All'interno del volume n. 31 dedicato al tema dell'off-scale il contributo di Dal Falco assume come riferimento della progettazione "fuori scala" una metafora letteraria, il libro "I viaggi di Lemuel Gulliver". L'off-scale in effetti fa parte di alcune tecniche progettuali moderne e contemporanee ed è utilizzato come un vero e proprio dispositivo nella concezione di architetture/oggetti o di oggetti/architetture. L’ingrandimento e il rimpicciolimento consentono il ribaltamento dei punti di vista, comportano un’estraneità dell’artefatto rispetto al contesto, lo teatralizzano, provocando nello spettatore-fruitore un atteggiamento di stupore. Il fuori scala è un tema trasversale alle arti visive, all’architettura e al design e in quanto tale ne incorpora le reciproche influenze. E’ in sostanza uno dei criteri progettuali della contemporaneità di cui si avvalgono, sempre più rivolti alla produzione e alla strategia pubblicitaria, alla cosiddetta cultura dei consumi; artisti, designer e architetti. L’ingrandimento del più piccolo non è quindi solo una peculiarità delle creature di Brodindnag o di Alice's Adventures in Wonderland, ma appartiene anche ad alcuni oggetti che sembrerebbero trarre riferimento dalle alterazioni dimensionali del sogno. Questi elementi di surrealtà ingigantiti o personaggi ripresi dal repertorio fiabesco che interpretano elegantemente il kitsch, come Gnome di Philip Starck, o soggetti anatomici come il Bocca Sofa di Gufram costituiscono, insieme agli “artefatti-animali” - tra i quali il Lombrico di Marco Zanuso, il Table with bird’s legs di Meret Oppenheim, o Cova di Giovanni Ruffi - un bizzarro catalogo di oggetti-personaggio ludici. L’analogia di questi artefatti con la ricerca di Claes Oldenburg è di prammatica. Anche se il punto di partenza dell’artista svedese sembra essere l’opposto. Lo spostamento è infatti ottenuto a partire da un oggetto comune, di design anonimo. E’ infatti la realtà più banale ad essere trasformata in prodotto artistico. Ma la tecnica di ingrandimento può anche essere utilizzata nella produzione di pattern tridimensionali le cui matrici possono essere ingigantite e teoricamente ripetute all’infinito, senza scala. In molte architetture contemporanee l’involucro esterno è diventato, decorazione ambientale: così i nidi di aghi di pino si trasformano nello stadio Olimpico di Pechino in armature di acciaio, le nasse intrecciate diventano giganteschi padiglioni (EMBT Spanish Pavilion per Expo Shanghai), le alghe bretoni assumono la forma di divisori interni sintetici e flessibili (Les Algues di R. e E. Bouroullec). Nel regno del micro sono invece le città ad essere oggetto dell’inversione scalare. A partire dall’arredamento rinascimentale fino ad approdare alle metropoli-edificio della contemporaneità, il rimpicciolimento è un tema che attraversa la storia degli artefatti. Dopo le utopie degli anni ’60 il concetto di unità autonoma viene riproposta in organismi innervati da fluidi sistemi di connessione che contengono attività differenziate (IIT di Koolhaas) dove, come a Lilliput e a Brodindnag, l’off scale si riproduce in un continuo gioco di specchi. Ma nelle ultime sperimentazioni progettuali gli effetti a-scalari dovuti all’ingrandimento e al rimpicciolimento di elementi plastico-figurativi sembrano dissolversi in artefatti enigmatici risultato di una sempre più spinta ingegnerizzazione del progetto. Sono i nuovi artefatti off scale, oggetti evanescenti che oppongono ai segni marcati degli anni ’90 le continue modificazioni di una nube interstellare.

La sindrome di Lemuel / DAL FALCO, Federica. - STAMPA. - 31:(2008), pp. 16-21.

