I notevoli progressi in campo medico concretizzati negli ultimi decenni sono in parte da attribuire al crescente sviluppo di nuovi materiali sintetici, idonei per la realizzazione di dispositivi medici impiantabili. Al loro impiego è, tuttavia, associata una grave complicanza clinica: l’instaurarsi di processi infettivi. Tra le diverse specie microbiche responsabili, le più comuni sono batteri gram positivi (stafilococchi), e lieviti (candide). Al fine di sviluppare biomateriali polimerici capaci di inibire la colonizzazione da specie microbica e la conseguente formazione di biofilm sono state messe appunto diverse strategie. L’adsorbimento sulle matrici polimeriche di una o più specie antimicrobiche (cefamandole nafate, rifampicina, amoxicillina e vancomicina) o di specie antifungine (fluconazolo) è stato uno degli approcci di maggior successo, da noi perseguiti. Metodo alternativo è stato, invece, la modifica superficiale della matrice polimerica stessa, mediante salificazione di gruppi funzionali specifici con metalli pesanti dalle note proprietà antibatteriche, come l’Ag. Il successivo adsorbimento sulla matrice così modificata, dell’antibiotico ciprofloxacina, ha permesso di ottenere un biomateriale antibiofilm la cui attività non è limitata dal potenziale sviluppo di antibiotico resistenza.
Biomateriali a rilascio di agenti antimicrobici per lo sviluppo di dispositivi medici anti-biofilm / Francolini, Iolanda; Piozzi, Antonella; Ruggeri, Valeria; Bellusci, Mariangela; G., Donelli. - STAMPA. - (2005), pp. 27-27. (Intervento presentato al convegno I° Workshop Nazionale Biofilm Microbici 2005 tenutosi a Roma, Italy nel 20-21 Giugno).
Biomateriali a rilascio di agenti antimicrobici per lo sviluppo di dispositivi medici anti-biofilm.
FRANCOLINI, IOLANDA;PIOZZI, Antonella;RUGGERI, VALERIA;BELLUSCI, Mariangela;
2005
Abstract
I notevoli progressi in campo medico concretizzati negli ultimi decenni sono in parte da attribuire al crescente sviluppo di nuovi materiali sintetici, idonei per la realizzazione di dispositivi medici impiantabili. Al loro impiego è, tuttavia, associata una grave complicanza clinica: l’instaurarsi di processi infettivi. Tra le diverse specie microbiche responsabili, le più comuni sono batteri gram positivi (stafilococchi), e lieviti (candide). Al fine di sviluppare biomateriali polimerici capaci di inibire la colonizzazione da specie microbica e la conseguente formazione di biofilm sono state messe appunto diverse strategie. L’adsorbimento sulle matrici polimeriche di una o più specie antimicrobiche (cefamandole nafate, rifampicina, amoxicillina e vancomicina) o di specie antifungine (fluconazolo) è stato uno degli approcci di maggior successo, da noi perseguiti. Metodo alternativo è stato, invece, la modifica superficiale della matrice polimerica stessa, mediante salificazione di gruppi funzionali specifici con metalli pesanti dalle note proprietà antibatteriche, come l’Ag. Il successivo adsorbimento sulla matrice così modificata, dell’antibiotico ciprofloxacina, ha permesso di ottenere un biomateriale antibiofilm la cui attività non è limitata dal potenziale sviluppo di antibiotico resistenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.