Il presente contributo analizza il fenomeno del tabù mestruale e dell’isolamento femminile in Nepal, con particolare attenzione alla pratica della chāupaḍī, diffusa nelle aree rurali del Paese e tuttora oggetto di controversie sociali e sanitarie. Attraverso un approccio qualitativo fondato su interviste a donne provenienti dalla Valle di Kathmandu, dal Terai e dal Nepal orientale, la ricerca esplora la percezione delle mestruazioni, le restrizioni imposte e i significati culturali e religiosi associati al sangue mestruale. I risultati mostrano come i tabù mestruali si configurino non solo come strumenti di controllo del corpo femminile e forme di discriminazione di genere, ma anche come pratiche profondamente radicate nell’identità culturale e comunitaria. L’articolo evidenzia inoltre l’ambivalenza di tali pratiche, che da un lato perpetuano la subordinazione delle donne, dall’altro possono essere reinterpretate come spazi di temporanea autonomia. Nonostante la chāupaḍī sia stata dichiarata illegale, la sua persistenza testimonia la necessità di un approccio educativo e interculturale che affronti le dimensioni simboliche, religiose e di genere dello stigma mestruale nel Nepal contemporaneo.
Tabù, restrizioni e isolamento mestruale nel Nepal contemporaneo / Giampietri, Valeria. - In: SICULORUM GYMNASIUM. - ISSN 2499-667X. - 76:2499-667X(2023), pp. 153-170.
Tabù, restrizioni e isolamento mestruale nel Nepal contemporaneo
Valeria Giampietri
2023
Abstract
Il presente contributo analizza il fenomeno del tabù mestruale e dell’isolamento femminile in Nepal, con particolare attenzione alla pratica della chāupaḍī, diffusa nelle aree rurali del Paese e tuttora oggetto di controversie sociali e sanitarie. Attraverso un approccio qualitativo fondato su interviste a donne provenienti dalla Valle di Kathmandu, dal Terai e dal Nepal orientale, la ricerca esplora la percezione delle mestruazioni, le restrizioni imposte e i significati culturali e religiosi associati al sangue mestruale. I risultati mostrano come i tabù mestruali si configurino non solo come strumenti di controllo del corpo femminile e forme di discriminazione di genere, ma anche come pratiche profondamente radicate nell’identità culturale e comunitaria. L’articolo evidenzia inoltre l’ambivalenza di tali pratiche, che da un lato perpetuano la subordinazione delle donne, dall’altro possono essere reinterpretate come spazi di temporanea autonomia. Nonostante la chāupaḍī sia stata dichiarata illegale, la sua persistenza testimonia la necessità di un approccio educativo e interculturale che affronti le dimensioni simboliche, religiose e di genere dello stigma mestruale nel Nepal contemporaneo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