La sindrome di Lemuel

DAL FALCO, Federica
2008

Abstract

All'interno del volume n. 31 dedicato al tema dell'off-scale il contributo di Dal Falco assume come riferimento della progettazione "fuori scala" una metafora letteraria, il libro "I viaggi di Lemuel Gulliver". L'off-scale in effetti fa parte di alcune tecniche progettuali moderne e contemporanee ed è utilizzato come un vero e proprio dispositivo nella concezione di architetture/oggetti o di oggetti/architetture. L’ingrandimento e il rimpicciolimento consentono il ribaltamento dei punti di vista, comportano un’estraneità dell’artefatto rispetto al contesto, lo teatralizzano, provocando nello spettatore-fruitore un atteggiamento di stupore. Il fuori scala è un tema trasversale alle arti visive, all’architettura e al design e in quanto tale ne incorpora le reciproche influenze. E’ in sostanza uno dei criteri progettuali della contemporaneità di cui si avvalgono, sempre più rivolti alla produzione e alla strategia pubblicitaria, alla cosiddetta cultura dei consumi; artisti, designer e architetti. L’ingrandimento del più piccolo non è quindi solo una peculiarità delle creature di Brodindnag o di Alice's Adventures in Wonderland, ma appartiene anche ad alcuni oggetti che sembrerebbero trarre riferimento dalle alterazioni dimensionali del sogno. Questi elementi di surrealtà ingigantiti o personaggi ripresi dal repertorio fiabesco che interpretano elegantemente il kitsch, come Gnome di Philip Starck, o soggetti anatomici come il Bocca Sofa di Gufram costituiscono, insieme agli “artefatti-animali” - tra i quali il Lombrico di Marco Zanuso, il Table with bird’s legs di Meret Oppenheim, o Cova di Giovanni Ruffi - un bizzarro catalogo di oggetti-personaggio ludici. L’analogia di questi artefatti con la ricerca di Claes Oldenburg è di prammatica. Anche se il punto di partenza dell’artista svedese sembra essere l’opposto. Lo spostamento è infatti ottenuto a partire da un oggetto comune, di design anonimo. E’ infatti la realtà più banale ad essere trasformata in prodotto artistico. Ma la tecnica di ingrandimento può anche essere utilizzata nella produzione di pattern tridimensionali le cui matrici possono essere ingigantite e teoricamente ripetute all’infinito, senza scala. In molte architetture contemporanee l’involucro esterno è diventato, decorazione ambientale: così i nidi di aghi di pino si trasformano nello stadio Olimpico di Pechino in armature di acciaio, le nasse intrecciate diventano giganteschi padiglioni (EMBT Spanish Pavilion per Expo Shanghai), le alghe bretoni assumono la forma di divisori interni sintetici e flessibili (Les Algues di R. e E. Bouroullec). Nel regno del micro sono invece le città ad essere oggetto dell’inversione scalare. A partire dall’arredamento rinascimentale fino ad approdare alle metropoli-edificio della contemporaneità, il rimpicciolimento è un tema che attraversa la storia degli artefatti. Dopo le utopie degli anni ’60 il concetto di unità autonoma viene riproposta in organismi innervati da fluidi sistemi di connessione che contengono attività differenziate (IIT di Koolhaas) dove, come a Lilliput e a Brodindnag, l’off scale si riproduce in un continuo gioco di specchi. Ma nelle ultime sperimentazioni progettuali gli effetti a-scalari dovuti all’ingrandimento e al rimpicciolimento di elementi plastico-figurativi sembrano dissolversi in artefatti enigmatici risultato di una sempre più spinta ingegnerizzazione del progetto. Sono i nuovi artefatti off scale, oggetti evanescenti che oppongono ai segni marcati degli anni ’90 le continue modificazioni di una nube interstellare.
2008
Storia e critica del design; trasversalità tra le arti
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
La sindrome di Lemuel / DAL FALCO, Federica. - STAMPA. - 31:(2008), pp. 16-21.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/38623
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