Nei decenni più recenti il sistema bancario internazionale è stato oggetto di una continua evoluzione caratterizzata da un crescente dinamismo, che ha causato un sostanziale incremento del livello di “rischio” che le istituzioni creditizie si sono trovate ad affrontare, tanto a livello individuale che settoriale. L’incremento della volatilità dei principali fattori di rischio, quali i tassi d’interesse, i corsi azionari ed i tassi di cambio, congiuntamente alla crescente liberalizzazione dei mercati internazionali dei capitali, hanno portato ad un aumento della competitività nel settore bancario e ad una continua riduzione dei margini derivanti dall’attività bancaria tradizionale. Il processo di “disintermediazione”, dovuto sia alla sofistificazione finanziaria dei risparmiatori che al ricorso da parte delle imprese a forme alternative al credito bancario, ha determinato un assottigliamento del margine d’intermediazione dell’intero sistema creditizio. Questi effetti hanno portato le istituzioni creditizie a ricorrere alla diversificazione delle attività in grado di generare nuova redditività, producendo nondimeno problemi d’allocazione del capitale della banca fra i vari business e fra le varie unità. Inoltre, la necessità di allocare efficacemente il capitale ha reso indispensabile la misurazione della redditività e della performance dei business e delle unità per l’assorbimento del capitale stesso, rendendo necessario l’introduzione d’indicatori di redditività che includano un elemento di correzione in funzione del rischio assunto. Occorre considerare che, l’adozione e l’aumento della diffusione di strumenti “complessi”, ha richiesto l’adozione di metodologie di determinazione del rischio maggiormente accurate, facendo aumentare la rilevanza strategica di tale attività con l’ulteriore scopo di verificare puntualmente la coerenza del livello di rischio assunto con le scelte. Tali questioni hanno aumentato il livello d’attenzione delle autorità di vigilanza e generato concrete modifiche negli strumenti utilizzati per garantire un livello di patrimonializzazione coerente con il livello di rischio assunto. Attualmente, sia le istituzioni che gli intermediari finanziari dedicano notevoli risorse alla misurazione e gestione dei molteplici rischi derivanti dall’attività di intermediazione. Con il presente lavoro si vuole fissare l’attenzione su un’unica tipologia di rischio, quello di tasso di interesse, fornendo una chiave di lettura dei vari contributi che hanno affrontato l’argomento in concomitanza delle ultime indicazioni fornite dal Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria.
Principi per la gestione e la supervisione del rischio di tasso d'interesse nelle banche / Mango, Fabiomassimo. - In: SI.NA.DI.. - ISSN 1828-7239. - STAMPA. - 107/108:(2004), pp. 21-25.
Principi per la gestione e la supervisione del rischio di tasso d'interesse nelle banche
MANGO, Fabiomassimo
2004
Abstract
Nei decenni più recenti il sistema bancario internazionale è stato oggetto di una continua evoluzione caratterizzata da un crescente dinamismo, che ha causato un sostanziale incremento del livello di “rischio” che le istituzioni creditizie si sono trovate ad affrontare, tanto a livello individuale che settoriale. L’incremento della volatilità dei principali fattori di rischio, quali i tassi d’interesse, i corsi azionari ed i tassi di cambio, congiuntamente alla crescente liberalizzazione dei mercati internazionali dei capitali, hanno portato ad un aumento della competitività nel settore bancario e ad una continua riduzione dei margini derivanti dall’attività bancaria tradizionale. Il processo di “disintermediazione”, dovuto sia alla sofistificazione finanziaria dei risparmiatori che al ricorso da parte delle imprese a forme alternative al credito bancario, ha determinato un assottigliamento del margine d’intermediazione dell’intero sistema creditizio. Questi effetti hanno portato le istituzioni creditizie a ricorrere alla diversificazione delle attività in grado di generare nuova redditività, producendo nondimeno problemi d’allocazione del capitale della banca fra i vari business e fra le varie unità. Inoltre, la necessità di allocare efficacemente il capitale ha reso indispensabile la misurazione della redditività e della performance dei business e delle unità per l’assorbimento del capitale stesso, rendendo necessario l’introduzione d’indicatori di redditività che includano un elemento di correzione in funzione del rischio assunto. Occorre considerare che, l’adozione e l’aumento della diffusione di strumenti “complessi”, ha richiesto l’adozione di metodologie di determinazione del rischio maggiormente accurate, facendo aumentare la rilevanza strategica di tale attività con l’ulteriore scopo di verificare puntualmente la coerenza del livello di rischio assunto con le scelte. Tali questioni hanno aumentato il livello d’attenzione delle autorità di vigilanza e generato concrete modifiche negli strumenti utilizzati per garantire un livello di patrimonializzazione coerente con il livello di rischio assunto. Attualmente, sia le istituzioni che gli intermediari finanziari dedicano notevoli risorse alla misurazione e gestione dei molteplici rischi derivanti dall’attività di intermediazione. Con il presente lavoro si vuole fissare l’attenzione su un’unica tipologia di rischio, quello di tasso di interesse, fornendo una chiave di lettura dei vari contributi che hanno affrontato l’argomento in concomitanza delle ultime indicazioni fornite dal Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.