Le sociologie invisibili

Il saggio illustra come in Italia quello del riconoscimento della rilevanza pratica e dell’utilità delle conoscenze sociologiche sia ancora un problema aperto, in un quadro di generale debolezza di tutti i lavoratori della conoscenza, sia nella società, che nel mercato del lavoro. In ogni modo, oltre le “sociologie visibili”, che sono quelle “ufficiali” e “legittime”, che trovano principalmente posto nel mondo accademico e nel Servizio Sanitario Nazionale, unica realtà lavorativa ove esiste il profilo professionale di “sociologo”, emergono altre sociologie, che definiamo “invisibili”, perché non riconosciute in specifici profili professionali, anche se di fatto danno apporti, spesso significativi, in molte organizzazioni e luoghi di lavoro, sia nel settore pubblico, che nel privato, andando alcune volte in conflitto con i “saperi legittimi” di quelle organizzazioni, ma riuscendo talora, proprio per il fatto di essere meno riconosciute e valutate, ad avere più facilmente “accesso al campo” in determinati contesti, anche vicini al potere. Ben diversa è la condizione della sociologia negli Stati Uniti, immersa sin dalle origini in una prospettiva pragmatica di “soluzione delle crisi”, tanto di “integrazione sistemica”, che di “integrazione sociale”, di volta in volta emergenti nella società ed in cui la legittimazione dei saperi sociologici si è raggiunta e tenuta viva nei decenni a più riprese, grazie ad una rinnovata capacità di comprendere i fenomeni sociali e suggerire agli attori politici ed economici modi concreti per intervenire, facendosi carico delle istanze ritenute di volta in volta più urgenti ed attuali, non ultime oggi le grandi catastrofi naturali e il terrorismo.