La mia idea è che quando si parla della città del futuro, di fatto si sta esprimendo un giudizio sulla città del presente. Immaginiamo una città più vicina a quella che noi vorremmo e lo facciamo a partire da alcuni elementi del presente. In questo campo ci sono esempi illustrissimi. Basti pensare alle città del futuro disegnate da Frank L. Wright: nei primi sviluppi dell'automobile l'archietto americano vedeva il presagio di un futuro fatto di un'urbanità diffusa, con famiglie che abitavano ognuna il loro acro di terra; se invece si concentrava sulla diffusione dell'ascensore, la sua città del futuro prendeva la forma di un grattacielo alto un miglio. In altri termini, noi usiamo il presente un po' come un pretesto per dire che la nostra città del futuro ha un qualche senso, potrebbe essere vera e, quindi, ci attrezziamo rispetto a questo cambiamento desiderato o temuto. Se questo è vero, i progetti per la città del futuro possono essere visti come degli "analizzatori" del nostro rapporto con la città del presente. Per chiarire il mio punto di vista, richiamerò alcune considerazioni formulate nell'ambito della geografia di genere.
Per un pensiero situato sulla città del futuro / Macchi, Silvia. - STAMPA. - (2001), pp. 43-50. (Intervento presentato al convegno Prospettive della città: temi e ricerche a confronto tenutosi a ROMA nel 1999).
Per un pensiero situato sulla città del futuro
MACCHI, Silvia
2001
Abstract
La mia idea è che quando si parla della città del futuro, di fatto si sta esprimendo un giudizio sulla città del presente. Immaginiamo una città più vicina a quella che noi vorremmo e lo facciamo a partire da alcuni elementi del presente. In questo campo ci sono esempi illustrissimi. Basti pensare alle città del futuro disegnate da Frank L. Wright: nei primi sviluppi dell'automobile l'archietto americano vedeva il presagio di un futuro fatto di un'urbanità diffusa, con famiglie che abitavano ognuna il loro acro di terra; se invece si concentrava sulla diffusione dell'ascensore, la sua città del futuro prendeva la forma di un grattacielo alto un miglio. In altri termini, noi usiamo il presente un po' come un pretesto per dire che la nostra città del futuro ha un qualche senso, potrebbe essere vera e, quindi, ci attrezziamo rispetto a questo cambiamento desiderato o temuto. Se questo è vero, i progetti per la città del futuro possono essere visti come degli "analizzatori" del nostro rapporto con la città del presente. Per chiarire il mio punto di vista, richiamerò alcune considerazioni formulate nell'ambito della geografia di genere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.