Il tema della densità ha assunto una nuova centralità in urbanistica a partire dagli anni novanta, con l’affermazione dei principi dello sviluppo sostenibile e in relazione all’interesse, sviluppatosi con particolare enfasi anche in Italia, nei confronti della qualità urbana. La questione della densità può essere affrontata da due filiere di punti di vista tra loro profondamente connesse, una di natura analitica, l’altra di natura operativa (piano/progetto/gestione). Infatti il “progetto” delle trasformazioni urbane deve necessariamente fondarsi sulla conoscenza, anche quantitativa, della realtà esistente definendo regole e principi per poter delineare gli orizzonti di trasformazione compatibili. La densità è un carattere dello spazio del moto che le scienze della città e del territorio possono oggi ritornare a considerare secondo nuove coordinate disciplinari, non limitandosi a disegnare orizzonti predittivi basati su una concezione “statica” di attività e funzioni, ma aprendosi al recepimento della “cifra dinamica” della condizione urbana. Traendo utili insegnamenti dalle esperienze più avanzate a livello internazionale (segnatamente in Europa), la densità è oggi al centro delle politiche attivate dalle principali realtà urbane in Italia attraverso la formazione di nuovi strumenti di trasformazione. Tra questi spicca il ricorso alla promozione di “programmi complessi” che, a partire dagli anni novanta costituiscono uno degli strumenti di più diffusa utilizzazione per attuare rilevanti operazioni di mutamento del volto della città. Tali strumenti sono incardinati sempre più frequentemente su operazioni di creazione e rafforzamento di poli plurifunzionali di attività d’eccellenza basate sulla densificazione incrementale. Il sostanziale abbandono delle destinazioni monofunzionali, la impellente necessità di rivisitare gli standard urbanistici, l’introduzione diffusa delle mixité di attività, il disegno integrato del sistema delle centralità e delle reti infrastrutturali con una equilibrata ripartizione modale degli spostamenti, sono tutti elementi che conducono alla necessità di riferirsi a nuovi declinazioni del concetto di densità. In tali contesti, il ruolo della densità come strumento di piano/progetto si coniuga fortemente con quello di fondamentale veicolo di lettura rispetto alla configurazione attuale della porzione di città su cui il progetto intende intervenire. Inoltre, la densità, in non poche circostanze, diviene l’elemento di bilanciamento attorno a cui ruotano da un lato la costruzione delle convenienze pubblico-private, in grado di consentire la realizzabilità di numerosi programmi, e dall’altro la sostenibilità degli interventi. Emerge, dunque, l’importanza di ragionare su “nuovi” criteri di misurazione quantitativa della densità che, comunque, non esauriscono il confronto con i problemi di sostenibilità dello sviluppo, della qualità e della fisiologica natura diacronica dei fenomeni urbani. In questo senso la densità, insieme ad altri indicatori “dinamici” come la connettività e l’accessibilità, si rivela elemento fondamentale per comprendere e progettare lo spazio di relazione. Il mero utilizzo della densità per la misurazione del carico insediativo “statico” rispetto a un determinato perimetro urbano o ambito territoriale (densità residenziale territoriale/fondiaria, densità edificatoria, densità di addetti, etc.) appare ormai inadeguato in rapporto alla fenomenologia delle trasformazioni insediative contemporanee; l’avanzamento degli studi e delle ricerche che hanno riportato al centro dell’attenzione “l’urbanistica delle reti” fanno invece della densità un sensore della dimensione cinematica della città. Lo studio e la sapiente regolazione dei flussi per le diverse scale insediative e per modalità di spostamento mette in luce le opportunità di trasformare i punti di fluidificazione del movimento a diverse velocità in un sistema coordinato e coeso di nuovi luoghi attrattivi e rappresentativi delle comunità urbane. I nodi coagulandosi in polarità polifunzionali complesse e “superluoghi” deputati all’incontro, scambio, interazione, nuova rappresentatività simbolica in competizione con la città storica, rivelano la così detta “densità di relazione”, una valenza che pone in primo piano la “quarta dimensione” dello spazio urbano (il fattore tempo) con rilevanti implicazioni in grado di incidere in profondità sulle linee strategiche di governo della città. Il convegno, dunque, intende fare il punto sulle diverse declinazioni e sulle modalità di utilizzo di un indicatore tradizionale nell’ ”arte di costruire la città” le cui forme di innovazione stanno rivoluzionando le politiche di sviluppo della città. Nella pianificazione della metropoli contemporanea, in effetti, si ravvisano nuovi segnali e sperimentazioni che più o meno esplicitamente perseguono la costruzione consapevole di una spazialità dinamica attraverso il disegno della densità del livello di scambio come valore aggiunto, progettando, senza dimenticare le specificità suggerite dalle condizioni e dai portati culturali locali, un sistema di “picchi” e “valli” relazionali nel territorio del moto, di “unità interconnettive” secondo un processo di coagulazione su precisi “luoghi” fisici del paesaggio insediativo.

La Città liquida / Monardo, Bruno. - (2008).

