Le costruzioni esistenti in muratura presentano talvolta strutture con muri ortogonali fra loro adiacenti ma non ammorsati convenientemente. In caso di necessità di adeguamento sismico, può risultare utile accoppiare tali muri per aumentarne la rigidezza e la resistenza rispetto alle azioni orizzontali. Infatti, qualora il semplice consolidamento della muratura nel piano non sia sufficiente, l’accoppiamento dei muri può evitare di dover ricorrere all’inserimento di nuovi elementi strutturali. Un ulteriore vantaggio è poi rappresentato dall’incremento di stabilità dei singoli muri alle azioni trasversali. In passato, interventi di questo tipo sono stati realizzati mediante l’impiego di iniezioni di malte cementizie o resine, armate con barre metalliche, che attraversano un muro trasversalmente e penetrano in profondità ancorandosi longitudinalmente nel secondo. Peraltro, tali interventi disturbano notevolmente la struttura muraria intima, arrivando anche a disgregarla localmente nella fase della perforazione, pur legandola di nuovo con la malta. Si è quindi studiato e sperimentato un metodo di ammorsatura non distruttivo per il collegamento di due muri a T, operato con barrette sottili ( 5 ÷ 10 mm) di polimero rinforzato con fibra aramidica, che: a) attraversano in fori il muro “di ala”, secondo una inclinazione di ± 45°, b) si ancorano sulla faccia esterna di questo e lungo le superfici laterali del muro “di anima” mediante sfioccamento delle fibre e loro incollaggio sulla superficie muraria. Il metodo, se dall’analisi strutturale risulta sufficiente il sistema dei muri collegati, permette di sfruttare i muri esistenti, senza aggiungerne di altri con le rispettive fondazioni. Il programma delle prove comprende 3 muri già testati e altri 3 in fase di validazione sperimentale. I campioni sono pannelli di muro alti circa 2 m, con due ali alle testate, realizzati in muratura a una testa. Essi sono stati sottoposti a prove quasi-statiche, con un carico verticale fisso e carico laterale alternato con cicli di ampiezza crescente. Le prove condotte sul primo gruppo di campioni dimostrano l’efficacia della soluzione proposta, mentre i modelli analitici sviluppati in questa fase forniscono una buona stima degli incrementi di capacità flessionale.

Solidarizzazione di Muri Ortogonali tramite Barrette di AFRP: Modelli Analitici di Capacità e Riscontri Sperimentali / Vailati, Marco; Menegotto, Marco; Monti, G.. - STAMPA. - (2010).

Solidarizzazione di Muri Ortogonali tramite Barrette di AFRP: Modelli Analitici di Capacità e Riscontri Sperimentali

VAILATI, MARCO;MENEGOTTO, Marco;MONTI G.
2010

Abstract

Le costruzioni esistenti in muratura presentano talvolta strutture con muri ortogonali fra loro adiacenti ma non ammorsati convenientemente. In caso di necessità di adeguamento sismico, può risultare utile accoppiare tali muri per aumentarne la rigidezza e la resistenza rispetto alle azioni orizzontali. Infatti, qualora il semplice consolidamento della muratura nel piano non sia sufficiente, l’accoppiamento dei muri può evitare di dover ricorrere all’inserimento di nuovi elementi strutturali. Un ulteriore vantaggio è poi rappresentato dall’incremento di stabilità dei singoli muri alle azioni trasversali. In passato, interventi di questo tipo sono stati realizzati mediante l’impiego di iniezioni di malte cementizie o resine, armate con barre metalliche, che attraversano un muro trasversalmente e penetrano in profondità ancorandosi longitudinalmente nel secondo. Peraltro, tali interventi disturbano notevolmente la struttura muraria intima, arrivando anche a disgregarla localmente nella fase della perforazione, pur legandola di nuovo con la malta. Si è quindi studiato e sperimentato un metodo di ammorsatura non distruttivo per il collegamento di due muri a T, operato con barrette sottili ( 5 ÷ 10 mm) di polimero rinforzato con fibra aramidica, che: a) attraversano in fori il muro “di ala”, secondo una inclinazione di ± 45°, b) si ancorano sulla faccia esterna di questo e lungo le superfici laterali del muro “di anima” mediante sfioccamento delle fibre e loro incollaggio sulla superficie muraria. Il metodo, se dall’analisi strutturale risulta sufficiente il sistema dei muri collegati, permette di sfruttare i muri esistenti, senza aggiungerne di altri con le rispettive fondazioni. Il programma delle prove comprende 3 muri già testati e altri 3 in fase di validazione sperimentale. I campioni sono pannelli di muro alti circa 2 m, con due ali alle testate, realizzati in muratura a una testa. Essi sono stati sottoposti a prove quasi-statiche, con un carico verticale fisso e carico laterale alternato con cicli di ampiezza crescente. Le prove condotte sul primo gruppo di campioni dimostrano l’efficacia della soluzione proposta, mentre i modelli analitici sviluppati in questa fase forniscono una buona stima degli incrementi di capacità flessionale.
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