Glissant sostiene che “lo scrittore contemporaneo, lo scrittore moderno non è monolingue, anche se conosce una sola lingua, perché scrive in presenza di tutte le lingue” : questo è ancora più vero quando ci troviamo davanti a testi scritti da autori di madrelingua creola , come quelli che provengono dall’ Arcipelago di Capo Verde. Questo sparuto arcipelago (4033 km2, 405.000 ab.ca.), che si situa a circa 500 Km dalle coste del Senegal, è costituito da dieci isole, divise a loro volta in due grandi distretti: Barlavento a nord, di cui fanno parte le isole di Boavista, Sal, São Nicolau, Santa Luzia (l’unica disabitata), São Vicente e Santo Antão e Sotavento a sud, di cui fanno parte le isole di Brava, Fogo, Santiago e Maio; ed appartiene, con le Azzorre, Madeira e le Canarie, alla Macaronesia. Fin dall’inizio della colonizzazione delle isole, che, secondo i documenti ufficiali, prese avvio già nel 1462, dapprima lentamente, poi sempre più decisamente con l’aumento di richiesta degli schiavi, i Portoghesi erano sempre stati in scarso numero; ma Capo Verde non era solo un importante luogo di passaggio della tratta degli schiavi: alcuni dei Portoghesi vi si stanziavano per lavorare nell’agricoltura e nell’allevamento. Ciò portò ben presto ad un fenomeno di fusione razziale abbastanza profonda. Il frutto principale di questo fenomeno, da un punto di vista culturale, fu di certo quello linguistico, ovvero la nascita e lo sviluppo di una lingua creola capoverdiana. La nascita della lingua creola si verificò per un caso estremo e problematico di variazione diatopica e le lingue creole, romanze e non romanze , sembrano costituire una categoria linguistica ben individuata. Tutte hanno una grammatica molto semplificata, tendenzialmente di tipo isolante (lingue in cui ogni parola corrisponde a un solo morfema). Caratteristica è, in particolare, la morfologia verbale: il tempo e l’aspetto sono espressi non da desinenze, ma da particelle che precedono il morfema lessicale del verbo. Nei diversi tipi di lingua creola cambiano le particelle, ma il sistema è analogo. Il lessico è formato per la maggior parte da parole di lingua europea, anche se modificate nella forma, e quindi è differente da un creolo all’altro, ma le forme grammaticali presentano somiglianze o almeno analogie sorprendenti, che non sembrano in relazione con la lingua europea di base. Di norma, il creolo non è effimero né limitato necessariamente a comunicazioni semplici; esso però può accrescere o diminuire facilmente l’incidenza della lingua di base e, al limite, può essere riassorbito da quella. Le lingue creole nascono dalla mediazione tra gruppi europei e gruppi africani o asiatici, a loro volta in genere misti: considerarle come generate dalla lingua romanza, di cui portano il nome (il creolo di Capo Verde come neo-portoghese, così come il portoghese è neo-latino), non è possibile, perché i due processi di formazione sono del tutto diversi. Ma considerare i creoli come il risultato di mescolanza linguistica, come si usava un tempo, è pure inadeguato, perché l’apporto delle lingue non europee risulta modestissimo. I creoli impongono dunque la riconsiderazione di principi fondamentali della linguistica.

Capo Verde e la narrativa creola / Medaglia, Francesca. - In: IL CAVALLO DI CAVALCANTI. - ISSN 1971-5374. - STAMPA. - 5:(2010), pp. 99-105.

Capo Verde e la narrativa creola

MEDAGLIA, Francesca
2010

Abstract

Glissant sostiene che “lo scrittore contemporaneo, lo scrittore moderno non è monolingue, anche se conosce una sola lingua, perché scrive in presenza di tutte le lingue” : questo è ancora più vero quando ci troviamo davanti a testi scritti da autori di madrelingua creola , come quelli che provengono dall’ Arcipelago di Capo Verde. Questo sparuto arcipelago (4033 km2, 405.000 ab.ca.), che si situa a circa 500 Km dalle coste del Senegal, è costituito da dieci isole, divise a loro volta in due grandi distretti: Barlavento a nord, di cui fanno parte le isole di Boavista, Sal, São Nicolau, Santa Luzia (l’unica disabitata), São Vicente e Santo Antão e Sotavento a sud, di cui fanno parte le isole di Brava, Fogo, Santiago e Maio; ed appartiene, con le Azzorre, Madeira e le Canarie, alla Macaronesia. Fin dall’inizio della colonizzazione delle isole, che, secondo i documenti ufficiali, prese avvio già nel 1462, dapprima lentamente, poi sempre più decisamente con l’aumento di richiesta degli schiavi, i Portoghesi erano sempre stati in scarso numero; ma Capo Verde non era solo un importante luogo di passaggio della tratta degli schiavi: alcuni dei Portoghesi vi si stanziavano per lavorare nell’agricoltura e nell’allevamento. Ciò portò ben presto ad un fenomeno di fusione razziale abbastanza profonda. Il frutto principale di questo fenomeno, da un punto di vista culturale, fu di certo quello linguistico, ovvero la nascita e lo sviluppo di una lingua creola capoverdiana. La nascita della lingua creola si verificò per un caso estremo e problematico di variazione diatopica e le lingue creole, romanze e non romanze , sembrano costituire una categoria linguistica ben individuata. Tutte hanno una grammatica molto semplificata, tendenzialmente di tipo isolante (lingue in cui ogni parola corrisponde a un solo morfema). Caratteristica è, in particolare, la morfologia verbale: il tempo e l’aspetto sono espressi non da desinenze, ma da particelle che precedono il morfema lessicale del verbo. Nei diversi tipi di lingua creola cambiano le particelle, ma il sistema è analogo. Il lessico è formato per la maggior parte da parole di lingua europea, anche se modificate nella forma, e quindi è differente da un creolo all’altro, ma le forme grammaticali presentano somiglianze o almeno analogie sorprendenti, che non sembrano in relazione con la lingua europea di base. Di norma, il creolo non è effimero né limitato necessariamente a comunicazioni semplici; esso però può accrescere o diminuire facilmente l’incidenza della lingua di base e, al limite, può essere riassorbito da quella. Le lingue creole nascono dalla mediazione tra gruppi europei e gruppi africani o asiatici, a loro volta in genere misti: considerarle come generate dalla lingua romanza, di cui portano il nome (il creolo di Capo Verde come neo-portoghese, così come il portoghese è neo-latino), non è possibile, perché i due processi di formazione sono del tutto diversi. Ma considerare i creoli come il risultato di mescolanza linguistica, come si usava un tempo, è pure inadeguato, perché l’apporto delle lingue non europee risulta modestissimo. I creoli impongono dunque la riconsiderazione di principi fondamentali della linguistica.
2010
CAPO VERDE; NARRATIVA; CREOLO; CREOLIZZAZIONE; GLISSANT
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Capo Verde e la narrativa creola / Medaglia, Francesca. - In: IL CAVALLO DI CAVALCANTI. - ISSN 1971-5374. - STAMPA. - 5:(2010), pp. 99-105.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/344874
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