Raccontare circa duemila anni di storia della piana di Rieti non è un compito facile, non solo per le ovvie esigenze di sintesi che un articolo richiede ma soprattutto per l’endemica carenza di ricerca archeologica che la zona nel tempo ha scontato. Da circa un decennio, tuttavia, un rinnovato interesse per la ricerca sul campo, ha interessato la piana di Rieti ed il bacino di Piediluco. Il Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza Università di Roma ha avviato una serie di sistematiche ricerche archeologiche di superficie e due progetti di scavo, questi ultimi indirizzati verso la conoscenza degli ambiti funerari ed insediativi di periodo protostorico . La notevole mole dei dati acquisiti costituirà la base conoscitiva del presente contributo che cercherà di delineare i modi e i tempi dello sviluppo di quelle forme di complessità sociale i cui lineamenti appaiono già a partire dagli inizi della media età del bronzo. La protostoria rappresenta, dunque, l’età nella quale si riconoscono le prime forme stabili e durevoli di popolamento in cui si delinea una geografia e una geometria insediamentale che avrà il suo culmine, anche in termini di riconoscibilità di figure socialmente complesse all’interno delle compagini sociali, sullo scorcio del II millennio a. C. Un lento, graduale e dialettico processo di occupazione del territorio che, tuttavia, non arriverà mai a raggiungere quegli esiti di carattere urbano come invece avvenne nelle comunità dell’area tirrenica, forse anche a causa di una crisi ambientale che investì la zona nei secoli iniziali del I millennio a. C. Di fatto, nella fase recente della prima età del ferro cessa quasi ovunque la presenza di ogni traccia archeologica di quel millenario sistema insediativo. Sono convinto, tuttavia, che le cause del tracollo del sistema non derivino solo da ecofatti ma anche da cause culturali. Il “vento del cambiamento” socio-economico-politico spirava ormai in direzione dei processi verso l’urbanizzazione, in altri termini, verso la costituzione di agglomerati demici più ampi e complessi come le città con articolazioni territoriali più vaste, meno cantonali e tribali e più macro-distrettuali e l’economia si andava strutturando non più su sistemi di scambio organizzato tra comunità di villaggio ma su sistemi di mercato, la moderna forza coesiva di un mondo nuovo che si stava affacciando e che meglio si delineerà all’alba del I millennio a. C.
La piana di Rieti e il bacino di Piediluco tra Bronzo Antico e Bronzo Medio. Un lungo processo verso le prime forme di popolamento stabile e capillare del territorio / Virili, Carlo. - (2021), pp. 179-226.
La piana di Rieti e il bacino di Piediluco tra Bronzo Antico e Bronzo Medio. Un lungo processo verso le prime forme di popolamento stabile e capillare del territorio
Carlo Virili
2021
Abstract
Raccontare circa duemila anni di storia della piana di Rieti non è un compito facile, non solo per le ovvie esigenze di sintesi che un articolo richiede ma soprattutto per l’endemica carenza di ricerca archeologica che la zona nel tempo ha scontato. Da circa un decennio, tuttavia, un rinnovato interesse per la ricerca sul campo, ha interessato la piana di Rieti ed il bacino di Piediluco. Il Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza Università di Roma ha avviato una serie di sistematiche ricerche archeologiche di superficie e due progetti di scavo, questi ultimi indirizzati verso la conoscenza degli ambiti funerari ed insediativi di periodo protostorico . La notevole mole dei dati acquisiti costituirà la base conoscitiva del presente contributo che cercherà di delineare i modi e i tempi dello sviluppo di quelle forme di complessità sociale i cui lineamenti appaiono già a partire dagli inizi della media età del bronzo. La protostoria rappresenta, dunque, l’età nella quale si riconoscono le prime forme stabili e durevoli di popolamento in cui si delinea una geografia e una geometria insediamentale che avrà il suo culmine, anche in termini di riconoscibilità di figure socialmente complesse all’interno delle compagini sociali, sullo scorcio del II millennio a. C. Un lento, graduale e dialettico processo di occupazione del territorio che, tuttavia, non arriverà mai a raggiungere quegli esiti di carattere urbano come invece avvenne nelle comunità dell’area tirrenica, forse anche a causa di una crisi ambientale che investì la zona nei secoli iniziali del I millennio a. C. Di fatto, nella fase recente della prima età del ferro cessa quasi ovunque la presenza di ogni traccia archeologica di quel millenario sistema insediativo. Sono convinto, tuttavia, che le cause del tracollo del sistema non derivino solo da ecofatti ma anche da cause culturali. Il “vento del cambiamento” socio-economico-politico spirava ormai in direzione dei processi verso l’urbanizzazione, in altri termini, verso la costituzione di agglomerati demici più ampi e complessi come le città con articolazioni territoriali più vaste, meno cantonali e tribali e più macro-distrettuali e l’economia si andava strutturando non più su sistemi di scambio organizzato tra comunità di villaggio ma su sistemi di mercato, la moderna forza coesiva di un mondo nuovo che si stava affacciando e che meglio si delineerà all’alba del I millennio a. C.| File | Dimensione | Formato | |
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