Un numero crescente di studiosi è orientate ad interpretare la debole performance dell’economia italiana come conseguenza di un processo di declino strutturale evidenziatosi a partire soprattutto dai primi anni Novanta. Tale visione trova sostegno nel trend sfavorevole di vari indicatori: il Pil reale pro capite, la produttività del lavoro, la produttività totale dei fattori, la competitività internazionale misurata sulla base sia delle esportazioni nette che degli investimenti diretti esteri. La performance dell’economia italiana si è andata deteriorando nel corso degli ultimi dieci-quindici anni non solo rispetto agli Stati Uniti ed alla media degli altri paesi industrializzati, ma anche rispetto alla media dei paesi appartenenti all’area dell’euro. La tesi del declino dell’economia italiana sembra trovare sostegno anche nelle elaborazioni di alcuni complessi indicatori di competitività internazionale che confrontano le potenzialità di crescita dei vari paesi in una prospettiva di medio-lungo periodo. Tra le principali debolezze strutturali che sono alla base della decelerazione della crescita della produttività e del prodotto potenziale dell’Italia figurano la scarsa attività di ricerca e innovazione e la carenza di capitale umano, rispetto agli altri paesi industrializzati. Questi due fattori, a loro volta, sono in larga misura riconducibili alla dimensione mediamente assai ridotta delle imprese nazionali, alla diffusa presenza di barriere all’ingresso di nuove imprese nel sistema produttivo, ad alcune rigidità sul mercato del lavoro. I fattori di debolezza strutturale sottostanti alla stagnazione della produttività ed rallentamento della crescita hanno esercitato il loro impatto negativo, oltre che ponendosi come ostacolo agli investimenti in conoscenza e in istruzione e formazione, anche attraverso altre modalità. In proposito, va ricordato il ruolo negativo esercitato dalla carenza di infrastrutture pubbliche presente in molti settori. Tra i principali fattori che hanno concorso a penalizzare la dinamica dell’economia italiana va infine ricordata l’inadeguatezza del suo assetto istituzionale in senso lato. Vi è diffusa consapevolezza sul fatto che il rilancio della crescita in Italia richieda un ampio programma di riforme strutturali che coinvolga i mercati dei prodotti, i mercati finanziari ed il mercato del lavoro come pure l’assetto istituzionale pubblico. Tuttavia, per una serie di ragioni indagate in questo lavoro, la concreta praticabilità di un programma del genere, in un orizzonte temporale ravvicinato, appare assai dubbia.

Il declino economico dell'Italia: i termini del dibattito / Milone, Luciano Marcello. - In: MERIDIANA. - ISSN 0394-4115. - 54:(2006), pp. 63-88.

Il declino economico dell'Italia: i termini del dibattito

MILONE, Luciano Marcello
2006

Abstract

Un numero crescente di studiosi è orientate ad interpretare la debole performance dell’economia italiana come conseguenza di un processo di declino strutturale evidenziatosi a partire soprattutto dai primi anni Novanta. Tale visione trova sostegno nel trend sfavorevole di vari indicatori: il Pil reale pro capite, la produttività del lavoro, la produttività totale dei fattori, la competitività internazionale misurata sulla base sia delle esportazioni nette che degli investimenti diretti esteri. La performance dell’economia italiana si è andata deteriorando nel corso degli ultimi dieci-quindici anni non solo rispetto agli Stati Uniti ed alla media degli altri paesi industrializzati, ma anche rispetto alla media dei paesi appartenenti all’area dell’euro. La tesi del declino dell’economia italiana sembra trovare sostegno anche nelle elaborazioni di alcuni complessi indicatori di competitività internazionale che confrontano le potenzialità di crescita dei vari paesi in una prospettiva di medio-lungo periodo. Tra le principali debolezze strutturali che sono alla base della decelerazione della crescita della produttività e del prodotto potenziale dell’Italia figurano la scarsa attività di ricerca e innovazione e la carenza di capitale umano, rispetto agli altri paesi industrializzati. Questi due fattori, a loro volta, sono in larga misura riconducibili alla dimensione mediamente assai ridotta delle imprese nazionali, alla diffusa presenza di barriere all’ingresso di nuove imprese nel sistema produttivo, ad alcune rigidità sul mercato del lavoro. I fattori di debolezza strutturale sottostanti alla stagnazione della produttività ed rallentamento della crescita hanno esercitato il loro impatto negativo, oltre che ponendosi come ostacolo agli investimenti in conoscenza e in istruzione e formazione, anche attraverso altre modalità. In proposito, va ricordato il ruolo negativo esercitato dalla carenza di infrastrutture pubbliche presente in molti settori. Tra i principali fattori che hanno concorso a penalizzare la dinamica dell’economia italiana va infine ricordata l’inadeguatezza del suo assetto istituzionale in senso lato. Vi è diffusa consapevolezza sul fatto che il rilancio della crescita in Italia richieda un ampio programma di riforme strutturali che coinvolga i mercati dei prodotti, i mercati finanziari ed il mercato del lavoro come pure l’assetto istituzionale pubblico. Tuttavia, per una serie di ragioni indagate in questo lavoro, la concreta praticabilità di un programma del genere, in un orizzonte temporale ravvicinato, appare assai dubbia.
2006
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il declino economico dell'Italia: i termini del dibattito / Milone, Luciano Marcello. - In: MERIDIANA. - ISSN 0394-4115. - 54:(2006), pp. 63-88.
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