Cascina è un centro di fondazione singolare, per la complessa stratificazione che ne caratterizza la struttura urbanistica. L’organismo reca, evidente, l’impronta di un disegno unitario, di una iniziativa di fondazione pianificata sulla base di precisi criteri geometrici; al tempo stesso, tuttavia, denuncia significative anomalie. Notevoli, tuttavia, sono le irregolarità: in parte imputabili, certo, ad una approssimazione esecutiva comune a molte fondazioni medievali, specie tra quelle più antiche; ma che, almeno nei casi più vistosi, si devono ascrivere soprattutto ai condizionamenti imposti da preesistenze cospicue, tanto in sede progettuale, quanto in fase di realizzazione. Lo schema d’impianto originario ha subito, d’altra parte, nel corso della sua esistenza trasformazioni importanti, tali da mutarne in maniera sostanziale l’assetto e le condizioni d’uso. È come se ci trovassimo di fronte, insomma, ad una sorta di palinsesto urbanistico, la cui lettura non può prescindere dal riconoscimento delle fasi di scrittura e riscrittura, attraverso una esegesi delle fonti documentarie strettamente correlata alla lettura della struttura urbana. Tracce delle più antiche strutture insediative si riconoscono nel quadrante nord occidentale del nucleo murato, dove si può localizzare, tra l’altro, il primitivo castrum vescovile – attestato a partire dal 1071 – che era sorto in prossimità della pieve di origine alto medievale. Immediatamente più a nord, un breve tratto di strada ad andamento sinuoso è ciò che rimane dell’antico asse territoriale di collegamento tra Pisa e Firenze, lungo il quale, in corrispondenza della pieve e del castello doveva essersi formato già nell’XI secolo un piccolo borgo. I segni lasciati da queste strutture sulla configurazione planimetrica del centro urbano consentono di valutarne, almeno in linea di massima, l’estensione, rivelando la modesta entità di un insediamento, che doveva in massima parte la sua rilevanza alla presenza della pieve, importante caposaldo dell’organizzazione del territorio. Tale sarebbe rimasta a lungo la sua consistenza; almeno fino alla prima metà del XII secolo, quando il borgo pievano doveva essere interessato da una vera e propria opera di rifondazione, promossa dall’arcivescovo di Pisa, che sancirà un sostanziale salto di qualità sia su un piano dimensionale che da un punto di vista urbanistico. A questo intervento, si deve ascrivere, innanzitutto, una prima traslazione verso meridione del principale percorso di attraversamento dell’abitato. L’antico tracciato tortuoso viene sostituito da quello, pressoché rettilineo, corrispondente all’attuale via Garibaldi, che diviene l’asse fondamentale di una nuova, più ampia, struttura insediativa, articolata secondo una griglia geometrica a maglie rettangolari. Sui due fronti dell’asse primario si innestano altrettante serie di tracciati secondari rettilinei e tendenzialmente ortogonali al primo, tra loro distanziati secondo una precisa scansione modulare, in maniera da definire, sia pure con qualche approssimazione, isolati rettangolari di superficie omogenea. Fa eccezione, ovviamente, l’area già occupata dalla pieve e dal castrum ad essa annesso, che nell’articolazione e negli orientamenti del tessuto edilizio costituisce una macroscopica anomalia. L’assetto codificato nel XII secolo era tuttavia destinato ad essere messo nuovamente in discussione sul finire del Trecento, quando il centro subisce trasformazioni sostanziali nella sua struttura, in seguito all’attuazione di interventi originati probabilmente da ragioni prevalentemente militari, ma che conducono ad una complessiva risignificazione della struttura urbana negli aspetti funzionali, e nei connotati estetici. A quest’epoca risale la costruzione di una nuova cinta muraria, dotata lungo il suo perimetro di dodici torri ad impianto rettangolare, gran parte delle quali poste in evidente connessione geometrica con il vecchio impianto urbanistico; Dell’imponente torrione a base quadrata collocato nei pressi della scomparsa porta Pisana; ma soprattutto l’apertura di un nuovo percorso di attraversamento secondo l’asse est-ovest, porticato sui due fronti, che doveva sostituire il vecchio tracciato di spina nella funzione di asse strutturante del complesso insediativo. La nuova strada, corrispondente all’attuale corso Matteotti rappresenta certamente l'esito di maggio interesse degli interventi trecenteschi. Realizzata a costo di cospicue demolizioni, questa assume infatti una originale configurazione trapezia: un impianto concepito soprattutto in funzione difensiva, come dimostrano le relazioni geometriche che lo legano al coevo torrione di porta Pisana; ma che senza dubbio esprime una ricerca di qualificazione estetica di alto livello, testimoniando di una precoce applicazione in campo urbanistico di concezioni spaziali legati ai principi della visione prospettica che di lì a poco si diffonderanno rapidamente nella cultura artistica europea.
Cascina: dal "Castello della plebe" alla Terra Nuova (XII-XIV sec.) / Villa, Guglielmo. - STAMPA. - (2008), pp. 50-60. (Intervento presentato al convegno Città nuove madievali: S. Giovanni Valdarno, la Toscana, l'Europa tenutosi a S. Giovanni Valdarno nel 20-21 novembre 2033).
