This paper investigates the role of improvisation in Western art music and its implications for the education of classical music performers. Adopting a historical-critical perspective, it challenges the modern conception of interpretation as the faithful reproduction of the written text, showing how improvisational and audiotactile practices were for centuries an integral part of both performance practice and instrumental pedagogy. The analysis of theoretical sources, nineteenth-century treatises, and early twentieth-century historical recordings highlights the progressive marginalization of the creative dimension of performance during the twentieth century, alongside the rise of the ideology of Werktreue. Drawing on examples from nineteenth-century pianistic training and from recent research projects and performative experiments, the paper proposes a rethinking of the performer’s role as that of an active creative subject. It concludes by arguing for the reintegration of improvisation and the audiotactile approach into classical music pedagogy as essential tools for restoring vitality and contemporaneity to the live musical experience.

Il contributo indaga il ruolo dell’improvvisazione nella musica occidentale di tradizione scritta e le sue implicazioni per la formazione degli interpreti di musica classica. Muovendo da una prospettiva storico-critica, il saggio mette in discussione la concezione moderna dell’interpretazione come fedele riproduzione del testo, mostrando come le pratiche improvvisative e audiotattili siano state per secoli parte integrante della prassi esecutiva e della didattica strumentale. L’analisi di fonti teoriche, trattati ottocenteschi e registrazioni storiche dei primi decenni del Novecento evidenzia la progressiva marginalizzazione della dimensione creativa della performance nel corso del XX secolo, in parallelo all’affermarsi dell’ideologia della Werktreue. Attraverso esempi tratti dalla formazione pianistica ottocentesca e da recenti progetti di ricerca e sperimentazione performativa, il contributo propone un ripensamento del ruolo dell’interprete come soggetto creativo attivo. In conclusione, si sostiene la necessità di reintegrare l’improvvisazione e l’approccio audiotattile nella didattica della musica classica, come strumenti fondamentali per restituire vitalità e attualità all’esperienza musicale dal vivo.

Tra scrittura e suono. Pratiche improvvisative nella storia e nella formazione degli interpreti di musica classica / Pasticci, Susanna. - (2025), pp. 33-38. ( Tutt'altra musica. Dall’audiotattile un paradigma per tutte le musiche Roma ).

Tra scrittura e suono. Pratiche improvvisative nella storia e nella formazione degli interpreti di musica classica

Susanna Pasticci
2025

Abstract

This paper investigates the role of improvisation in Western art music and its implications for the education of classical music performers. Adopting a historical-critical perspective, it challenges the modern conception of interpretation as the faithful reproduction of the written text, showing how improvisational and audiotactile practices were for centuries an integral part of both performance practice and instrumental pedagogy. The analysis of theoretical sources, nineteenth-century treatises, and early twentieth-century historical recordings highlights the progressive marginalization of the creative dimension of performance during the twentieth century, alongside the rise of the ideology of Werktreue. Drawing on examples from nineteenth-century pianistic training and from recent research projects and performative experiments, the paper proposes a rethinking of the performer’s role as that of an active creative subject. It concludes by arguing for the reintegration of improvisation and the audiotactile approach into classical music pedagogy as essential tools for restoring vitality and contemporaneity to the live musical experience.
2025
Tutt'altra musica. Dall’audiotattile un paradigma per tutte le musiche
Il contributo indaga il ruolo dell’improvvisazione nella musica occidentale di tradizione scritta e le sue implicazioni per la formazione degli interpreti di musica classica. Muovendo da una prospettiva storico-critica, il saggio mette in discussione la concezione moderna dell’interpretazione come fedele riproduzione del testo, mostrando come le pratiche improvvisative e audiotattili siano state per secoli parte integrante della prassi esecutiva e della didattica strumentale. L’analisi di fonti teoriche, trattati ottocenteschi e registrazioni storiche dei primi decenni del Novecento evidenzia la progressiva marginalizzazione della dimensione creativa della performance nel corso del XX secolo, in parallelo all’affermarsi dell’ideologia della Werktreue. Attraverso esempi tratti dalla formazione pianistica ottocentesca e da recenti progetti di ricerca e sperimentazione performativa, il contributo propone un ripensamento del ruolo dell’interprete come soggetto creativo attivo. In conclusione, si sostiene la necessità di reintegrare l’improvvisazione e l’approccio audiotattile nella didattica della musica classica, come strumenti fondamentali per restituire vitalità e attualità all’esperienza musicale dal vivo.
improvisation; classical music; performance practice; audiotactile approach
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Tra scrittura e suono. Pratiche improvvisative nella storia e nella formazione degli interpreti di musica classica / Pasticci, Susanna. - (2025), pp. 33-38. ( Tutt'altra musica. Dall’audiotattile un paradigma per tutte le musiche Roma ).
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