SOMMARIO Che Leonardo Giustinian sia il principale laudografo del Quattrocento lo confermano sia l’erronea attribuzione di molte sue laude a Jacopone da Todi, sia la traduzione in latino, a opera di Battista Pallavicino, della lauda Maria Verzene bella. L’elegia, già nota agli storici della letteratura, è tramandata dagli incunaboli dell’Historia flendae Crucis (opera più celebre di Pallavicino, stampata a Parma nel 1477), ma anche da alcuni manoscritti databili al XV secolo. Muovendo da tali premesse, il contributo analizza la latinizzazione da una duplice prospettiva: linguistica, per approfondire le scelte traduttive e le differenze tra lingua di partenza e lingua d’arrivo; e culturale, per esplorare come l’esercizio interpretativo si inserisca nel contesto della poesia neolatina. In particolare, si evidenzia un uso originale del modello lucreziano e si indaga il legame con la poesia mariologica, che durante l’Umanesimo raggiunse esiti significativi, soprattutto in relazione alle questioni dottrinali. ABSTRACT Leonardo Giustinian was the principal author of laudes in the 15th century, as evidenced both by the frequent erroneous attribution of many of his laudes to Jacopone da Todi and by Battista Pallavicino’s Latin translation of the lauda titled Maria Verzene bella. This elegy, already known to literary historians, is preserved in the incunabula of the Historia flendae Crucis (Pallavicino’s most famous work, printed in Parma in 1477), as well as in several 15th-century manuscripts. Building on these premises, this essay analyses the latinisation from a dual perspective: a linguistic one, to examine the translator’s choices and the differences between the source and target languages; and a cultural one, to explore how this interpretative exercise fits within the context of Neo-Latin poetry. Particular attention is given to the innovative use of the Lucretian model and to the connections with Mariological poetry, which, during Humanism, reached significant achievements, especially concerning doctrinal issues.
Sulla latinizzazione della lauda giustinianea "Maria Verzene Bella" di Battista Pallavicino / Amorino, Erika. - In: THE ITALIANIST. - ISSN 1748-619X. - (2025), pp. 452-466.
Sulla latinizzazione della lauda giustinianea "Maria Verzene Bella" di Battista Pallavicino
Erika Amorino
2025
Abstract
SOMMARIO Che Leonardo Giustinian sia il principale laudografo del Quattrocento lo confermano sia l’erronea attribuzione di molte sue laude a Jacopone da Todi, sia la traduzione in latino, a opera di Battista Pallavicino, della lauda Maria Verzene bella. L’elegia, già nota agli storici della letteratura, è tramandata dagli incunaboli dell’Historia flendae Crucis (opera più celebre di Pallavicino, stampata a Parma nel 1477), ma anche da alcuni manoscritti databili al XV secolo. Muovendo da tali premesse, il contributo analizza la latinizzazione da una duplice prospettiva: linguistica, per approfondire le scelte traduttive e le differenze tra lingua di partenza e lingua d’arrivo; e culturale, per esplorare come l’esercizio interpretativo si inserisca nel contesto della poesia neolatina. In particolare, si evidenzia un uso originale del modello lucreziano e si indaga il legame con la poesia mariologica, che durante l’Umanesimo raggiunse esiti significativi, soprattutto in relazione alle questioni dottrinali. ABSTRACT Leonardo Giustinian was the principal author of laudes in the 15th century, as evidenced both by the frequent erroneous attribution of many of his laudes to Jacopone da Todi and by Battista Pallavicino’s Latin translation of the lauda titled Maria Verzene bella. This elegy, already known to literary historians, is preserved in the incunabula of the Historia flendae Crucis (Pallavicino’s most famous work, printed in Parma in 1477), as well as in several 15th-century manuscripts. Building on these premises, this essay analyses the latinisation from a dual perspective: a linguistic one, to examine the translator’s choices and the differences between the source and target languages; and a cultural one, to explore how this interpretative exercise fits within the context of Neo-Latin poetry. Particular attention is given to the innovative use of the Lucretian model and to the connections with Mariological poetry, which, during Humanism, reached significant achievements, especially concerning doctrinal issues.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


