Le Terme, edificate fra il 298 e il 306 da Massimiano in onore e nel nome dell’imperatore Diocleziano, nel corso dei secoli successivi al loro abbandono, avvenuto a seguito delle invasioni barbariche alla metà del VI secolo d.C., hanno mostrato, anche per le loro caratteristiche morfologiche e tipologiche, una certa predisposizione alle trasformazioni funzionali di diverse porzioni, a partire dal XVI secolo con la realizzazione, su progetto di Michelangelo, della più nota chiesa di S. Maria degli Angeli. Risulta allora interessante ripercorrere, utilizzando prevalentemente gli strumenti della rappresentazione grafica, le vicende che hanno segnato le trasformazioni di questo complesso ed in particolare della sala ubicata nell’angolo nord-occidentale, meglio nota come “Aula Ottagona”, a cominciare dal restauro eseguito da Italo Gismondi nel 1927 per la successiva trasformazione in Planetario nell’anno successivo. L’aula, coperta con una cupola ad ombrello composta da otto elementi a unghia sferica raccordati da un anello superiore di forma ottagonale come quella dello spazio interno, deve aver richiamato l’immagine corrente di un planetario come di un edificio con una grande cupola emisferica, sulla quale proiettare le immagini delle stelle e degli altri corpi celesti. Il planetario è infatti formato da un proiettore degli astri e da una cupola che ne costituisce lo schermo, da vari accessori opzionali per la proiezione di immagini e da alcuni apparati per gli effetti speciali. Proprio in quegli anni l’offerta della Germania all’Italia, in conto riparazione dei danni della prima guerra mondiale, di un apparecchio Zeiss di nuovissima concezione, ha contribuito all’avvio di questa nuova utilizzazione dello spazio romano fino all’inizio degli anni ’80. In quegli anni infatti, con la destinazione a scopi museali della sala, inaugurata solo alla fine degli anni ’90, viene eliminata l’installazione che rimane, tuttavia, nella memoria del luogo attraverso il mantenimento di alcuni segni, come la leggera struttura geodetica a maglia triangolare dell’ex Planetario, sostenuta da una trave circolare e ventiquattro colonnine in ferro. Solo nel 2004 Roma riapre, in una nuova sistemazione al Museo della Civiltà Romana all’EUR, un Planetario dotato di un nuovo proiettore tecnologicamente avanzato, che sostituisce il vecchio Zeiss relegato a reperto museale, per tornare a raccontare storie del cielo, sul cielo.
Storie del cielo sul cielo. Le vicende dell'Aula Ottagona alle Terme di Diocleziano / Albisinni, Piero; Carlevaris, Anna Laura; Micucci, Alessandro. - STAMPA. - 2/2:(2010), pp. 631-637. (Intervento presentato al convegno Disegnare il tempo e l'armonia. Il disegno di achitettura osservatorio dell'universo tenutosi a Firenze nel 17-19 settembre 2009).
Storie del cielo sul cielo. Le vicende dell'Aula Ottagona alle Terme di Diocleziano
ALBISINNI, Piero;CARLEVARIS, Anna Laura
;MICUCCI, Alessandro
2010
Abstract
Le Terme, edificate fra il 298 e il 306 da Massimiano in onore e nel nome dell’imperatore Diocleziano, nel corso dei secoli successivi al loro abbandono, avvenuto a seguito delle invasioni barbariche alla metà del VI secolo d.C., hanno mostrato, anche per le loro caratteristiche morfologiche e tipologiche, una certa predisposizione alle trasformazioni funzionali di diverse porzioni, a partire dal XVI secolo con la realizzazione, su progetto di Michelangelo, della più nota chiesa di S. Maria degli Angeli. Risulta allora interessante ripercorrere, utilizzando prevalentemente gli strumenti della rappresentazione grafica, le vicende che hanno segnato le trasformazioni di questo complesso ed in particolare della sala ubicata nell’angolo nord-occidentale, meglio nota come “Aula Ottagona”, a cominciare dal restauro eseguito da Italo Gismondi nel 1927 per la successiva trasformazione in Planetario nell’anno successivo. L’aula, coperta con una cupola ad ombrello composta da otto elementi a unghia sferica raccordati da un anello superiore di forma ottagonale come quella dello spazio interno, deve aver richiamato l’immagine corrente di un planetario come di un edificio con una grande cupola emisferica, sulla quale proiettare le immagini delle stelle e degli altri corpi celesti. Il planetario è infatti formato da un proiettore degli astri e da una cupola che ne costituisce lo schermo, da vari accessori opzionali per la proiezione di immagini e da alcuni apparati per gli effetti speciali. Proprio in quegli anni l’offerta della Germania all’Italia, in conto riparazione dei danni della prima guerra mondiale, di un apparecchio Zeiss di nuovissima concezione, ha contribuito all’avvio di questa nuova utilizzazione dello spazio romano fino all’inizio degli anni ’80. In quegli anni infatti, con la destinazione a scopi museali della sala, inaugurata solo alla fine degli anni ’90, viene eliminata l’installazione che rimane, tuttavia, nella memoria del luogo attraverso il mantenimento di alcuni segni, come la leggera struttura geodetica a maglia triangolare dell’ex Planetario, sostenuta da una trave circolare e ventiquattro colonnine in ferro. Solo nel 2004 Roma riapre, in una nuova sistemazione al Museo della Civiltà Romana all’EUR, un Planetario dotato di un nuovo proiettore tecnologicamente avanzato, che sostituisce il vecchio Zeiss relegato a reperto museale, per tornare a raccontare storie del cielo, sul cielo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.