Il presente contributo esamina l’impiego delle figure retoriche di metafora e allegoria nella letteratura enochica antica, un corpus che, grazie alla sua ricca varietà di immagini e narrazioni simboliche, rappresenta un ambito privilegiato per analizzare come tali dispositivi siano utilizzati per descrivere la divinità e la sua azione storica. L’analisi si concentra in particolare su due testi fondamentali: l’Apocalisse degli animali e il Libro dei Vigilanti. Nel primo, Dio è rappresentato come un sovrano ontologicamente legato al suo popolo, espresso attraverso l’immagine del Signore del gregge, mentre nel secondo emerge come una divinità trascendente, la cui gloria sfida ogni tentativo di rappresentazione umana. L’uso delle metafore e delle allegorie in questi testi non solo riflette le tensioni culturali del periodo del Secondo Tempio riguardo alla natura del divino, ma fornisce anche nuove prospettive sulla ricezione e sull’interpretazione di tali scritti. Nonostante le apparenze contraddittorie, le due rappresentazioni del divino costituiscono infatti dimensioni complementari di una divinità che, pur al di là della comprensione umana, si rivela attraverso un linguaggio simbolico che non ha l’intento di svelare la sua totalità, ma stimola l’intelletto umano a riflettere sull’alterità irriducibile del divino.
Il linguaggio dei misteri. Il divino tra metafora e allegoria nella letteratura enochica / Minisini, Daniele. - In: RSB. RICERCHE STORICO BIBLICHE. - ISSN 0394-980X. - (2025), pp. 155-172.
Il linguaggio dei misteri. Il divino tra metafora e allegoria nella letteratura enochica
Daniele MinisiniWriting – Original Draft Preparation
2025
Abstract
Il presente contributo esamina l’impiego delle figure retoriche di metafora e allegoria nella letteratura enochica antica, un corpus che, grazie alla sua ricca varietà di immagini e narrazioni simboliche, rappresenta un ambito privilegiato per analizzare come tali dispositivi siano utilizzati per descrivere la divinità e la sua azione storica. L’analisi si concentra in particolare su due testi fondamentali: l’Apocalisse degli animali e il Libro dei Vigilanti. Nel primo, Dio è rappresentato come un sovrano ontologicamente legato al suo popolo, espresso attraverso l’immagine del Signore del gregge, mentre nel secondo emerge come una divinità trascendente, la cui gloria sfida ogni tentativo di rappresentazione umana. L’uso delle metafore e delle allegorie in questi testi non solo riflette le tensioni culturali del periodo del Secondo Tempio riguardo alla natura del divino, ma fornisce anche nuove prospettive sulla ricezione e sull’interpretazione di tali scritti. Nonostante le apparenze contraddittorie, le due rappresentazioni del divino costituiscono infatti dimensioni complementari di una divinità che, pur al di là della comprensione umana, si rivela attraverso un linguaggio simbolico che non ha l’intento di svelare la sua totalità, ma stimola l’intelletto umano a riflettere sull’alterità irriducibile del divino.| File | Dimensione | Formato | |
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