Il significativo gruppo di porte bronzee realizzate negli atelier di Costantinopoli e indi giunte in Italia centro-meridionale a partire dagli anni sessanta dell’XI secolo si rivela segno del favore crescente mostrato da una ben precisa e nota committenza per tali manufatti dell’arte fusoria bizantina. Concentrate in poco più di un quarantennio, da quella del duomo di Amalfi (1060) ai battenti offerti da Leone da Molino a S. Marco di Venezia (1112), le porte bizantine d’Italia costituiscono un insieme uniforme e ben caratterizzato. In aree geografiche ben più vicine alla capitale dell’impero analoghi prodotti artistici continuavano come in passato a decorare edifici ecclesiastici, dimore laiche e palazzi. Tuttavia, il numero degli esemplari conservati nell’odierno territorio ellenico, tutti di epoca medio e tardo bizantina, è non solo di gran lunga inferiore al corpus italiano ed europeo in genere ma anche di più difficile collocazione cronologica. Oltre a ciò, delle singole porte si ignora nella quasi totalità dei casi la bottega creatrice, il luogo di messa in opera originaria, nonché, spesso, il contesto sociale e politico della committenza. Si dovrà pertanto procedere con i pochi dati a nostra disposizione lungo un percorso per molti versi assai discontinuo. Gli esemplari che verranno in questa sede illustrati hanno però un comune denominatore: sono, cioè, tutti pertinenti a complessi monastici. Allo stato attuale delle conoscenze, inoltre, non si registra alcun caso di provenienza da edifici di carattere laico.
Le porte bizantine in Grecia / Taddei, Alessandro. - STAMPA. - (2009), pp. 523-564. (Intervento presentato al convegno Le porte del Paradiso. Arte e tecnologia bizantina tra Italia e Mediterraneo XI-XII secolo tenutosi a Roma nel 6-7 dicembre 2006).
Le porte bizantine in Grecia
TADDEI, ALESSANDRO
2009
Abstract
Il significativo gruppo di porte bronzee realizzate negli atelier di Costantinopoli e indi giunte in Italia centro-meridionale a partire dagli anni sessanta dell’XI secolo si rivela segno del favore crescente mostrato da una ben precisa e nota committenza per tali manufatti dell’arte fusoria bizantina. Concentrate in poco più di un quarantennio, da quella del duomo di Amalfi (1060) ai battenti offerti da Leone da Molino a S. Marco di Venezia (1112), le porte bizantine d’Italia costituiscono un insieme uniforme e ben caratterizzato. In aree geografiche ben più vicine alla capitale dell’impero analoghi prodotti artistici continuavano come in passato a decorare edifici ecclesiastici, dimore laiche e palazzi. Tuttavia, il numero degli esemplari conservati nell’odierno territorio ellenico, tutti di epoca medio e tardo bizantina, è non solo di gran lunga inferiore al corpus italiano ed europeo in genere ma anche di più difficile collocazione cronologica. Oltre a ciò, delle singole porte si ignora nella quasi totalità dei casi la bottega creatrice, il luogo di messa in opera originaria, nonché, spesso, il contesto sociale e politico della committenza. Si dovrà pertanto procedere con i pochi dati a nostra disposizione lungo un percorso per molti versi assai discontinuo. Gli esemplari che verranno in questa sede illustrati hanno però un comune denominatore: sono, cioè, tutti pertinenti a complessi monastici. Allo stato attuale delle conoscenze, inoltre, non si registra alcun caso di provenienza da edifici di carattere laico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.