La comorbidità tra spettro ansioso-depressivo e CHD (cardiovascular heart disease) ha generato e genera tuttora algoritmi diagnostici e terapeutici di non semplice soluzione. Ciò si è tradotto in possibili links di associazione atti a precisarne il meccanismo portante. Studi prospettici evidenziano che la presenza di depressione e ansia in pazienti post CHD aumenta la percentuale di morbilità e mortalità in un range tra il 5 e 35%, indipendentemente dalla condizione cardiaca (NYHA, Killip class) del soggetto in esame. Scarsa compliance alla terapia, mantenimento dei comportamenti a rischio, alterazione dell'equilibrio ormonale, modesto supporto sociale sono alcuni dei motivi più manifesti. Essendo un rapporto bidirezionale quello tra spettro AD (ansioso depressivo) e CHD, è fuor di dubbio soffermare l'attenzione sulla possibilità che depressione e ansia siano forieri di un evento cardiogeno patogeno indipendentemente dallo stato di salute del soggetto. La straordinaria valenza clinica di tale affermazione in termini preventivi, diagnostici e terapeutici ha perfezionato e aperto frontiere di conoscenza su entrambe le patologie sino a poter modificare l'approccio clinico del cardiologo e dello psichiatra al paziente. A tal proposito ci è sembrato opportuno riassumere i risultati di alcuni studi che hanno indagato l'impatto della depressione sia nella popolazione affetta da patologia cardiovascolare, che sulla popolazione libera da disturbi cardiovascolari, cercando di approfondire il significato prognostico e la gestione clinica dei disturbi depressivi in comorbidità con le malattie cardiovascolari e con lo scompenso cardiaco congestizio.
Depressione e malattie cardiovascolari / Patrizi, Barbara; Mazzarini, Lorenzo; Ruberto, Amedeo; Girardi, Paolo; Angeletti, Gloria; Tatarelli, Roberto. - In: CUORE E VASI. - ISSN 0391-8904. - 29:(2007), pp. 9-10.
Depressione e malattie cardiovascolari.
PATRIZI, BARBARA;MAZZARINI, LORENZO;RUBERTO, Amedeo;GIRARDI, Paolo;ANGELETTI, Gloria;TATARELLI, Roberto
2007
Abstract
La comorbidità tra spettro ansioso-depressivo e CHD (cardiovascular heart disease) ha generato e genera tuttora algoritmi diagnostici e terapeutici di non semplice soluzione. Ciò si è tradotto in possibili links di associazione atti a precisarne il meccanismo portante. Studi prospettici evidenziano che la presenza di depressione e ansia in pazienti post CHD aumenta la percentuale di morbilità e mortalità in un range tra il 5 e 35%, indipendentemente dalla condizione cardiaca (NYHA, Killip class) del soggetto in esame. Scarsa compliance alla terapia, mantenimento dei comportamenti a rischio, alterazione dell'equilibrio ormonale, modesto supporto sociale sono alcuni dei motivi più manifesti. Essendo un rapporto bidirezionale quello tra spettro AD (ansioso depressivo) e CHD, è fuor di dubbio soffermare l'attenzione sulla possibilità che depressione e ansia siano forieri di un evento cardiogeno patogeno indipendentemente dallo stato di salute del soggetto. La straordinaria valenza clinica di tale affermazione in termini preventivi, diagnostici e terapeutici ha perfezionato e aperto frontiere di conoscenza su entrambe le patologie sino a poter modificare l'approccio clinico del cardiologo e dello psichiatra al paziente. A tal proposito ci è sembrato opportuno riassumere i risultati di alcuni studi che hanno indagato l'impatto della depressione sia nella popolazione affetta da patologia cardiovascolare, che sulla popolazione libera da disturbi cardiovascolari, cercando di approfondire il significato prognostico e la gestione clinica dei disturbi depressivi in comorbidità con le malattie cardiovascolari e con lo scompenso cardiaco congestizio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.