Patrimoni geografici partecipati. Dalla (ri)scoperta alla valorizzazione inclusiva

Il tema dei patrimoni della geografia è oggi pienamente inserito nella riflessione e nelle pratiche della ricerca geografica seppure con riferimento quasi esclusivo ai patrimoni accademici e a quelli conservati presso sedi di importanti istituzioni geografiche come la Società Geografica Italiana e l’Istituto Geografico Militare (Morri, Varotto 2020). Tuttavia, anche istituti scolastici, biblioteche storiche, enti e istituzioni culturali custodiscono collezioni geografiche che nell’ultimo decennio sono state interessate da percorsi significativi di patrimonializzazione (Azzari et al. 2019, Belotti 2021, Masotti 2021). L’obiettivo di tali processi è duplice: da un lato produrre conoscenza (sugli oggetti, sulle discipline e su tecniche e modelli di organizzazione e metadatazione) e dall’altro rendere accessibile e condividere tale conoscenza. L'obiettivo è far dialogare e confrontare le diverse esperienze di messa in valore dei patrimoni, dalle prime fasi di studio ed emersione agli interventi di valorizzazione in forma inclusiva e partecipata, anche per mezzo di nuove tecnologie. Se, come afferma Dematteis (2021, p. 105) “il bene culturale è visto al tempo stesso come segno materiale localizzato [...] e come valore in un sistema di relazioni sociali che gli conferiscono il significato di «bene»”, quali sono i valori attribuiti alle collezioni geografiche anche al di fuori dell’accademia? Chi attribuisce tali valori e con quali scopi? Quali storie e quali memorie possono veicolare i patrimoni? Quali strumenti e metodi di organizzazione e fruizione delle collezioni sono stati sperimentati? Con quali risultati? Quali forme di valorizzazione inclusiva sono state realizzate? Qual è o quale può essere il ruolo delle tecnologie digitali nell’ampliare la fruizione dei patrimoni geografici e renderla il più possibile partecipata?