In recent decades, postmodernism has been synonymous with the crisis of the common dimension of social existence and folding in the individual and private sectors. But recently, in the face of the drift of post-democracy (Crouch, 2005) and the crisis of finanzcapitalismo (Gallino, 2011
Negli ultimi decenni il postmodernismo è stato sinonimo di crisi della dimensione comune dell’esistenza sociale e di ripiegamento nell’individuo e nel privato. Ma recentemente, di fronte alle derive della postdemocrazia (Crouch, 2005) e alla crisi del finanzcapitalismo (Gallino, 2011; Harvey, 2011), osserviamo significativi e non infrequenti segnali di rinnovato impegno civico e sociale, che spesso provengono da soggettività e movimenti estranei alla scena tradizionale della democrazia rappresentativa. Fenomeni come l’insurgent politics (Castells, 2009) e la contre-démocratie (Rosanvallon, 2009) delineano lo spazio di nuove forme di impegno politico, che si distaccano dal clima culturale del Postmoderno anche se non disdegnano il ricorso ai relativi strumenti e repertori comunicativi. Si tratta di fenomeni che solo apparentemente possono essere rubricati come espressione di antipolitica ma che, in realtà, vanno letti come fattori di ripoliticizzazione della sfera civile. L’obiettivo del nostro saggio è analizzare, in particolare, la recente consultazione referendaria alla luce di queste categorie. Il referendum di giugno si presenta anche con qualche altro elemento di novità, soprattutto sul piano comunicativo. Lanciato come evento politico della non-comunicazione per la scarsa presenza nell’agenda dei media tradizionali, diventa evento pubblico della rete di relazioni, quasi un flash mob che segnala la potenza di un nuovo modello organizzativo basato sul contributo dell’energia individuale all’“inter-solidarietà oggettiva dell’umanità” (Morin, 2005). L’assenza di spazi di argomentazione in tv, alla radio e sui quotidiani ha suscitato per reazione una mobilitazione dei singoli intorno ai beni comuni, difesi con la forza di quell’altruismo reciproco che Jeremy Rifkin (2010) ritiene alla base della “civiltà dell’empatia”. In particolare, intendiamo esplorare la questione energetica come metafora dei cambiamenti sociali del presente. Il nostro percorso di ricerca prevede l’analisi delle fonti normative (leggi n.133 del 6 agosto 2008, n.99 del 23 luglio 2009, decreto l.vo n.31 del 15 febbraio 2010) per documentare la gestazione di un dispositivo di controllo da parte della politica istituzionale sulla politica vissuta dalla gente; l’analisi del contenuto dei principali quotidiani nazionali (fonti giornalistiche) per ricostruire le narrazioni utilizzate in occasione del referendum (fattori ambientali, economici, sociali, normativi); l’analisi del web come ecosistema per comprendere la risonanza della questione on line e per monitorare l’intensità dell’impegno civico attivato nella “sfera pubblica in rete” (Benkler, 2007); e infine, le testimonianze di addetti ai lavori per ricostruire il posizionamento della questione energetica all’interno delle priorità ambientali e la loro dipendenza/incidenza dai/sui modelli sociali.
L'energia. Bene di consumo e costruzione socioculturale / D., Borrelli; Gavrila, Mihaela; S., Siciliano. - STAMPA. - (2011). (Intervento presentato al convegno Comunicazione e civic engagement. Istituzioni, cittadini e spazi pubblici nella postmodernità" tenutosi a Roma, Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale nel 22-23 settembre 2011).
L'energia. Bene di consumo e costruzione socioculturale
GAVRILA, Mihaela;
2011
Abstract
In recent decades, postmodernism has been synonymous with the crisis of the common dimension of social existence and folding in the individual and private sectors. But recently, in the face of the drift of post-democracy (Crouch, 2005) and the crisis of finanzcapitalismo (Gallino, 2011I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.