Con l’ampliamento dell'Unione Europea nel 2004, e soprattutto con l’entrata della Romania e della Bulgaria nella Comunità Europea, i Rom sono diventati la più numerosa minoranza etnico – culturale presente in Europa, suddivisa in svariati gruppi che si differenziano tra loro in relazione al periodo di permanenza nel Paese ospite, alla provenienza, alla lingua parlata ed all’appartenenza religiosa. Proprio in virtù delle diversità accennate, le condizioni di vita dei differenti gruppi appartenenti alla popolazione Rom variano notevolmente, dove ad un più remoto ingresso nel Paese di immigrazione non sempre coincide una qualità della vita migliore, risentendo di politiche assistenzialistiche e di integrazione sociale non adeguate e coordinate. Dei 12/15 milioni di Rom che vivono in Europa( ), la maggior parte risiede nei Paesi dell’Europa Centrale e dell'Est, con punte di circa 2 milioni in Romania, 800 mila in Bulgaria, 700 mila in Ungheria e 500 mila in Serbia e Slovacchia. Nell’Europa occidentale, a raggiungere il primato è la Spagna, con 800 mila presenze. In Italia, sono attualmente presenti dalle 120 alle 150 mila unità, rappresentanti lo 0,3% della popolazione totale, suddivisi in tre gruppi principali in base alla cittadinanza ed al periodo di immigrazione: un primo gruppo, costituito da 70 mila unità di cittadinanza italiana, risiede in tutto il territorio nazionale da oltre 600 anni; un secondo gruppo è costituito da 90 mila Rom provenienti dai Balcani, arrivati negli anni ’90 in seguito alla disgregazione dell’ex Jugoslavia; un terzo gruppo di Rom Rumeni di recente immigrazione, in forte crescita, anch’essi stanziati su tutto il territorio nazionale. I Rom rappresentano la minoranza maggiormente colpita dai fenomeni di discriminazione e di emarginazione socio – economica, soprattutto per la mancanza, livello nazionale dei singoli Stati membri europei, di tutela giuridica specifica. La precarietà abitativa e le pessime condizioni sanitarie diminuiscono di 10/15 anni le loro aspettative di vita, rispetto a quelle dei popoli del resto d’Europa. Spesso infatti, l’accesso ai servizi sanitari in molti casi è rappresentato solo dal pronto soccorso ospedaliero, ovvero nel momento della necessità acuta, mentre affezioni anche gravi rimangono ignorate per lungo tempo. I dati relativi ai ricoveri ospedalieri evidenziano peraltro frequenti ospedalizzazioni in età pediatrica e soprattutto nel corso del primo anno di vita, con una predominanza di malattie infettive, respiratorie e patologie neonatali. Il tasso di scolarizzazione è molto basso, rasentando spesso il completo analfabetismo, a volte anche a causa dei numerosi provvedimenti di allontanamento ed espulsione cui vanno incontro le loro famiglie, oppure perché manca alle amministrazioni scolastiche locali il necessario supporto offerto da mediatori culturali Rom e Sinti. Anche il tasso di disoccupazione raggiunge livelli preoccupanti. L’incompiutezza dei processi di integrazione sociale, o in alcuni casi l’esplicita condizione di esclusione sociale, fanno emergere nuovi scenari di violenza e sfruttamento che interessano soprattutto fasce estese di famiglie e minori immigrati dalla Romania. Inevitabilmente, le condizioni di miseria materiale segnano un rapido declino morale ed una maggiore permeabilità da parte di gruppi criminali organizzati specializzati nello sfruttamento della prostituzione minorile e della pedofilia. Aumenta contemporaneamente il tasso medio e la gravità dei reati commessi in età adolescenziale: negli ultimi anni si è registrato un notevole incremento di minori rom autori di reato presenti negli Istituti Penali Minorili, con una percentuale significativa anche di ragazze.
Monitoraggio sulla condizione di bambini rom in Europa. Ricerca per il Parlamento Europeo sulla salute, l'educazione, l'esclusione sociale e la criminalità / Mastronardi, Vincenzo; Pomilla, Antonella. - (2008). (Intervento presentato al convegno XXII Congresso Nazionale della Società Italiana di Criminologia: "Violenza in famiglia" tenutosi a San Marino nel 23-25 ottobre 2008).
