In un famoso quanto provocatorio articolo de “Il Giornale” del 21 novembre 2008, si leggeva che “La famiglia uccide più della mafia”: “un morto ogni due giorni, oltre 1.300 vittime in sei anni: la famiglia italiana uccide più della mafia, della criminalità organizzata straniera e di quella comune. E quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro, la casa, si trasforma invece nel posto a più elevato rischio: 7 delitti su dieci avvenuti nella sfera familiare nel 2006, sono stati compiuti tra le mura domestiche. Dai dati degli ultimi due rapporti Eures-Ansa su “L’omicidio volontario in Italia” - relativi agli anni 2005 e 2006 - emerge una realtà inequivocabile: un omicidio su tre avviene in ambito familiare”. Dati che sconvolgono, che dimostrano quanto la dicotomia tra “violenza” e “famiglia” esiste solo a livello concettuale, mentre le evidenze dei fatti (e della cronaca) smentiscono. Riprendendo gli studi della Heise (che ha pubblicato una interessante schematizzazione delle diverse forme di maltrattamenti che le donne possono subire nell’arco della vita), la presentazione mostrerà un personale adattamento utile per suddividere tutte le possibili manifestazioni di violenza intrafamiliare in relazione alla fase cronologica ed alla tipologia di vittima per sesso e ruolo familiare. Si discuterà poi delle conseguenze della violenza.

Le conseguenze psicologiche sulle vittime di violenza intrafamiliare / Pomilla, Antonella. - (2010). (Intervento presentato al convegno Giornate Nazionali per la Prevenzione delle Violenze in Famiglia e sui minori - Associazione Matrimonialisti Italiani tenutosi a Roma nel 29-30 gennaio 2010).

Le conseguenze psicologiche sulle vittime di violenza intrafamiliare

POMILLA, ANTONELLA
2010

Abstract

In un famoso quanto provocatorio articolo de “Il Giornale” del 21 novembre 2008, si leggeva che “La famiglia uccide più della mafia”: “un morto ogni due giorni, oltre 1.300 vittime in sei anni: la famiglia italiana uccide più della mafia, della criminalità organizzata straniera e di quella comune. E quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro, la casa, si trasforma invece nel posto a più elevato rischio: 7 delitti su dieci avvenuti nella sfera familiare nel 2006, sono stati compiuti tra le mura domestiche. Dai dati degli ultimi due rapporti Eures-Ansa su “L’omicidio volontario in Italia” - relativi agli anni 2005 e 2006 - emerge una realtà inequivocabile: un omicidio su tre avviene in ambito familiare”. Dati che sconvolgono, che dimostrano quanto la dicotomia tra “violenza” e “famiglia” esiste solo a livello concettuale, mentre le evidenze dei fatti (e della cronaca) smentiscono. Riprendendo gli studi della Heise (che ha pubblicato una interessante schematizzazione delle diverse forme di maltrattamenti che le donne possono subire nell’arco della vita), la presentazione mostrerà un personale adattamento utile per suddividere tutte le possibili manifestazioni di violenza intrafamiliare in relazione alla fase cronologica ed alla tipologia di vittima per sesso e ruolo familiare. Si discuterà poi delle conseguenze della violenza.
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