Cascina: dal "Castello della plebe" alla Terra Nuova (XII-XIV sec.)
VILLA, Guglielmo
2008
Abstract
Cascina è un centro di fondazione singolare, per la complessa stratificazione che ne caratterizza la struttura urbanistica. L’organismo reca, evidente, l’impronta di un disegno unitario, di una iniziativa di fondazione pianificata sulla base di precisi criteri geometrici; al tempo stesso, tuttavia, denuncia significative anomalie. Notevoli, tuttavia, sono le irregolarità: in parte imputabili, certo, ad una approssimazione esecutiva comune a molte fondazioni medievali, specie tra quelle più antiche; ma che, almeno nei casi più vistosi, si devono ascrivere soprattutto ai condizionamenti imposti da preesistenze cospicue, tanto in sede progettuale, quanto in fase di realizzazione. Lo schema d’impianto originario ha subito, d’altra parte, nel corso della sua esistenza trasformazioni importanti, tali da mutarne in maniera sostanziale l’assetto e le condizioni d’uso. È come se ci trovassimo di fronte, insomma, ad una sorta di palinsesto urbanistico, la cui lettura non può prescindere dal riconoscimento delle fasi di scrittura e riscrittura, attraverso una esegesi delle fonti documentarie strettamente correlata alla lettura della struttura urbana. Tracce delle più antiche strutture insediative si riconoscono nel quadrante nord occidentale del nucleo murato, dove si può localizzare, tra l’altro, il primitivo castrum vescovile – attestato a partire dal 1071 – che era sorto in prossimità della pieve di origine alto medievale. Immediatamente più a nord, un breve tratto di strada ad andamento sinuoso è ciò che rimane dell’antico asse territoriale di collegamento tra Pisa e Firenze, lungo il quale, in corrispondenza della pieve e del castello doveva essersi formato già nell’XI secolo un piccolo borgo. I segni lasciati da queste strutture sulla configurazione planimetrica del centro urbano consentono di valutarne, almeno in linea di massima, l’estensione, rivelando la modesta entità di un insediamento, che doveva in massima parte la sua rilevanza alla presenza della pieve, importante caposaldo dell’organizzazione del territorio. Tale sarebbe rimasta a lungo la sua consistenza; almeno fino alla prima metà del XII secolo, quando il borgo pievano doveva essere interessato da una vera e propria opera di rifondazione, promossa dall’arcivescovo di Pisa, che sancirà un sostanziale salto di qualità sia su un piano dimensionale che da un punto di vista urbanistico. A questo intervento, si deve ascrivere, innanzitutto, una prima traslazione verso meridione del principale percorso di attraversamento dell’abitato. L’antico tracciato tortuoso viene sostituito da quello, pressoché rettilineo, corrispondente all’attuale via Garibaldi, che diviene l’asse fondamentale di una nuova, più ampia, struttura insediativa, articolata secondo una griglia geometrica a maglie rettangolari. Sui due fronti dell’asse primario si innestano altrettante serie di tracciati secondari rettilinei e tendenzialmente ortogonali al primo, tra loro distanziati secondo una precisa scansione modulare, in maniera da definire, sia pure con qualche approssimazione, isolati rettangolari di superficie omogenea. Fa eccezione, ovviamente, l’area già occupata dalla pieve e dal castrum ad essa annesso, che nell’articolazione e negli orientamenti del tessuto edilizio costituisce una macroscopica anomalia. L’assetto codificato nel XII secolo era tuttavia destinato ad essere messo nuovamente in discussione sul finire del Trecento, quando il centro subisce trasformazioni sostanziali nella sua struttura, in seguito all’attuazione di interventi originati probabilmente da ragioni prevalentemente militari, ma che conducono ad una complessiva risignificazione della struttura urbana negli aspetti funzionali, e nei connotati estetici. A quest’epoca risale la costruzione di una nuova cinta muraria, dotata lungo il suo perimetro di dodici torri ad impianto rettangolare, gran parte delle quali poste in evidente connessione geometrica con il vecchio impianto urbanistico; Dell’imponente torrione a base quadrata collocato nei pressi della scomparsa porta Pisana; ma soprattutto l’apertura di un nuovo percorso di attraversamento secondo l’asse est-ovest, porticato sui due fronti, che doveva sostituire il vecchio tracciato di spina nella funzione di asse strutturante del complesso insediativo. La nuova strada, corrispondente all’attuale corso Matteotti rappresenta certamente l'esito di maggio interesse degli interventi trecenteschi. Realizzata a costo di cospicue demolizioni, questa assume infatti una originale configurazione trapezia: un impianto concepito soprattutto in funzione difensiva, come dimostrano le relazioni geometriche che lo legano al coevo torrione di porta Pisana; ma che senza dubbio esprime una ricerca di qualificazione estetica di alto livello, testimoniando di una precoce applicazione in campo urbanistico di concezioni spaziali legati ai principi della visione prospettica che di lì a poco si diffonderanno rapidamente nella cultura artistica europea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.