Monitoraggio sulla condizione di bambini rom in Europa. Ricerca per il Parlamento Europeo sulla salute, l'educazione, l'esclusione sociale e la criminalità
MASTRONARDI, Vincenzo;POMILLA, ANTONELLA
2008
Abstract
Con l’ampliamento dell'Unione Europea nel 2004, e soprattutto con l’entrata della Romania e della Bulgaria nella Comunità Europea, i Rom sono diventati la più numerosa minoranza etnico – culturale presente in Europa, suddivisa in svariati gruppi che si differenziano tra loro in relazione al periodo di permanenza nel Paese ospite, alla provenienza, alla lingua parlata ed all’appartenenza religiosa. Proprio in virtù delle diversità accennate, le condizioni di vita dei differenti gruppi appartenenti alla popolazione Rom variano notevolmente, dove ad un più remoto ingresso nel Paese di immigrazione non sempre coincide una qualità della vita migliore, risentendo di politiche assistenzialistiche e di integrazione sociale non adeguate e coordinate. Dei 12/15 milioni di Rom che vivono in Europa( ), la maggior parte risiede nei Paesi dell’Europa Centrale e dell'Est, con punte di circa 2 milioni in Romania, 800 mila in Bulgaria, 700 mila in Ungheria e 500 mila in Serbia e Slovacchia. Nell’Europa occidentale, a raggiungere il primato è la Spagna, con 800 mila presenze. In Italia, sono attualmente presenti dalle 120 alle 150 mila unità, rappresentanti lo 0,3% della popolazione totale, suddivisi in tre gruppi principali in base alla cittadinanza ed al periodo di immigrazione: un primo gruppo, costituito da 70 mila unità di cittadinanza italiana, risiede in tutto il territorio nazionale da oltre 600 anni; un secondo gruppo è costituito da 90 mila Rom provenienti dai Balcani, arrivati negli anni ’90 in seguito alla disgregazione dell’ex Jugoslavia; un terzo gruppo di Rom Rumeni di recente immigrazione, in forte crescita, anch’essi stanziati su tutto il territorio nazionale. I Rom rappresentano la minoranza maggiormente colpita dai fenomeni di discriminazione e di emarginazione socio – economica, soprattutto per la mancanza, livello nazionale dei singoli Stati membri europei, di tutela giuridica specifica. La precarietà abitativa e le pessime condizioni sanitarie diminuiscono di 10/15 anni le loro aspettative di vita, rispetto a quelle dei popoli del resto d’Europa. Spesso infatti, l’accesso ai servizi sanitari in molti casi è rappresentato solo dal pronto soccorso ospedaliero, ovvero nel momento della necessità acuta, mentre affezioni anche gravi rimangono ignorate per lungo tempo. I dati relativi ai ricoveri ospedalieri evidenziano peraltro frequenti ospedalizzazioni in età pediatrica e soprattutto nel corso del primo anno di vita, con una predominanza di malattie infettive, respiratorie e patologie neonatali. Il tasso di scolarizzazione è molto basso, rasentando spesso il completo analfabetismo, a volte anche a causa dei numerosi provvedimenti di allontanamento ed espulsione cui vanno incontro le loro famiglie, oppure perché manca alle amministrazioni scolastiche locali il necessario supporto offerto da mediatori culturali Rom e Sinti. Anche il tasso di disoccupazione raggiunge livelli preoccupanti. L’incompiutezza dei processi di integrazione sociale, o in alcuni casi l’esplicita condizione di esclusione sociale, fanno emergere nuovi scenari di violenza e sfruttamento che interessano soprattutto fasce estese di famiglie e minori immigrati dalla Romania. Inevitabilmente, le condizioni di miseria materiale segnano un rapido declino morale ed una maggiore permeabilità da parte di gruppi criminali organizzati specializzati nello sfruttamento della prostituzione minorile e della pedofilia. Aumenta contemporaneamente il tasso medio e la gravità dei reati commessi in età adolescenziale: negli ultimi anni si è registrato un notevole incremento di minori rom autori di reato presenti negli Istituti Penali Minorili, con una percentuale significativa anche di ragazze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.