Il testo analizza le pratiche di solidarietà come forme di supporto e resistenza politica e sociale, distinguendo tra solidarietà istituzionale e solidarietà autonoma. La prima, incardinata nelle politiche umanitarie statali e sovranazionali, è interpretata come strumento di controllo e depoliticizzazione, funzionale alla riproduzione di un sistema necropolitico e neocoloniale che gerarchizza la categoria di “umanità” e legittima l’esclusione di soggetti considerati sacrificabili. La seconda, invece, nasce dal basso, in spazi autorganizzati e antagonisti rispetto all’ordine neoliberista, proponendo relazioni trasformative e forme di mutualismo capaci di minare le logiche di dominio e di costruire nuove connessioni affettive, politiche e territoriali. Il testo denuncia la crescente criminalizzazione della solidarietà e delle pratiche di resistenza, attraverso leggi, sanzioni e discorsi securitari che alimentano una produzione “legale di illegalità” e rafforzano confini razziali, morali e giuridici. In tale contesto, la mobilità e la marginalità diventano dispositivi di esclusione e di controllo biopolitico, mentre esperienze come “Top Manta” o le reti solidali dal basso mostrano possibilità concrete di alternativa sociale e politica. Le conclusioni richiamano la necessità di ripensare la solidarietà come pratica politica e costituzionale, capace di sfidare le strutture di potere e riaffermare il principio, sancito dall’Articolo 2 della Costituzione italiana, secondo cui la solidarietà è non solo un valore etico ma un dovere inderogabile di giustizia sociale e collettiva.
Neocolonialismo europeo e criminalizzazione della solidarietà: un breve contributo teorico-antropologico / Di Renzo, Eleonora. - In: DIALOGHI MEDITERRANEI. - ISSN 2384-9010. - (2025).
Neocolonialismo europeo e criminalizzazione della solidarietà: un breve contributo teorico-antropologico
Eleonora Di Renzo
Writing – Original Draft Preparation
2025
Abstract
Il testo analizza le pratiche di solidarietà come forme di supporto e resistenza politica e sociale, distinguendo tra solidarietà istituzionale e solidarietà autonoma. La prima, incardinata nelle politiche umanitarie statali e sovranazionali, è interpretata come strumento di controllo e depoliticizzazione, funzionale alla riproduzione di un sistema necropolitico e neocoloniale che gerarchizza la categoria di “umanità” e legittima l’esclusione di soggetti considerati sacrificabili. La seconda, invece, nasce dal basso, in spazi autorganizzati e antagonisti rispetto all’ordine neoliberista, proponendo relazioni trasformative e forme di mutualismo capaci di minare le logiche di dominio e di costruire nuove connessioni affettive, politiche e territoriali. Il testo denuncia la crescente criminalizzazione della solidarietà e delle pratiche di resistenza, attraverso leggi, sanzioni e discorsi securitari che alimentano una produzione “legale di illegalità” e rafforzano confini razziali, morali e giuridici. In tale contesto, la mobilità e la marginalità diventano dispositivi di esclusione e di controllo biopolitico, mentre esperienze come “Top Manta” o le reti solidali dal basso mostrano possibilità concrete di alternativa sociale e politica. Le conclusioni richiamano la necessità di ripensare la solidarietà come pratica politica e costituzionale, capace di sfidare le strutture di potere e riaffermare il principio, sancito dall’Articolo 2 della Costituzione italiana, secondo cui la solidarietà è non solo un valore etico ma un dovere inderogabile di giustizia sociale e collettiva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


