codici civili europei sono stati concepiti per disciplinare un mondo caratterizzato da un ordinato svolgimento dei rapporti dei consociati, dalla regolamentazione dei rischi, che tra l’altro aveva condotto al successo delle compagnie di assicurazione, dalla prevedibilità degli accadimenti nelle diverse fasi della vita. In questo contesto di regolarità e di sicurezza, nonché di frequente lentezza nello svolgimento dei rapporti giuridici, bene si inquadravano i lunghi termini di prescrizione stabiliti dai codici: un termine di trenta anni serviva ad offrire certezza e stabilità nei rapporti sociali. Soltanto il mancato esercizio del diritto per ben tre decenni, che nella prima parte del secolo scorso corrispondevano a buona parte della durata dell’esistenza media dell’essere umano, determinava l’effetto negativo collegato alla prescrizione. Termini parimenti lunghi erano previsti per un istituto per certi versi speculare, l’usucapione, spesso disciplinato nello stesso contesto della prescrizione. Alla tutela garantita, a ben vedere, al titolare del diritto mediante i suddetti termini, si accompagnava peraltro l’esigenza di attribuire veste giuridica alle situazioni di fatto consolidatesi a seguito dell’inerzia protrattasi per un lunghissimo periodo di tempo. Con il trascorrere degli anni si configura l’esigenza di rispettare il nuovo assetto degli interessi mentre perde di significato quella di tutelare colui che si richiama ad un diritto dalle lontane origini e sostanzialmente abbandonato. A ciò si aggiunge la difficoltà di prendere decisioni corrette su fatti remoti, poiché le prove normalmente divengono più deboli con il tempo. Il presente saggio è dedicato all’esame delle esigenze poste alla base dell’istituto della prescrizione, alla luce del mutato contesto sociale.

Certezza e giustizia nel diritto della prescrizione in Europa / Patti, Salvatore. - In: RIVISTA TRIMESTRALE DI DIRITTO E PROCEDURA CIVILE. - ISSN 0391-1896. - 2:(2010), pp. 21-27.

Certezza e giustizia nel diritto della prescrizione in Europa

PATTI, Salvatore
2010

Abstract

codici civili europei sono stati concepiti per disciplinare un mondo caratterizzato da un ordinato svolgimento dei rapporti dei consociati, dalla regolamentazione dei rischi, che tra l’altro aveva condotto al successo delle compagnie di assicurazione, dalla prevedibilità degli accadimenti nelle diverse fasi della vita. In questo contesto di regolarità e di sicurezza, nonché di frequente lentezza nello svolgimento dei rapporti giuridici, bene si inquadravano i lunghi termini di prescrizione stabiliti dai codici: un termine di trenta anni serviva ad offrire certezza e stabilità nei rapporti sociali. Soltanto il mancato esercizio del diritto per ben tre decenni, che nella prima parte del secolo scorso corrispondevano a buona parte della durata dell’esistenza media dell’essere umano, determinava l’effetto negativo collegato alla prescrizione. Termini parimenti lunghi erano previsti per un istituto per certi versi speculare, l’usucapione, spesso disciplinato nello stesso contesto della prescrizione. Alla tutela garantita, a ben vedere, al titolare del diritto mediante i suddetti termini, si accompagnava peraltro l’esigenza di attribuire veste giuridica alle situazioni di fatto consolidatesi a seguito dell’inerzia protrattasi per un lunghissimo periodo di tempo. Con il trascorrere degli anni si configura l’esigenza di rispettare il nuovo assetto degli interessi mentre perde di significato quella di tutelare colui che si richiama ad un diritto dalle lontane origini e sostanzialmente abbandonato. A ciò si aggiunge la difficoltà di prendere decisioni corrette su fatti remoti, poiché le prove normalmente divengono più deboli con il tempo. Il presente saggio è dedicato all’esame delle esigenze poste alla base dell’istituto della prescrizione, alla luce del mutato contesto sociale.
2010
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Certezza e giustizia nel diritto della prescrizione in Europa / Patti, Salvatore. - In: RIVISTA TRIMESTRALE DI DIRITTO E PROCEDURA CIVILE. - ISSN 0391-1896. - 2:(2010), pp. 21-27.
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