«È all’esperienza estetica [...] che deve rifarsi il filosofo per comprendere che cos’è l’esperienza» . L’importanza di questa affermazione di Dewey può essere misurata se si tiene presente che “esperienza” è probabilmente la parola chiave della sua intera riflessione filosofica, pedagogica e politica. In Il mio credo pedagogico (1897), che anticipa molte tesi poi sviluppate nell’importante Democrazia ed educazione (1916), si dice per esempio che uno dei punti qualificanti del programma di «educazione attiva» è che «l’educazione deve essere concepita come una ricostruzione continua dell’esperienza; che il processo e il fine dell’educazione sono una sola e identica cosa» Eppure, l’idea di “esperienza estetica” è diventata sempre più sospetta e incerta: non tanto perché vale ancora, nel senso comune, la vecchia riduzione dell’esperienza estetica a esperienze di tipo estetistico, museale, o elitario, quanto perché essa, rimandando a processi di integrazione, di armonia, di equilibrio, sembra per ciò stesso di rimandare a qualcosa di lontano dalla condizione che da circa un secolo a oggi riconosciamo, per lo più, come nostra. Quali sono, dunque, i fattori che Dewey ritiene necessari affinché si dia un’esperienza estetica?

E'ancora possibile un'esperienza estetica? / Velotti, Stefano. - In: AESTHETICA. PRE-PRINT. - ISSN 0393-8522. - STAMPA. - 21:(2007), pp. 61-70. (Intervento presentato al convegno Esperienza estetica. A partire da John Dewey tenutosi a Palermo nel 23-24 novembre 2007).

E'ancora possibile un'esperienza estetica?

VELOTTI, Stefano
2007

Abstract

«È all’esperienza estetica [...] che deve rifarsi il filosofo per comprendere che cos’è l’esperienza» . L’importanza di questa affermazione di Dewey può essere misurata se si tiene presente che “esperienza” è probabilmente la parola chiave della sua intera riflessione filosofica, pedagogica e politica. In Il mio credo pedagogico (1897), che anticipa molte tesi poi sviluppate nell’importante Democrazia ed educazione (1916), si dice per esempio che uno dei punti qualificanti del programma di «educazione attiva» è che «l’educazione deve essere concepita come una ricostruzione continua dell’esperienza; che il processo e il fine dell’educazione sono una sola e identica cosa» Eppure, l’idea di “esperienza estetica” è diventata sempre più sospetta e incerta: non tanto perché vale ancora, nel senso comune, la vecchia riduzione dell’esperienza estetica a esperienze di tipo estetistico, museale, o elitario, quanto perché essa, rimandando a processi di integrazione, di armonia, di equilibrio, sembra per ciò stesso di rimandare a qualcosa di lontano dalla condizione che da circa un secolo a oggi riconosciamo, per lo più, come nostra. Quali sono, dunque, i fattori che Dewey ritiene necessari affinché si dia un’esperienza estetica?
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