“L’iniziativa dell’Ambasciata di Francia è tanto più coinvolgente quanto più oggi la mondializzazione, che mobilita costantemente media e attori politici, viene sempre ed esclusivamente definita in termini di economia e di tecnica. Mascherata dall’uso continuo di terminologie decadute, come città, paese, periferia, oppure da neologismi approssimativi, come agglomerazione-capitale, cuore dell’agglomerazione, regione capoluogo, zona densa, la sua dimensione spaziale sembra andare per conto suo. O tutt’al più viene ridotta ad un processo di urbanizzazione detto “ l’urbano” che tende ad uniformare e unificare il nostro spazio planetario in cui vengono cancellate sia le differenze locali sia la differenza tra città e campagne. Non c’è nessuno che abbia descritto meglio questo processo di quello che ne è stato profeta: l’americano Melvin Webber, nel suo saggio intitolato The non-place urban realm (1964), che abbiamo tradotto in francese con il titolo L’urbain sans lieux ni bornes (L’urbano senza luoghi né limiti). Per questo oggi è diventato urgente interrogare l’evoluzione del nostro ambiente costruito e le conseguenze della sua normalizzazione planetaria sul futuro della nostra specie. Ma un simile interrogativo esige da una parte la mediazione dell’antropologia e della storia, dall’altra il conforto di esperienze e di analisi concrete svolte da progettisti dello spazio fisico. A questo riguardo, l’Europa costituisce un terreno privilegiato, nella misura in cui sin dal Medioevo, la sua identità culturale è stata simultaneamente affermata dall’insieme delle sue creazioni spaziali e dal concerto delle loro differenze, dovute non solo alle differenze geoclimatiche dei contesti di appartenenza ma anche alle specificità istituzionali, a cominciare da quelle rappresentate dalle varie lingue”. (Françoise Choay) Intervengono: _Stefano Catucci, professore di Estetica (Università di Camerino); _Ernesto D’Alfonso, professore di Progettazione architettonica (Politecnico di Milano); _Alberto Magnaghi, professore di Pianificazione territoriale (Università di Firenze); _Claudia Mattogno, professore di Urbanistica (Sapienza Università di Roma).
L’EUROPA URBANA E LE SUE SFIDE SPAZIALI. UN INCONTRO CON FRANÇOISE CHOAY / Mattogno, Claudia. - (2007). (Intervento presentato al convegno L’Europa urbana e le sue sfide spaziali nel quadro della mondializzazione: incontro con Françoise Choay tenutosi a Roma, Palazzo Farnese nel 5 novembre 2007).
L’EUROPA URBANA E LE SUE SFIDE SPAZIALI. UN INCONTRO CON FRANÇOISE CHOAY
MATTOGNO, Claudia
2007
Abstract
“L’iniziativa dell’Ambasciata di Francia è tanto più coinvolgente quanto più oggi la mondializzazione, che mobilita costantemente media e attori politici, viene sempre ed esclusivamente definita in termini di economia e di tecnica. Mascherata dall’uso continuo di terminologie decadute, come città, paese, periferia, oppure da neologismi approssimativi, come agglomerazione-capitale, cuore dell’agglomerazione, regione capoluogo, zona densa, la sua dimensione spaziale sembra andare per conto suo. O tutt’al più viene ridotta ad un processo di urbanizzazione detto “ l’urbano” che tende ad uniformare e unificare il nostro spazio planetario in cui vengono cancellate sia le differenze locali sia la differenza tra città e campagne. Non c’è nessuno che abbia descritto meglio questo processo di quello che ne è stato profeta: l’americano Melvin Webber, nel suo saggio intitolato The non-place urban realm (1964), che abbiamo tradotto in francese con il titolo L’urbain sans lieux ni bornes (L’urbano senza luoghi né limiti). Per questo oggi è diventato urgente interrogare l’evoluzione del nostro ambiente costruito e le conseguenze della sua normalizzazione planetaria sul futuro della nostra specie. Ma un simile interrogativo esige da una parte la mediazione dell’antropologia e della storia, dall’altra il conforto di esperienze e di analisi concrete svolte da progettisti dello spazio fisico. A questo riguardo, l’Europa costituisce un terreno privilegiato, nella misura in cui sin dal Medioevo, la sua identità culturale è stata simultaneamente affermata dall’insieme delle sue creazioni spaziali e dal concerto delle loro differenze, dovute non solo alle differenze geoclimatiche dei contesti di appartenenza ma anche alle specificità istituzionali, a cominciare da quelle rappresentate dalle varie lingue”. (Françoise Choay) Intervengono: _Stefano Catucci, professore di Estetica (Università di Camerino); _Ernesto D’Alfonso, professore di Progettazione architettonica (Politecnico di Milano); _Alberto Magnaghi, professore di Pianificazione territoriale (Università di Firenze); _Claudia Mattogno, professore di Urbanistica (Sapienza Università di Roma).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.