Il saggio esplorale molteplici rappresentazioni della maternità nell’opera di Grace Paley, sullo sfondo delle varie elaborazioni teoriche: femministe, psicoanalitiche, filosofiche, sociologiche, politiche. Il tema della maternità, esperienza profondamente personale e al contempo istituzione sociale, a causa delle sue radici biologiche, è uno degli argomenti più controversi, ambivalenti e difficili da trattare anche per le teorie femministe, tanto che tra maternità e femminismo esiste una relazione complessa. Questi aspetti controversi e ambivalenti sono uno dei nodi nella “poetica politica” di Grace Paley. Nei suoi scritti - racconti, poesie, saggi - Grace Paley si pone di fronte alla maternità con ironia e leggerezza, andando dritta al cuore di alcune contraddizioni ancora irrisolte, spesso con sorprendente anticipazione sui tempi del dibattito. La sua opera è popolata di madri immerse nelle loro contraddizioni, madri in lotta per esprimere la propria soggettività, mentre gli stereotipi che accompagnano la figura materna – l’onnipotenza ma anche il suo contrario, la vulnerabilità – vengono decostruiti attraverso l’ironia. Un nodo centrale nella condizione di madre che Grace Paley affronta nei suoi scritti è, infatti, come sia possibile comporre le esigenze inconciliabili delle madri, divise tra prendersi cura dei figli e il proprio desiderio di autorealizzazione. Prendersi cura dei figli comporta, a sua volta, la difficile ricerca di equilibrio tra due polarità: protezione e liberalità nei riguardi dei figli, tra il bisogno di garantire loro sicurezza e la necessità di lasciare che si conquistino la loro autonomia nel mondo. Il compito più arduo e impegnativo delle madri è proprio quello di trovare un giusto equilibrio tra responsabilità e riconoscimento della soggettività dell’altro/a come individui separati e stabilire equilibrati confini. Tuttavia il confine tra prendersi cura dei figli e l’autorealizzazione è labile, sono due esigenze in equilibrio instabile: il desiderio di proteggere i figli si intreccia e si scontra con l’aspirazione delle madri alla propria realizzazione. L’immagine che chiude il racconto “Un tema d’Infanzia” è particolarmente significativa. La narratrice Faith,dopo aver dopo aver litigato con il compagno, invita i figli ad andare a giocare fuori di casa, nel disperato tentativo di ricavarsi uno spazio per affrontare i suoi problemi e fare i conti con la tristezza. Ma sin all’inizio del racconto, tra lei e questa aspirazione si frappongono le fantasie regressive di Anthony, il figlio minore. Il racconto si chiude con l’immagine di Anthony che, in grembo a Faith, posa la mano sul suo seno. Attraverso le dita cicciottelle il sole disegna delle sbarre che imprigionano il cuore della madre il quale, nonostante la reclusione, continua a palpitare. Attraverso questa immagine di simbiosi e di mutua protezione e controllo, Grace Paley si interroga sulla conflittualità dei sentimenti che convivono nella maternità e suggerisce come la pratica materna sia una esperienza ricca proprio grazie alle ambivalenze e alla conseguente difficoltà di tracciare confini tra il Sé e l’altro, tra madri e figli/e. La maternità è quello spazio che consente la convivenza di sentimenti contraddittori, come amore e risentimento, disponibilità e restrizione, fusione e separazione. Maternità, dunque, come spazio in cui è possibile godere di quell’amore che chiude, costringe ma che allo stesso tempo, se ben calibrato, apre al mondo, accoglie. In questo modo, la parola poetica di Grace Paley si può permettere il lusso delle contraddizioni, riuscendo a evocare una convivenza di conflitti, ambiguità e lacerazioni che non avrebbero diritto di cittadinanza in un contesto teorico, che richiederebbe coerenza: “Lo tenni così e lo cullai. Lo ninnai. Chiusi gli occhi e appoggiai il mento sulla sua testa scura. Ma il sole nel suo corso emerse tra i serbatoi d’acqua degli edifici del centro e all’improvviso splendette luminoso su di me. Allora tra i ditini grassi di mio figlio,sotterrato per sempre, come un re bianco e nero rinchiuso ad Alcatraz, il mio cuore si accese a strisce”.

"'Avevo promesso ai bambini di far finire la guerra prima che diventassero grandi': donne, amiche e madri nell’universo narrativo di Grace Paley" / Accardo, Anna Lucia. - In: ÁCOMA. - ISSN 1122-6218. - STAMPA. - 35:(2008), pp. 37-47.

