Il problema della sicurezza urbana, come confermato dalla rewiew della letteratura e dalle esperienze progettuali sino ad ora attuate, è complesso e tanto sul piano dei fatti (nella concretezza della dimensione statistica) quanto su quello delle percezioni (in ciò che viene sperimentato e valutato dalla cittadinanza), la sua risoluzione richiede un approccio multidimensionale e strettamente adattato al territorio. Al riguardo, è ormai acquisito il dato che un “semplice” approccio repressivo, che si orienti specificamente alle differenti forme di criminalità, è poco utile se non integrato alla disamina della qualità dell’ambiente, dei servizi e delle relazioni tra persone e gruppi sociali. Infatti, se da un lato la riduzione degli atti criminali è fondamentale, non da meno sono da considerarsi la necessità di operare un cambiamento nella percezione del rischio, il costante adattamento delle strategie di intervento alle differenti realtà territoriali, ed una qualificazione quanto più specifica possibile di coloro cui è deputata la difesa (personale delle Forze di Polizia). La domanda di sicurezza avanzata dal cittadino, secondo la nostra riflessione, deriva non solo dalla reale frequenza degli atti criminali, ma anche dalla percezione di insicurezza che la sovrastima individuale dei fenomeni criminali (in particolare, dei reati di tipo violento) causa nel singolo, e che a sua volta è indice della riduzione della coesione sociale e del senso di solidarietà tra cittadini. La riduzione della coesione sociale, ancora, genera nuova insicurezza. Allo scopo dunque di attuare un’effettiva riduzione dell’insicurezza, ed in piena linea con la politica della partecipazione attiva della cittadinanza alle questioni del territorio in cui si vive che viene proposta dalle strategie preventiva situazionali, occorre operare in modo da mettere in evidenza due aspetti fondamentali: 1. modificare la percezione del rischio da parte dei cittadini verificandone la congruenza con l’insicurezza oggettiva, attraverso la diffusione di dati statistici sulla criminalità quanto più possibile rispondenti alla realtà; 2. strutturare campagne di protezione della cittadinanza che coinvolgano i cittadini stessi, così da responsabilizzarli verso la tutela del territorio (ad esempio attraverso la strategia del "controller neighbourhood" - vicinato controllore”), e così da incrementare la coesione sociale.
IN-sicurezza urbana: percezione del rischio, vulnerabilità sociale e strategie di prevenzione e difesa / Mastronardi, Vincenzo; Pomilla, Antonella. - (2011). (Intervento presentato al convegno XXV Congresso Nazionale della Società Italiana di Criminologia: "Trattamento ed intervento criminologico nel territorio. Attualità e prospettive" tenutosi a Como nel 6-8 ottobre 2011).
IN-sicurezza urbana: percezione del rischio, vulnerabilità sociale e strategie di prevenzione e difesa
MASTRONARDI, Vincenzo;POMILLA, ANTONELLA
2011
Abstract
Il problema della sicurezza urbana, come confermato dalla rewiew della letteratura e dalle esperienze progettuali sino ad ora attuate, è complesso e tanto sul piano dei fatti (nella concretezza della dimensione statistica) quanto su quello delle percezioni (in ciò che viene sperimentato e valutato dalla cittadinanza), la sua risoluzione richiede un approccio multidimensionale e strettamente adattato al territorio. Al riguardo, è ormai acquisito il dato che un “semplice” approccio repressivo, che si orienti specificamente alle differenti forme di criminalità, è poco utile se non integrato alla disamina della qualità dell’ambiente, dei servizi e delle relazioni tra persone e gruppi sociali. Infatti, se da un lato la riduzione degli atti criminali è fondamentale, non da meno sono da considerarsi la necessità di operare un cambiamento nella percezione del rischio, il costante adattamento delle strategie di intervento alle differenti realtà territoriali, ed una qualificazione quanto più specifica possibile di coloro cui è deputata la difesa (personale delle Forze di Polizia). La domanda di sicurezza avanzata dal cittadino, secondo la nostra riflessione, deriva non solo dalla reale frequenza degli atti criminali, ma anche dalla percezione di insicurezza che la sovrastima individuale dei fenomeni criminali (in particolare, dei reati di tipo violento) causa nel singolo, e che a sua volta è indice della riduzione della coesione sociale e del senso di solidarietà tra cittadini. La riduzione della coesione sociale, ancora, genera nuova insicurezza. Allo scopo dunque di attuare un’effettiva riduzione dell’insicurezza, ed in piena linea con la politica della partecipazione attiva della cittadinanza alle questioni del territorio in cui si vive che viene proposta dalle strategie preventiva situazionali, occorre operare in modo da mettere in evidenza due aspetti fondamentali: 1. modificare la percezione del rischio da parte dei cittadini verificandone la congruenza con l’insicurezza oggettiva, attraverso la diffusione di dati statistici sulla criminalità quanto più possibile rispondenti alla realtà; 2. strutturare campagne di protezione della cittadinanza che coinvolgano i cittadini stessi, così da responsabilizzarli verso la tutela del territorio (ad esempio attraverso la strategia del "controller neighbourhood" - vicinato controllore”), e così da incrementare la coesione sociale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.