Numerosi sono i fattori connessi all’ipertensione arteriosa noti in letteratura1; ad essi la ricerca recente affianca una serie di caratteristiche psicologiche, spesso presenti nel profilo degli ipertesi2, che consentirebbero di individuare le popolazioni maggiormente a rischio. In tale contesto, abbiamo cercato di valutare se alcuni tratti psicologici consentono di predire i valori e la variabilità della PA e della FC. Hanno partecipato alla ricerca 131 soggetti (età media anni 49+12.2, M/F=71/60) che hanno effettuato un monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa (MAPA) presso la 1a Clinica Medica del Policlinico Umberto I° di Roma.Sono state eseguite delle regressioni multiple (metodo stepwise) che hanno considerato come predittori l’Alessitimia, le Strategie di coping, la General self-efficacy, il Supporto sociale -nei punteggi parziali relativi alle sottoscale che misurano questi costrutti- l’Età, e come criteri i valori medi e la variabilità (CV) della PA sistolica, diastolica e della FC, nella veglia, nel sonno e nelle 24 ore.Oltre alle note relazioni con l’età , è emersa una relazione inversa tra coping d’evitamento e medie diurne della PA sistolica, che sembrerebbe indicare che l’allontanamento dalla situazione di distress consente di bilanciare la risposta cardiovascolare investendo in altre attività. Il Supporto sociale presenta sempre correlazioni dirette con la variabilità pressoria, e con i valori medi della FC, contrariamente ai dati noti; la presenza di una condizione relazionale non sembrerebbe, pertanto, risultare supportiva a prescindere dalla sua qualità3.La General self-efficacy presenta una relazione inversa con i valori medi della FC, confermata in letteratura4, nella sottoscala della Competenza, il che spiega come la percezione della propria efficacia nell’affrontare uno stressor possa ridurre la risposta fisiologica di stress.La relazione diretta registrata tra la Forza e i valori medi pressori notturni potrebbe essere spiegata dal fatto che l’efficacia personale nel far fronte agli ostacoli in generale e non ad uno stressor specifico, misurata da questa sottoscala, provoca un aumento generalizzato del livello di attivazione. La Difficoltàad identificare i sentimenti, sottoscala dell’ Alessitimia, presenta una relazione inversa con la variabilità della PA diastolica nelle 24 ore, come se la mancata consapevolezza dei propri stati emotivi trovasse invece espressione su di un piano corporeo e funzionale.
Determinanti psicologiche nella variabilità della pressione arteriosa (PA) e della frequenza cardiaca / Casagrande, Maria; Germano', Giuseppe Italo Walter; Benevento, M; Mingarelli, Alessandro; Montuori, C; Bertini, Mario. - In: IPERTENSIONE E PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE. - ISSN 1122-8601. - STAMPA. - 11:(2004), pp. 133-133.
Determinanti psicologiche nella variabilità della pressione arteriosa (PA) e della frequenza cardiaca.
CASAGRANDE, Maria;GERMANO', Giuseppe Italo Walter;MINGARELLI, alessandro;BERTINI, Mario
2004
Abstract
Numerosi sono i fattori connessi all’ipertensione arteriosa noti in letteratura1; ad essi la ricerca recente affianca una serie di caratteristiche psicologiche, spesso presenti nel profilo degli ipertesi2, che consentirebbero di individuare le popolazioni maggiormente a rischio. In tale contesto, abbiamo cercato di valutare se alcuni tratti psicologici consentono di predire i valori e la variabilità della PA e della FC. Hanno partecipato alla ricerca 131 soggetti (età media anni 49+12.2, M/F=71/60) che hanno effettuato un monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa (MAPA) presso la 1a Clinica Medica del Policlinico Umberto I° di Roma.Sono state eseguite delle regressioni multiple (metodo stepwise) che hanno considerato come predittori l’Alessitimia, le Strategie di coping, la General self-efficacy, il Supporto sociale -nei punteggi parziali relativi alle sottoscale che misurano questi costrutti- l’Età, e come criteri i valori medi e la variabilità (CV) della PA sistolica, diastolica e della FC, nella veglia, nel sonno e nelle 24 ore.Oltre alle note relazioni con l’età , è emersa una relazione inversa tra coping d’evitamento e medie diurne della PA sistolica, che sembrerebbe indicare che l’allontanamento dalla situazione di distress consente di bilanciare la risposta cardiovascolare investendo in altre attività. Il Supporto sociale presenta sempre correlazioni dirette con la variabilità pressoria, e con i valori medi della FC, contrariamente ai dati noti; la presenza di una condizione relazionale non sembrerebbe, pertanto, risultare supportiva a prescindere dalla sua qualità3.La General self-efficacy presenta una relazione inversa con i valori medi della FC, confermata in letteratura4, nella sottoscala della Competenza, il che spiega come la percezione della propria efficacia nell’affrontare uno stressor possa ridurre la risposta fisiologica di stress.La relazione diretta registrata tra la Forza e i valori medi pressori notturni potrebbe essere spiegata dal fatto che l’efficacia personale nel far fronte agli ostacoli in generale e non ad uno stressor specifico, misurata da questa sottoscala, provoca un aumento generalizzato del livello di attivazione. La Difficoltàad identificare i sentimenti, sottoscala dell’ Alessitimia, presenta una relazione inversa con la variabilità della PA diastolica nelle 24 ore, come se la mancata consapevolezza dei propri stati emotivi trovasse invece espressione su di un piano corporeo e funzionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.