"'Avevo promesso ai bambini di far finire la guerra prima che diventassero grandi': donne, amiche e madri nell’universo narrativo di Grace Paley"

ACCARDO, Anna Lucia
2008

Abstract

Il saggio esplorale molteplici rappresentazioni della maternità nell’opera di Grace Paley, sullo sfondo delle varie elaborazioni teoriche: femministe, psicoanalitiche, filosofiche, sociologiche, politiche. Il tema della maternità, esperienza profondamente personale e al contempo istituzione sociale, a causa delle sue radici biologiche, è uno degli argomenti più controversi, ambivalenti e difficili da trattare anche per le teorie femministe, tanto che tra maternità e femminismo esiste una relazione complessa. Questi aspetti controversi e ambivalenti sono uno dei nodi nella “poetica politica” di Grace Paley. Nei suoi scritti - racconti, poesie, saggi - Grace Paley si pone di fronte alla maternità con ironia e leggerezza, andando dritta al cuore di alcune contraddizioni ancora irrisolte, spesso con sorprendente anticipazione sui tempi del dibattito. La sua opera è popolata di madri immerse nelle loro contraddizioni, madri in lotta per esprimere la propria soggettività, mentre gli stereotipi che accompagnano la figura materna – l’onnipotenza ma anche il suo contrario, la vulnerabilità – vengono decostruiti attraverso l’ironia. Un nodo centrale nella condizione di madre che Grace Paley affronta nei suoi scritti è, infatti, come sia possibile comporre le esigenze inconciliabili delle madri, divise tra prendersi cura dei figli e il proprio desiderio di autorealizzazione. Prendersi cura dei figli comporta, a sua volta, la difficile ricerca di equilibrio tra due polarità: protezione e liberalità nei riguardi dei figli, tra il bisogno di garantire loro sicurezza e la necessità di lasciare che si conquistino la loro autonomia nel mondo. Il compito più arduo e impegnativo delle madri è proprio quello di trovare un giusto equilibrio tra responsabilità e riconoscimento della soggettività dell’altro/a come individui separati e stabilire equilibrati confini. Tuttavia il confine tra prendersi cura dei figli e l’autorealizzazione è labile, sono due esigenze in equilibrio instabile: il desiderio di proteggere i figli si intreccia e si scontra con l’aspirazione delle madri alla propria realizzazione. L’immagine che chiude il racconto “Un tema d’Infanzia” è particolarmente significativa. La narratrice Faith,dopo aver dopo aver litigato con il compagno, invita i figli ad andare a giocare fuori di casa, nel disperato tentativo di ricavarsi uno spazio per affrontare i suoi problemi e fare i conti con la tristezza. Ma sin all’inizio del racconto, tra lei e questa aspirazione si frappongono le fantasie regressive di Anthony, il figlio minore. Il racconto si chiude con l’immagine di Anthony che, in grembo a Faith, posa la mano sul suo seno. Attraverso le dita cicciottelle il sole disegna delle sbarre che imprigionano il cuore della madre il quale, nonostante la reclusione, continua a palpitare. Attraverso questa immagine di simbiosi e di mutua protezione e controllo, Grace Paley si interroga sulla conflittualità dei sentimenti che convivono nella maternità e suggerisce come la pratica materna sia una esperienza ricca proprio grazie alle ambivalenze e alla conseguente difficoltà di tracciare confini tra il Sé e l’altro, tra madri e figli/e. La maternità è quello spazio che consente la convivenza di sentimenti contraddittori, come amore e risentimento, disponibilità e restrizione, fusione e separazione. Maternità, dunque, come spazio in cui è possibile godere di quell’amore che chiude, costringe ma che allo stesso tempo, se ben calibrato, apre al mondo, accoglie. In questo modo, la parola poetica di Grace Paley si può permettere il lusso delle contraddizioni, riuscendo a evocare una convivenza di conflitti, ambiguità e lacerazioni che non avrebbero diritto di cittadinanza in un contesto teorico, che richiederebbe coerenza: “Lo tenni così e lo cullai. Lo ninnai. Chiusi gli occhi e appoggiai il mento sulla sua testa scura. Ma il sole nel suo corso emerse tra i serbatoi d’acqua degli edifici del centro e all’improvviso splendette luminoso su di me. Allora tra i ditini grassi di mio figlio,sotterrato per sempre, come un re bianco e nero rinchiuso ad Alcatraz, il mio cuore si accese a strisce”.
2008
Stati Uniti – letteratura - maternità - Grace Paley
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
"'Avevo promesso ai bambini di far finire la guerra prima che diventassero grandi': donne, amiche e madri nell’universo narrativo di Grace Paley" / Accardo, Anna Lucia. - In: ÁCOMA. - ISSN 1122-6218. - STAMPA. - 35:(2008), pp. 37-47.
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/260
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact