Il contributo propone un excursus morfologico, tipologico e tecnologico sui “nodi”, memoria di concetti costruttivi stratificati nel tempo che si sono evoluti a partire dall’archetipo della capanna fino al progetto di superfici-pattern. La ricognizione mette a fuoco i temi progettuali che sottendono tali invenzioni. Il primo, il più antico, è quello della dimora mobile e del suo conseguente carattere transitorio. Le architetture primitive sono lo specchio della serie di gesti reiterati - prelievo della materia, riduzione in elementi, erezione prima dell’ossatura e posa poi del rivestimento - costitutivi del processo costruttivo e del suo inverso, lo smontaggio; che implica il trasporto e l’adattabilità ai siti. La leggerezza, la flessibilità dei componenti, la standardizzazione di sezioni resistenti e la loro ripetizione a formare trame, sono i principi del legame “a secco”. Le linee di ricerca sui nodi - che si definiscono a partire dalla sperimentazione delle strutture in ferro assumendo caratteristiche analoghe a quelle di un prodotto per l’industria - hanno in comune l’idea di creare lo spazio replicando un congegno di pezzi, ma una diversa concezione della gerarchia strutturale. Le modalità di assemblaggio sono da un lato riconducibili alla tettonica tradizionale in cui la matrice è ripetuta su piani paralleli; dall’altro danno forma ad un incastro di elementi liberi ed estensibili nello spazio, il cui paradigma è la cupola geodetica. Le relazioni funzionali tra le parti sono analoghe alla logica costruttiva che sottende alcuni organismi naturali, quali gli scheletri sferici dei Radiolares, il cui equilibrio è dovuto a forze identiche in tutte le direzioni. Un altro riferimento trasversale è il principio di similitudine. Concepito da Galilei e divenuto poi uno dei concetti centrali dell’anatomia di Cuvier, esso stabilisce come varia il rapporto tra le parti di corpi aventi la stessa forma al variare della dimensione. Una sua implicazione è presente nel progetto dei nodi in cui la materia è rigorosamente organizzata in elementi e le dimensioni sono in relazione con quelle della superficie che generano ripetendosi. Nella seconda parte del saggio l’autrice ricorda il tetraedro di Fuller - dalle “navi salvifiche” del 1952 a Tensegrity (1959-1962) in cui gli elementi compressi sono isolati in “mezzo ad un mare di tensione” - i primi brevetti sui nodi, le ricerche di Wachsmann e sistemi quali Spacedeck, Triodetic, Unistrut; fino ad arrivare al “Mero” di Mengeringhausen, una sfera su cui convergono 18 segmenti. Il contributo conclude con un focus sui contemporanei edifici-copertura il cui sviluppo, nel solco della linea evolutiva la cui matrice si ravvisa nelle grandi architetture fieristiche dell’ ‘800, segue parallelamente quello relativo ai “nodi”.

Nodi / DAL FALCO, Federica. - In: DIID. DISEGNO INDUSTRIALE INDUSTRIAL DESIGN. - ISSN 1594-8528. - STAMPA. - 18:(2006), pp. 36-45.

Nodi

DAL FALCO, Federica
2006

Abstract

Il contributo propone un excursus morfologico, tipologico e tecnologico sui “nodi”, memoria di concetti costruttivi stratificati nel tempo che si sono evoluti a partire dall’archetipo della capanna fino al progetto di superfici-pattern. La ricognizione mette a fuoco i temi progettuali che sottendono tali invenzioni. Il primo, il più antico, è quello della dimora mobile e del suo conseguente carattere transitorio. Le architetture primitive sono lo specchio della serie di gesti reiterati - prelievo della materia, riduzione in elementi, erezione prima dell’ossatura e posa poi del rivestimento - costitutivi del processo costruttivo e del suo inverso, lo smontaggio; che implica il trasporto e l’adattabilità ai siti. La leggerezza, la flessibilità dei componenti, la standardizzazione di sezioni resistenti e la loro ripetizione a formare trame, sono i principi del legame “a secco”. Le linee di ricerca sui nodi - che si definiscono a partire dalla sperimentazione delle strutture in ferro assumendo caratteristiche analoghe a quelle di un prodotto per l’industria - hanno in comune l’idea di creare lo spazio replicando un congegno di pezzi, ma una diversa concezione della gerarchia strutturale. Le modalità di assemblaggio sono da un lato riconducibili alla tettonica tradizionale in cui la matrice è ripetuta su piani paralleli; dall’altro danno forma ad un incastro di elementi liberi ed estensibili nello spazio, il cui paradigma è la cupola geodetica. Le relazioni funzionali tra le parti sono analoghe alla logica costruttiva che sottende alcuni organismi naturali, quali gli scheletri sferici dei Radiolares, il cui equilibrio è dovuto a forze identiche in tutte le direzioni. Un altro riferimento trasversale è il principio di similitudine. Concepito da Galilei e divenuto poi uno dei concetti centrali dell’anatomia di Cuvier, esso stabilisce come varia il rapporto tra le parti di corpi aventi la stessa forma al variare della dimensione. Una sua implicazione è presente nel progetto dei nodi in cui la materia è rigorosamente organizzata in elementi e le dimensioni sono in relazione con quelle della superficie che generano ripetendosi. Nella seconda parte del saggio l’autrice ricorda il tetraedro di Fuller - dalle “navi salvifiche” del 1952 a Tensegrity (1959-1962) in cui gli elementi compressi sono isolati in “mezzo ad un mare di tensione” - i primi brevetti sui nodi, le ricerche di Wachsmann e sistemi quali Spacedeck, Triodetic, Unistrut; fino ad arrivare al “Mero” di Mengeringhausen, una sfera su cui convergono 18 segmenti. Il contributo conclude con un focus sui contemporanei edifici-copertura il cui sviluppo, nel solco della linea evolutiva la cui matrice si ravvisa nelle grandi architetture fieristiche dell’ ‘800, segue parallelamente quello relativo ai “nodi”.
2006
Storia e critica del design; Storia dell'architettura; Morfologia dei componenti; Evoluzione degli artefatti
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Nodi / DAL FALCO, Federica. - In: DIID. DISEGNO INDUSTRIALE INDUSTRIAL DESIGN. - ISSN 1594-8528. - STAMPA. - 18:(2006), pp. 36-45.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/38062
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