Abstract. In an article published in 2003, Klaus Jacobi—using texts partially edited in De Rijk Logica Modernorum—demonstrated that twelfth-century logic contains a tradition of reflecting about some of the transcendental names (nomina transcendentia). In addition to reinforcing Jacobi’s thesis with other texts, this contribution aims to demonstrate two points: 1) That twelfth-century logical reflection about transcendental terms has its origin in the logica vetus, and especially in a passage from Porphyry Isagoge and in Boethius’s commentary on it. In spite of the loss of the major portion of the Aristotelian corpus, the twelfth-century masters in logic still received some Aristotelian theses concerning the notions of one and being via Porphyry and Boethius; on the basis of such theses, they were able to elaborate a sort of proto-theory of the transcendentals as trans-categorical terms. 2) That this theory is centred on the idea that there exists a particular group of names which have the property that they can be said of everything; this group includes “being”, “one”, “thing” and “something” (ens, unum, res, aliquid). Twelfth-century masters in logic try to question the (originally Aristotelian) thesis that these terms are equivocal, although they do not deny it completely. Abstract. In un articolo pubblicato nel 2003 Klaus Jacobi - usando testi parzialmente editi nella Logica Modernorum di L.M. de Rijk - ha dimostrato che la logica del XII secolo contiene una tradizione di riflessione intorno ad alcuni dei termini trascendentali (nomina transcendentia). Oltre a rinforzare la tesi di Jacobi con altri testi, questo contributo intende dimostrare due punti. 1) La riflessione intorno ai termini trascendentali interna alla logica del XII secolo affonda le sue radici nella logica vetus e in particolare in un passo dell'Isagoge di Porfirio e nel relativo commento di Boezio. Nonostante la perdita della maggior parte del corpus aristotelico, i maestri di logica del 1100 erano a conoscenza di alcune tesi aristoteliche concernenti le nozioni di uno e di ente attraverso Porfirio e Boezio e, sulla base di queste tesi, furono in grado di elaborare una specie di proto-teoria dei trascendentali come termini transcategoriali. 2) Questa teoria è incentrata intorno all'idea che esiste un particolare gruppo di nomi che hanno la proprietà di poter essere detti di ogni cosa e che comprende 'ente', 'uno', 'cosa', 'qualcosa' (ens, unum, res, aliquid). I maestri di logica del XII secolo cercano di mettere in questione la tesi (d'origine aristotelica) secondo cui tali nomi sono equivoci, per quanto non le negano completamente.
Names which can be said of everything: porphyrian tradition and ‘transcendental’ terms in 12th century logic / Valente, Luisa. - In: VIVARIUM. - ISSN 0042-7543. - 45:(2007), pp. 298-310.
Names which can be said of everything: porphyrian tradition and ‘transcendental’ terms in 12th century logic
VALENTE, Luisa
2007
Abstract
Abstract. In an article published in 2003, Klaus Jacobi—using texts partially edited in De Rijk Logica Modernorum—demonstrated that twelfth-century logic contains a tradition of reflecting about some of the transcendental names (nomina transcendentia). In addition to reinforcing Jacobi’s thesis with other texts, this contribution aims to demonstrate two points: 1) That twelfth-century logical reflection about transcendental terms has its origin in the logica vetus, and especially in a passage from Porphyry Isagoge and in Boethius’s commentary on it. In spite of the loss of the major portion of the Aristotelian corpus, the twelfth-century masters in logic still received some Aristotelian theses concerning the notions of one and being via Porphyry and Boethius; on the basis of such theses, they were able to elaborate a sort of proto-theory of the transcendentals as trans-categorical terms. 2) That this theory is centred on the idea that there exists a particular group of names which have the property that they can be said of everything; this group includes “being”, “one”, “thing” and “something” (ens, unum, res, aliquid). Twelfth-century masters in logic try to question the (originally Aristotelian) thesis that these terms are equivocal, although they do not deny it completely. Abstract. In un articolo pubblicato nel 2003 Klaus Jacobi - usando testi parzialmente editi nella Logica Modernorum di L.M. de Rijk - ha dimostrato che la logica del XII secolo contiene una tradizione di riflessione intorno ad alcuni dei termini trascendentali (nomina transcendentia). Oltre a rinforzare la tesi di Jacobi con altri testi, questo contributo intende dimostrare due punti. 1) La riflessione intorno ai termini trascendentali interna alla logica del XII secolo affonda le sue radici nella logica vetus e in particolare in un passo dell'Isagoge di Porfirio e nel relativo commento di Boezio. Nonostante la perdita della maggior parte del corpus aristotelico, i maestri di logica del 1100 erano a conoscenza di alcune tesi aristoteliche concernenti le nozioni di uno e di ente attraverso Porfirio e Boezio e, sulla base di queste tesi, furono in grado di elaborare una specie di proto-teoria dei trascendentali come termini transcategoriali. 2) Questa teoria è incentrata intorno all'idea che esiste un particolare gruppo di nomi che hanno la proprietà di poter essere detti di ogni cosa e che comprende 'ente', 'uno', 'cosa', 'qualcosa' (ens, unum, res, aliquid). I maestri di logica del XII secolo cercano di mettere in questione la tesi (d'origine aristotelica) secondo cui tali nomi sono equivoci, per quanto non le negano completamente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.