Le filarie sono nematodi parassiti con un ciclo biologico dixeno che si svolge tra ospite intermedio (un artropode ematofago) e ospite definitivo (un mammifero). Producono embrioni, detti microfilarie, che migrano nel torrente ematico dal quale vengono prelevati da un insetto vettore durante il pasto di sangue. Le specie del genere Dirofilaria sono agenti eziologici di zoonosi: l’ospite definitivo usuale è il cane ma accidentalmente possono essere trasmesse anche all’uomo, nel quale non producono microfilarie circolanti ma possono determinare la formazione di noduli nel connettivo sottocutaneo, a livello oculare o nel parenchima polmonare. Nonostante siano disponibili metodologie diagnostiche che rendono facile il rilevamento delle microfilarie ematiche nelle infestazioni animali (tranne quando esse sono occulte), le dirofilariosi nell’uomo sono diagnosticabili solo dopo l’asportazione chirurgica del nodulo/parassita migrante nel sottocutaneo. La progressiva estensione dell’areale di diffusione delle dirofilarie nella popolazione canina e la provata partecipazione di specie di zanzare zooantropofile (come la zanzara tigre) alla trasmissione del parassita, espongono l’uomo ad un maggior rischio di contrarre l’infezione, rendendo sempre più necessario disporre di un metodo diagnostico valido e applicabile prima dell’atto chirurgico. Recenti ricerche hanno portato alla scoperta di batteri endosimbionti del genere Wolbachia nella maggior parte delle filarie, tra cui Dirofilaria repens e D. immitis. E’ stato inoltre evidenziato che le molecole di Wolbachia stimolano nell’ospite vertebrato una risposta immunitaria di tipo Th1, in aggiunta alla risposta Th2, solitamente indotta nelle infestazioni elmintiche. In sistemi sperimentali è stato dimostrato che la risposta 4 immunitaria viene polarizzata verso le sole molecole batteriche, dato che, se confermato nelle infezioni naturali, potrebbe risultare di notevole importanza diagnostica. In questo lavoro è stata valutata la differente risposta immunitaria che si sviluppa in sieri umani e animali nei confronti degli antigeni Wolbachia e Dirofilaria. Sono stati analizzati 86 sieri di cane e 88 sieri umani, tutti relativi a soggetti naturalmente infetti, e con differente quadro clinico. I risultati ottenuti hanno evidenziato una esclusiva riposta immunitaria di tipo Th1 (e quindi contro il batterio) nei cani con infestazioni occulte, in pazienti sani o con sintomatologia aspecifica residenti in aree endemiche e in pazienti con nodulo polmonare. Ciò rende possibile la diagnosi sierologica precoce di dirofilariosi, alternativa alla metodologia diagnostica tradizionale. Inoltre, la ricerca svolta su pazienti naturalmente infestati ha confermato una possibile correlazione tra risposta anti-Wolbachia e gravità delle manifestazioni cliniche. La migliore comprensione di meccanismi patogenetici che intervengono in corso di filariosi potrebbe fornire target chemioterapici alternativi nella cura di queste zoonosi.

VALUTAZIONE DELLA RISPOSTA IMMUNITARIA NEI CONFRONTI DI DIROFILARIA SPP. E WOLBACHIA IN OSPITI NATURALMENTE INFESTATI / Gabrielli, Simona. - ELETTRONICO. - (2006).

VALUTAZIONE DELLA RISPOSTA IMMUNITARIA NEI CONFRONTI DI DIROFILARIA SPP. E WOLBACHIA IN OSPITI NATURALMENTE INFESTATI

GABRIELLI, SIMONA
01/01/2006

Abstract

Le filarie sono nematodi parassiti con un ciclo biologico dixeno che si svolge tra ospite intermedio (un artropode ematofago) e ospite definitivo (un mammifero). Producono embrioni, detti microfilarie, che migrano nel torrente ematico dal quale vengono prelevati da un insetto vettore durante il pasto di sangue. Le specie del genere Dirofilaria sono agenti eziologici di zoonosi: l’ospite definitivo usuale è il cane ma accidentalmente possono essere trasmesse anche all’uomo, nel quale non producono microfilarie circolanti ma possono determinare la formazione di noduli nel connettivo sottocutaneo, a livello oculare o nel parenchima polmonare. Nonostante siano disponibili metodologie diagnostiche che rendono facile il rilevamento delle microfilarie ematiche nelle infestazioni animali (tranne quando esse sono occulte), le dirofilariosi nell’uomo sono diagnosticabili solo dopo l’asportazione chirurgica del nodulo/parassita migrante nel sottocutaneo. La progressiva estensione dell’areale di diffusione delle dirofilarie nella popolazione canina e la provata partecipazione di specie di zanzare zooantropofile (come la zanzara tigre) alla trasmissione del parassita, espongono l’uomo ad un maggior rischio di contrarre l’infezione, rendendo sempre più necessario disporre di un metodo diagnostico valido e applicabile prima dell’atto chirurgico. Recenti ricerche hanno portato alla scoperta di batteri endosimbionti del genere Wolbachia nella maggior parte delle filarie, tra cui Dirofilaria repens e D. immitis. E’ stato inoltre evidenziato che le molecole di Wolbachia stimolano nell’ospite vertebrato una risposta immunitaria di tipo Th1, in aggiunta alla risposta Th2, solitamente indotta nelle infestazioni elmintiche. In sistemi sperimentali è stato dimostrato che la risposta 4 immunitaria viene polarizzata verso le sole molecole batteriche, dato che, se confermato nelle infezioni naturali, potrebbe risultare di notevole importanza diagnostica. In questo lavoro è stata valutata la differente risposta immunitaria che si sviluppa in sieri umani e animali nei confronti degli antigeni Wolbachia e Dirofilaria. Sono stati analizzati 86 sieri di cane e 88 sieri umani, tutti relativi a soggetti naturalmente infetti, e con differente quadro clinico. I risultati ottenuti hanno evidenziato una esclusiva riposta immunitaria di tipo Th1 (e quindi contro il batterio) nei cani con infestazioni occulte, in pazienti sani o con sintomatologia aspecifica residenti in aree endemiche e in pazienti con nodulo polmonare. Ciò rende possibile la diagnosi sierologica precoce di dirofilariosi, alternativa alla metodologia diagnostica tradizionale. Inoltre, la ricerca svolta su pazienti naturalmente infestati ha confermato una possibile correlazione tra risposta anti-Wolbachia e gravità delle manifestazioni cliniche. La migliore comprensione di meccanismi patogenetici che intervengono in corso di filariosi potrebbe fornire target chemioterapici alternativi nella cura di queste zoonosi.
2006
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