Bellori è stato a lungo giudicato come il grande avvocato di quella corrente dell’arte del Seicento a Roma che viene generalmente indicata come classicista, con la celebrazione della linea che da Annibale Carracci, attraverso Domenichino, giunge a Poussin. Un lungo e profondo percorso di revisione storiografica avviato negli anni Settanta del Novecento ha messo in discussione l’immagine tradizionale dell’intendente romano quale acceso sostenitore del primato del disegno sul colore, nemico del naturalismo di Caravaggio e avversario del Barocco di Bernini e Cortona. In questo libro si torna ad argomentare, sulla base di una spassionata rilettura delle Vite del 1672, come quella costruzione storiografica non fosse affatto infondata, e come Bellori avesse una posizione critica, circa l’arte del suo tempo, molto chiara e rigidamente orientata, difesa con coerenza, ostinazione ma anche intelligenza. Punti fermi di questa visione erano il culto di Raffaello e dell’Antico, la centralità del tema dell’istoria e il rispetto della gerarchia dei generi, che avevano come naturale conseguenza l’ostilità verso Caravag gio e il suo seguito (in primis i Bamboccianti) e verso la pittura di pratica, eminentemente decorativa, di tanti frescanti, quali il Cavalier d’Arpino, Cortona e Giacinto Brandi
Bellori critico d'arte / Pierguidi, Stefano. - (2025).
Bellori critico d'arte
stefano Pierguidi
2025
Abstract
Bellori è stato a lungo giudicato come il grande avvocato di quella corrente dell’arte del Seicento a Roma che viene generalmente indicata come classicista, con la celebrazione della linea che da Annibale Carracci, attraverso Domenichino, giunge a Poussin. Un lungo e profondo percorso di revisione storiografica avviato negli anni Settanta del Novecento ha messo in discussione l’immagine tradizionale dell’intendente romano quale acceso sostenitore del primato del disegno sul colore, nemico del naturalismo di Caravaggio e avversario del Barocco di Bernini e Cortona. In questo libro si torna ad argomentare, sulla base di una spassionata rilettura delle Vite del 1672, come quella costruzione storiografica non fosse affatto infondata, e come Bellori avesse una posizione critica, circa l’arte del suo tempo, molto chiara e rigidamente orientata, difesa con coerenza, ostinazione ma anche intelligenza. Punti fermi di questa visione erano il culto di Raffaello e dell’Antico, la centralità del tema dell’istoria e il rispetto della gerarchia dei generi, che avevano come naturale conseguenza l’ostilità verso Caravag gio e il suo seguito (in primis i Bamboccianti) e verso la pittura di pratica, eminentemente decorativa, di tanti frescanti, quali il Cavalier d’Arpino, Cortona e Giacinto Brandi| File | Dimensione | Formato | |
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