L’integrazione all’interno dei processi di pianificazione delle diverse modalità disciplinari di interpretare e progettare il paesaggio costituisce un fattore fondamentale di innovazione delle pratiche urbanistiche. Si tratta di una necessità più che di un’opportunità a fronte delle trasformazioni indotte dalla globalizzazione nelle relazioni sociali e nel territorio in cui sempre più impropria appare la compartimentazione tra città e non città, ovvero tra ciò che tradizionalmente ha segnato la differenziazione tra urbanistica e pianificazione del territorio. La tradizionale concezione estetico-culturale di tutela, l’approccio dell’ecologia del paesaggio, la nuova dimensione percettiva della Convenzione Europea, sono modalità di interpretazione-intervento attive nelle pratiche di pianificazione che danno spessore al concetto pur seguendo percorsi e impostazioni non necessariamente convergenti. Fare in modo che ci sia un’interazione virtuosa tra queste diverse modalità è un compito del planner di cui occorre però ripensare ruolo e collocazione. Non si tratta di pensare ad un nuovo paradigma pan-urbanista o pan-territorialista e nemmeno ad un nuovo specialista. Appare invece necessario strutturare nel metodo e negli strumenti l’approccio «dare to inquire» considerando come specifico problema la presenza nei processi di pianificazione di tecnici demiurghi o comunque depositari di presunte verità scientifiche.
Pianificare il paesaggio: problematiche di integrazione tra tradizione estetica, approccio ecologico, innovazione percettiva / Budoni, Alberto. - In: PLANUM. - ISSN 1723-0993. - (2010).
Pianificare il paesaggio: problematiche di integrazione tra tradizione estetica, approccio ecologico, innovazione percettiva.
BUDONI, Alberto
2010
Abstract
L’integrazione all’interno dei processi di pianificazione delle diverse modalità disciplinari di interpretare e progettare il paesaggio costituisce un fattore fondamentale di innovazione delle pratiche urbanistiche. Si tratta di una necessità più che di un’opportunità a fronte delle trasformazioni indotte dalla globalizzazione nelle relazioni sociali e nel territorio in cui sempre più impropria appare la compartimentazione tra città e non città, ovvero tra ciò che tradizionalmente ha segnato la differenziazione tra urbanistica e pianificazione del territorio. La tradizionale concezione estetico-culturale di tutela, l’approccio dell’ecologia del paesaggio, la nuova dimensione percettiva della Convenzione Europea, sono modalità di interpretazione-intervento attive nelle pratiche di pianificazione che danno spessore al concetto pur seguendo percorsi e impostazioni non necessariamente convergenti. Fare in modo che ci sia un’interazione virtuosa tra queste diverse modalità è un compito del planner di cui occorre però ripensare ruolo e collocazione. Non si tratta di pensare ad un nuovo paradigma pan-urbanista o pan-territorialista e nemmeno ad un nuovo specialista. Appare invece necessario strutturare nel metodo e negli strumenti l’approccio «dare to inquire» considerando come specifico problema la presenza nei processi di pianificazione di tecnici demiurghi o comunque depositari di presunte verità scientifiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.