Nel romanzo "Le vergini delle rocce" (1896) di Gabriele d’Annunzio la dimensione visiva dell'«imagine» si manifesta in forma di ritratto, riflesso o ricordo. Emergono in particolare due modalità di declinazione dell’«imagine» nell’economia simbolica del romanzo, l’effigie e lo specchio. Sin dal "Prologo", infatti, compaiono le effigi delle tre principesse-vergini, destinate a fissare nell’occhio dell’astante la loro figura poli-simbolica. Lo specchio emerge sotto numerose forme e funzioni di oggetto d’arredo, spettro lacustre e sguardo incrociato. Rappresentate in forma di ritratti parlanti dal narratore-eroe Claudio Cantelmo, le tre figure femminili delle principesse-vergini proiettano il loro sguardo negli specchi vitrei della dimora gentilizia o negli spettri lacustri del giardino, contribuendo alla rete di rifrazioni che avvolge il loro pretendente. Se intesi come dispositivi ermeneutici dalla densa sedimentazione simbolica, l’effigie e lo specchio permettono di cogliere la fitta trama di apparizioni, proiezioni e riflessioni destinate a disorientare Claudio nella sua missione sponsale. L’analisi di tali occorrenze e delle funzionalità dei dispositivi effigiali e speculari nel romanzo-poema rivela pertanto il valore ontologico delle figure delle principesse-vergini all’interno dell’oltre-mondo di Trigento, confermando al contempo l’inevitabile dialogo col fronte visivo da sempre coltivato da d’Annunzio.
L'effigie e lo specchio. Figure profetiche nelle "Vergini delle rocce" di Gabriele d'Annunzio / Della Sala, Pietro. - 12(2025), pp. 33-45.
L'effigie e lo specchio. Figure profetiche nelle "Vergini delle rocce" di Gabriele d'Annunzio
Pietro Della Sala
2025
Abstract
Nel romanzo "Le vergini delle rocce" (1896) di Gabriele d’Annunzio la dimensione visiva dell'«imagine» si manifesta in forma di ritratto, riflesso o ricordo. Emergono in particolare due modalità di declinazione dell’«imagine» nell’economia simbolica del romanzo, l’effigie e lo specchio. Sin dal "Prologo", infatti, compaiono le effigi delle tre principesse-vergini, destinate a fissare nell’occhio dell’astante la loro figura poli-simbolica. Lo specchio emerge sotto numerose forme e funzioni di oggetto d’arredo, spettro lacustre e sguardo incrociato. Rappresentate in forma di ritratti parlanti dal narratore-eroe Claudio Cantelmo, le tre figure femminili delle principesse-vergini proiettano il loro sguardo negli specchi vitrei della dimora gentilizia o negli spettri lacustri del giardino, contribuendo alla rete di rifrazioni che avvolge il loro pretendente. Se intesi come dispositivi ermeneutici dalla densa sedimentazione simbolica, l’effigie e lo specchio permettono di cogliere la fitta trama di apparizioni, proiezioni e riflessioni destinate a disorientare Claudio nella sua missione sponsale. L’analisi di tali occorrenze e delle funzionalità dei dispositivi effigiali e speculari nel romanzo-poema rivela pertanto il valore ontologico delle figure delle principesse-vergini all’interno dell’oltre-mondo di Trigento, confermando al contempo l’inevitabile dialogo col fronte visivo da sempre coltivato da d’Annunzio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


