Chiunque passi da Verona nota che la città, nella sua offerta turistica, vanta anche un “itinerario shakespeariano” , la cui punta di diamante si trova al numero 23 di via del Cappello. Proprio lo stemma del cappello, scolpito sull’arco interno del cortile di questa casa, sembra essere all’origine della vicenda. La vulgata attuale vuole che esso abbia fatto identificare i proprietari di questa casa coi famosi Capuleti shakespeariani, fondando una “leggenda popolare” che identifica questa costruzione del XIII secolo con la casa della protagonista della più nota storia d’amore della modernità. La leggenda ha radici antiche, poiché già nei secoli scorsi questa casa era inclusa nel Grand tour di diversi visitatori stranieri, fra i quali spiccano scrittori come Charles Dickens o Heinrich Heine. Poco importa che il famoso balcone sia posticcio, poco importa che diversi studi letterari abbiano dimostrato che le vicende sono di fantasia. Nei primi del Novecento il comune di Verona ha acquistato la famosa “dimora dei Capuleti”, nel 1935 sono cominciati i lavori di restauro, che con interventi piuttosto pesanti hanno ricreato un’ambientazione che oscilla fra il Medioevo e i Rinascimento, costituendo il sito turistico veronese che oggi conta il maggior numero di visitatori. Ormai noto in tutto il mondo, il portico che conduce al cortile della casa, interamente ricoperto dei graffiti dei turisti, la statua posta all’interno del cortile, presso la quale è d’obbligo farsi fotografare con una mano posta sul seno sinistro di Giulietta, gesto ormai considerato portafortuna in amore. Poco importa che sia ormai chiaro che tutto è fittizio: in un gesto che, come in tutte le “riproduzioni del passato” , oscilla fra rappresentazione e identificazione, visitando le sale del primo piano le innamorate si affacciano al balcone e, mentre l’innamorato torna di corsa giù in cortile con la macchina fotografica in mano, si preparano a pronunciare, fra l’ironico e il sognante, una delle frasi più famose della storia della letteratura mondiale: “Oh Romeo Romeo, perché sei tu, Romeo?”. Queso saggio indaga, con la lente antropologica, questo curioso caso di patrimonializzazione.
Ô Roméo Roméo ! La maison de Juliette et l’illusion littéraire / Iuso, ANNA MARIA. - In: CULTURE & MUSÉES. - ISSN 2111-4528. - STAMPA. - (2021), pp. 175-195.
Ô Roméo Roméo ! La maison de Juliette et l’illusion littéraire
IUSO, ANNA MARIA
2021
Abstract
Chiunque passi da Verona nota che la città, nella sua offerta turistica, vanta anche un “itinerario shakespeariano” , la cui punta di diamante si trova al numero 23 di via del Cappello. Proprio lo stemma del cappello, scolpito sull’arco interno del cortile di questa casa, sembra essere all’origine della vicenda. La vulgata attuale vuole che esso abbia fatto identificare i proprietari di questa casa coi famosi Capuleti shakespeariani, fondando una “leggenda popolare” che identifica questa costruzione del XIII secolo con la casa della protagonista della più nota storia d’amore della modernità. La leggenda ha radici antiche, poiché già nei secoli scorsi questa casa era inclusa nel Grand tour di diversi visitatori stranieri, fra i quali spiccano scrittori come Charles Dickens o Heinrich Heine. Poco importa che il famoso balcone sia posticcio, poco importa che diversi studi letterari abbiano dimostrato che le vicende sono di fantasia. Nei primi del Novecento il comune di Verona ha acquistato la famosa “dimora dei Capuleti”, nel 1935 sono cominciati i lavori di restauro, che con interventi piuttosto pesanti hanno ricreato un’ambientazione che oscilla fra il Medioevo e i Rinascimento, costituendo il sito turistico veronese che oggi conta il maggior numero di visitatori. Ormai noto in tutto il mondo, il portico che conduce al cortile della casa, interamente ricoperto dei graffiti dei turisti, la statua posta all’interno del cortile, presso la quale è d’obbligo farsi fotografare con una mano posta sul seno sinistro di Giulietta, gesto ormai considerato portafortuna in amore. Poco importa che sia ormai chiaro che tutto è fittizio: in un gesto che, come in tutte le “riproduzioni del passato” , oscilla fra rappresentazione e identificazione, visitando le sale del primo piano le innamorate si affacciano al balcone e, mentre l’innamorato torna di corsa giù in cortile con la macchina fotografica in mano, si preparano a pronunciare, fra l’ironico e il sognante, una delle frasi più famose della storia della letteratura mondiale: “Oh Romeo Romeo, perché sei tu, Romeo?”. Queso saggio indaga, con la lente antropologica, questo curioso caso di patrimonializzazione.File | Dimensione | Formato | |
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