La sezione conclusiva di ogni capitolo (synthesis and discussion), si propone di riorganizzare i dati sull’industria analizzata in modo organico e sintetico e di fornire un quadro interpretativo comportamentale per la formazione dell’assemblaggio analizzato. Discussione. Il capitolo 5, THE EARLY LATE UPPER PALEOLITHIC AROUND THE NORTHERN ADRIATIC FRINGE: DISCUSSION, si propone di inserire i dati emersi dall’analisi dei tre assemblaggi litici nel quadro della frequentazione umana del settore settentrionale dell’Adriatico alla fine dell’Ultimo Massimo Glaciale, ai margini dell’allora esposta Grande Pianura Adriatica. Dopo un’introduzione sulle principali problematiche sull’UMG a livello europeo, si propone una sintesi delle evidenze archeologiche note in letteratura per il periodo in esame, riguardanti tre aree studio: l’Appennino centrale (Marche e Abruzzo), i colli Berici (Veneto), e i Balcani nord-occidentali (Slovenia, Croazia e Bosnia settentrionali). In base ai dati originali, frutto del presente lavoro, e a quelli editi, in merito alla dibattuta questione relativa alla reale possibilità che la Grande Pianura Adriatica potesse fornire un ambiente e risorse adeguate alla frequentazione più o meno stabile di gruppi umani in condizioni di recrudescenza climatica, si propone un’interpretazione in senso affermativo. Le evidenze provenienti dai supposti margini di questo elemento fisiografico scomparso informano di frequentazioni brevi e contingenti, finalizzate al reperimento di risorse, il che presuppone l’esistenza di insediamenti relativamente più stabili altrove. I dati sulla mobilità indicano chiaramente l’esistenza di una direttrice est-ovest, il che suggerisce un ruolo attivo dell’allora esposta Grande Pianura Adriatica.