La Città liquida

MONARDO, Bruno
2008

Abstract

Il tema della densità ha assunto una nuova centralità in urbanistica a partire dagli anni novanta, con l’affermazione dei principi dello sviluppo sostenibile e in relazione all’interesse, sviluppatosi con particolare enfasi anche in Italia, nei confronti della qualità urbana. La questione della densità può essere affrontata da due filiere di punti di vista tra loro profondamente connesse, una di natura analitica, l’altra di natura operativa (piano/progetto/gestione). Infatti il “progetto” delle trasformazioni urbane deve necessariamente fondarsi sulla conoscenza, anche quantitativa, della realtà esistente definendo regole e principi per poter delineare gli orizzonti di trasformazione compatibili. La densità è un carattere dello spazio del moto che le scienze della città e del territorio possono oggi ritornare a considerare secondo nuove coordinate disciplinari, non limitandosi a disegnare orizzonti predittivi basati su una concezione “statica” di attività e funzioni, ma aprendosi al recepimento della “cifra dinamica” della condizione urbana. Traendo utili insegnamenti dalle esperienze più avanzate a livello internazionale (segnatamente in Europa), la densità è oggi al centro delle politiche attivate dalle principali realtà urbane in Italia attraverso la formazione di nuovi strumenti di trasformazione. Tra questi spicca il ricorso alla promozione di “programmi complessi” che, a partire dagli anni novanta costituiscono uno degli strumenti di più diffusa utilizzazione per attuare rilevanti operazioni di mutamento del volto della città. Tali strumenti sono incardinati sempre più frequentemente su operazioni di creazione e rafforzamento di poli plurifunzionali di attività d’eccellenza basate sulla densificazione incrementale. Il sostanziale abbandono delle destinazioni monofunzionali, la impellente necessità di rivisitare gli standard urbanistici, l’introduzione diffusa delle mixité di attività, il disegno integrato del sistema delle centralità e delle reti infrastrutturali con una equilibrata ripartizione modale degli spostamenti, sono tutti elementi che conducono alla necessità di riferirsi a nuovi declinazioni del concetto di densità. In tali contesti, il ruolo della densità come strumento di piano/progetto si coniuga fortemente con quello di fondamentale veicolo di lettura rispetto alla configurazione attuale della porzione di città su cui il progetto intende intervenire. Inoltre, la densità, in non poche circostanze, diviene l’elemento di bilanciamento attorno a cui ruotano da un lato la costruzione delle convenienze pubblico-private, in grado di consentire la realizzabilità di numerosi programmi, e dall’altro la sostenibilità degli interventi. Emerge, dunque, l’importanza di ragionare su “nuovi” criteri di misurazione quantitativa della densità che, comunque, non esauriscono il confronto con i problemi di sostenibilità dello sviluppo, della qualità e della fisiologica natura diacronica dei fenomeni urbani. In questo senso la densità, insieme ad altri indicatori “dinamici” come la connettività e l’accessibilità, si rivela elemento fondamentale per comprendere e progettare lo spazio di relazione. Il mero utilizzo della densità per la misurazione del carico insediativo “statico” rispetto a un determinato perimetro urbano o ambito territoriale (densità residenziale territoriale/fondiaria, densità edificatoria, densità di addetti, etc.) appare ormai inadeguato in rapporto alla fenomenologia delle trasformazioni insediative contemporanee; l’avanzamento degli studi e delle ricerche che hanno riportato al centro dell’attenzione “l’urbanistica delle reti” fanno invece della densità un sensore della dimensione cinematica della città. Lo studio e la sapiente regolazione dei flussi per le diverse scale insediative e per modalità di spostamento mette in luce le opportunità di trasformare i punti di fluidificazione del movimento a diverse velocità in un sistema coordinato e coeso di nuovi luoghi attrattivi e rappresentativi delle comunità urbane. I nodi coagulandosi in polarità polifunzionali complesse e “superluoghi” deputati all’incontro, scambio, interazione, nuova rappresentatività simbolica in competizione con la città storica, rivelano la così detta “densità di relazione”, una valenza che pone in primo piano la “quarta dimensione” dello spazio urbano (il fattore tempo) con rilevanti implicazioni in grado di incidere in profondità sulle linee strategiche di governo della città. Il convegno, dunque, intende fare il punto sulle diverse declinazioni e sulle modalità di utilizzo di un indicatore tradizionale nell’ ”arte di costruire la città” le cui forme di innovazione stanno rivoluzionando le politiche di sviluppo della città. Nella pianificazione della metropoli contemporanea, in effetti, si ravvisano nuovi segnali e sperimentazioni che più o meno esplicitamente perseguono la costruzione consapevole di una spazialità dinamica attraverso il disegno della densità del livello di scambio come valore aggiunto, progettando, senza dimenticare le specificità suggerite dalle condizioni e dai portati culturali locali, un sistema di “picchi” e “valli” relazionali nel territorio del moto, di “unità interconnettive” secondo un processo di coagulazione su precisi “luoghi” fisici del paesaggio insediativo.
2008
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