Il contributo propone una prima ricognizione sistematica sull’attività architettonica di Antonio Salvetti (1854–1931), figura poliedrica del panorama artistico toscano tra XIX e XX secolo, noto prevalentemente come pittore e disegnatore, ma attivo anche come scultore, fotografo, decoratore e architetto. Alla luce del rinnovato interesse critico seguito alla mostra monografica del 1985, lo studio intende approfondire un ambito della sua produzione tuttora poco indagato, restituendo un quadro del periodo della formazione e delle esperienze maturate nell’ambiente fiorentino degli anni Settanta dell’Ottocento. L’analisi di alcuni Album di disegni, conservati in un archivio privato, rivela una precoce sensibilità storicista e un approccio riflessivo allo studio dell’antico, nutrito da letture di Quatremère de Quincy e Viollet-le-Duc e dai dibattiti coevi sul futuro dell’architettura italiana. Viene inoltre richiamata la lunga collaborazione di Salvetti con la rivista Ricordi di Architettura (1878–1900), testimone del suo interesse per il rilievo e l'analisi grafica del patrimonio medievale e rinascimentale. Infine, il saggio presenta due opere poco note, la Villa Signori a Marina di Pietrasanta e la Villa di Tertulliano Salvetti a Scarna, proponendone l’attribuzione all’artista e offrendo prime considerazioni sui caratteri costruttivi e stilistici. Ne emerge la figura di un architetto “del suo tempo”, pienamente inserito nel contesto storicista postunitario, con una profonda conoscenza della tradizione, in grado di orientare la propria ricerca verso un linguaggio colto e misurato ma, soprattutto nella maturità, incapace di cogliere i fermenti della modernità.
Antonio Salvetti, architetto del suo tempo? Primi appunti per una ricerca ancora da scrivere / Docci, Marina. - (2024), pp. 46-69. (Intervento presentato al convegno Antonio Salvetti. L'uomo e l'artista tenutosi a Colle di Val d'Elsa).
Antonio Salvetti, architetto del suo tempo? Primi appunti per una ricerca ancora da scrivere
marina Docci
2024
Abstract
Il contributo propone una prima ricognizione sistematica sull’attività architettonica di Antonio Salvetti (1854–1931), figura poliedrica del panorama artistico toscano tra XIX e XX secolo, noto prevalentemente come pittore e disegnatore, ma attivo anche come scultore, fotografo, decoratore e architetto. Alla luce del rinnovato interesse critico seguito alla mostra monografica del 1985, lo studio intende approfondire un ambito della sua produzione tuttora poco indagato, restituendo un quadro del periodo della formazione e delle esperienze maturate nell’ambiente fiorentino degli anni Settanta dell’Ottocento. L’analisi di alcuni Album di disegni, conservati in un archivio privato, rivela una precoce sensibilità storicista e un approccio riflessivo allo studio dell’antico, nutrito da letture di Quatremère de Quincy e Viollet-le-Duc e dai dibattiti coevi sul futuro dell’architettura italiana. Viene inoltre richiamata la lunga collaborazione di Salvetti con la rivista Ricordi di Architettura (1878–1900), testimone del suo interesse per il rilievo e l'analisi grafica del patrimonio medievale e rinascimentale. Infine, il saggio presenta due opere poco note, la Villa Signori a Marina di Pietrasanta e la Villa di Tertulliano Salvetti a Scarna, proponendone l’attribuzione all’artista e offrendo prime considerazioni sui caratteri costruttivi e stilistici. Ne emerge la figura di un architetto “del suo tempo”, pienamente inserito nel contesto storicista postunitario, con una profonda conoscenza della tradizione, in grado di orientare la propria ricerca verso un linguaggio colto e misurato ma, soprattutto nella maturità, incapace di cogliere i fermenti della modernità.| File | Dimensione | Formato | |
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