Caligola, l'imperatore filosofo: una sentenza esemplare in Sen. epist. 77

In Seneca’s works, the emperor Gaius is an example of tyrant, and especially of the tyrant’s main characteristic, that is cruelty, addressed in particularly to Roman citizens. This is evident not only in his actions, but also in his sentences. Gaius’ example is frequent in the dialogues, especially De ira, while it becomes rare in the latest works. Indeed in the whole Epistulae morales we find only two references to him. Within this picture, the story narrated in Seneca’s Epistle 77 is remarkable because, even if included in an example of cruelty, Gaius’ sentence is praised for its philosophical meaning, which is modelled after Socrates. This paradoxical anecdote manages to convey Seneca’s message in a particularly effective way: even from the words of a tyrant we may learn a philosophical lesson.

Caligola è, per Seneca, la quintessenza del male, un exemplum a tutto tondo di tiranno carico di tutti i vizi del modello platonico. Questo principe è caratterizzato in particolare dalla crudeltà, che esprime tra l’altro con battute feroci rivolte indistintamente a sudditi, cortigiani e familiari, come emerge soprattutto dal De ira. Nelle opere composte dopo il ritiro, la presenza di questo imperatore si fa più rarefatta, assecondando un generale riserbo sui temi anche latamente politici. Nell’intero corpus delle Epistulae ad Lucilium, troviamo solo due riferimenti a Caligola, di cui uno in una lista di esempi di crudeltà punita. Il secondo riferimento, che è quello di cui mi occuperò, si trova nella lettera 77, una celebre dissertazione sul senso della vita. In questo caso, l’imperatore emerge come esempio positivo, latore di una sentenza che, pur confermando la sua disposizione d’animo crudele, ne dimostra anche una certa saggezza di stampo socratico. Questo aneddoto paradossale riesce a veicolare la lezione senecana più efficacemente di quanto avrebbero fatto degli exempla tradizionali.