Noi di disegno ci troviamo a combattere una battaglia con un nemico che ha radici molto profonde e che la cultura contemporanea ha fortificato. Questo nemico ha due volti: il primo è la convinzione che la creatività sia sinonimo di genialità e che quindi sia un dono elargito dalla dea fortuna; il secondo è che il disegno serva esclusivamente a esporre, a rendere manifesta, attraverso gli strumenti che gli sono propri, tale genialità. Esiste nelle menti dei nostri studenti l'idea che la creatività sia un'azione del tutto intuitiva un'espressione inattesa della nostra personalità, è convinzione diffusa che basti prendere la matita e un foglio di carta o accedere ad un programma grafico o di modellazione perché segni, immagini, forme, fluiscono esprimendo il talento del designer. È opinione comune che il disegno sia uno strumento del tutto passivo nelle mani espressive del genio. Questa idea comporta un rapporto con il progetto alquanto particolare, la cultura contemporanea ha demolito il concetto di bellezza oggettiva, di conseguenza la creatività viene sempre più espressa come capriccio, spesso incomprensibile ai più, che trova come giudice della sua correttezza espressiva o il solo autore o una cerchia più o meno ristretta di critici che assumono il compito di giudicare e di spiegare agli altri il valore del genio, di nuovo confondendo il genio con la creatività. Non volendo entrare nel merito dell'esistenza o meno della genialità, ma comunque affermando che esiste una differenza tra genialità e creatività noi siamo convinti che questa seconda possa essere stimolata e chiaramente espressa attraverso strumenti che vedono il disegno come protagonista attivo nella costruzione del progetto. Il compito più difficile per noi insegnanti di disegno è convincere lo studente che il progetto è il disegno e che il disegno è il progetto. Il disegno e il progetto vivono lo stesso tempo creativo e sono talmente legati l'uno con l'atro da non poterli distinguere. Un dialogo serrato si istaura tra la mente del progettista e il disegno, il progettista propone un'immagine e questa suggerisce delle alternative; il progettista vaglia, seleziona, accetta, rifiuta; propone un segno e di nuovo questo, insieme agli altri segni, offre nuove possibili interpretazioni, collegamenti, considerazioni. Un dibattito in cui, al pensiero creativo, attivamente risponde il disegno con le sue proposte, un palleggiare continuo che alla fine si concretizza nel progetto. Quindi il disegno e la creatività individuale trovano il giusto equilibrio e si esprimono nel fatto compiuto della forma.

La didattica del disegno nei corsi di laurea in design / Casale, Andrea. - (2009), pp. 52-60. (Intervento presentato al convegno La didattica del disegno nei corsi di laurea in design tenutosi a Milano nel 27 maggio 2009).

La didattica del disegno nei corsi di laurea in design

CASALE, Andrea
2009

Abstract

Noi di disegno ci troviamo a combattere una battaglia con un nemico che ha radici molto profonde e che la cultura contemporanea ha fortificato. Questo nemico ha due volti: il primo è la convinzione che la creatività sia sinonimo di genialità e che quindi sia un dono elargito dalla dea fortuna; il secondo è che il disegno serva esclusivamente a esporre, a rendere manifesta, attraverso gli strumenti che gli sono propri, tale genialità. Esiste nelle menti dei nostri studenti l'idea che la creatività sia un'azione del tutto intuitiva un'espressione inattesa della nostra personalità, è convinzione diffusa che basti prendere la matita e un foglio di carta o accedere ad un programma grafico o di modellazione perché segni, immagini, forme, fluiscono esprimendo il talento del designer. È opinione comune che il disegno sia uno strumento del tutto passivo nelle mani espressive del genio. Questa idea comporta un rapporto con il progetto alquanto particolare, la cultura contemporanea ha demolito il concetto di bellezza oggettiva, di conseguenza la creatività viene sempre più espressa come capriccio, spesso incomprensibile ai più, che trova come giudice della sua correttezza espressiva o il solo autore o una cerchia più o meno ristretta di critici che assumono il compito di giudicare e di spiegare agli altri il valore del genio, di nuovo confondendo il genio con la creatività. Non volendo entrare nel merito dell'esistenza o meno della genialità, ma comunque affermando che esiste una differenza tra genialità e creatività noi siamo convinti che questa seconda possa essere stimolata e chiaramente espressa attraverso strumenti che vedono il disegno come protagonista attivo nella costruzione del progetto. Il compito più difficile per noi insegnanti di disegno è convincere lo studente che il progetto è il disegno e che il disegno è il progetto. Il disegno e il progetto vivono lo stesso tempo creativo e sono talmente legati l'uno con l'atro da non poterli distinguere. Un dialogo serrato si istaura tra la mente del progettista e il disegno, il progettista propone un'immagine e questa suggerisce delle alternative; il progettista vaglia, seleziona, accetta, rifiuta; propone un segno e di nuovo questo, insieme agli altri segni, offre nuove possibili interpretazioni, collegamenti, considerazioni. Un dibattito in cui, al pensiero creativo, attivamente risponde il disegno con le sue proposte, un palleggiare continuo che alla fine si concretizza nel progetto. Quindi il disegno e la creatività individuale trovano il giusto equilibrio e si esprimono nel fatto compiuto della forma.
2009
9788838743993
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/378769
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