La storiografia queer è un corpus eterogeneo di testi che narra secondo molteplici prospettive i numerosi percorsi e le varie tensioni dei movimenti LGBTQ+, e quella italiana non fa eccezione. Lo scopo di questo progetto è di dimostrare che, in ambito italiano, la storia dei movimenti LGBTQ+ nasconde in sé una cancellazione che risale alla questione meridionale. Dibattito di grande complessità della storia d’Italia dalla sua unificazione, la questione meridionale è anche un’estesa letteratura che ha analizzato il divario economico fra Nord e Sud e tutti i problemi da esso derivati in termini politici e sociali. Filosofi e storici che si sono occupati della questione meridionale, come Pasquale Villari, Antonio Gramsci, Nicola Zitara e Piero Bevilacqua hanno più volte messo in luce l’intenzione intrinsecamente coloniale dell’Unità d’Italia; tuttavia, la subalternizzazione del Sud è stata studiata prevalentemente attraverso i parametri della crescita economica e dello sviluppo industriale, evidenziandone conseguenze sociali come la criminalità organizzata e il brigantaggio. La questione meridionale che emerge in questo caso è allineata con le categorie postcoloniali di forclusione, subalternità, silenziamento e rimozione (Said 1978, Spivak 1988, Bhabha 1990), ed afferma che nel caso della storiografia queer italiana il Sud è stato estromesso dalla narrazione se non per alcuni eventi circostanziali. Quello della Sicilia è un esempio lampante di come la storiografia queer italiana abbia lavorato privilegiando la narrazione dei movimenti avvenuti nelle città metropolitane del Centro-Nord, di cui esiste ampia testimonianza. Come si evince dal primo capitolo della tesi, intitolato “Raffaella Carrà si è fermata a Eboli: decostruire la storiografia LGBTQ+ italiana”, sono essenzialmente tre i momenti in cui il Sud (e nella fattispecie la Sicilia) emerge dalla storia in eventi impossibili da tralasciare, che però lo vedono privato della propria agentività. Il primo è la creazione di Taormina come paradiso di ricchi e facoltosi uomini omosessuali del Nord Europa fra fine Ottocento ed inizio Novecento attraverso la diffusione della fotografia erotica del barone Wilhelm von Gloeden, e dunque la feticizzazione orientalista della Sicilia attraverso il corpo dei suoi giovani ed efebici ragazzi ritratti in scenari bucolici. Il secondo caso, in radicale contrasto con il primo, è il confino politico degli omosessuali siciliani durante il fascismo, fatto che spesso è stato preso ad esempio per descrivere la repressione biopolitica del regime. Infine, con il delitto di Giarre si inaugura l’esperienza dell’associazionismo di massa e la fondazione di Arcigay a Palermo nel 1981. Eppure sono molti i casi in cui la Sicilia queer ha mostrato un’agentività politica, rivendicando le proprie istanze e peculiarità: basti pensare al teatro militante di Nino Gennaro, che affronta temi come l’AIDS ma anche la mafia, il neofascismo e l’abitabilità a Palermo; le proteste femministe e lesbiche antimilitariste contro la base NATO di Comiso nei primi anni Ottanta; e la nascita del coordinamento del Palermo Pride nella cornice delle lotte sindacali contro la chiusura dello stabilimento FIAT di Termini Imerese, nel 2010. Dunque, questa tesi mira a ricostruire tali percorsi dagli anni Settanta del Novecento (periodo in cui, dai moti di Stonewall del 1969, inizia la storia delle politiche omosessuali e, più tardi, LGBTQ+), sottolineando l’intersezionalità con le battaglie del territorio siciliano e la necessità di ricostruire la storia generale a partire da esperienze particolari. Il secondo capitolo della tesi, intitolato “L’archivio del dolore: il predominio della cronaca nera nella narrazione giornalistica sulla Sicilia LGBTQ+” si focalizza invece sulla rappresentazione dominante che emerge dalla corposa rassegna stampa trovata negli archivi e nei centri di documentazione visitati (Centro di Documentazione Marco Sanna del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma, Fondazione FUORI! di Torino, Centro di Documentazione Paolo Poli di Antinoo Arcigay Napoli, Centro di Documentazione Flavia Madaschi del Cassero LGBTI Center di Bologna, Archivia – Centro di Documentazione della Casa Internazionale delle Donne di Roma, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “A. Bombace” di Palermo, Archivio di Stato di Catania), divisa fra la reiterazione della Sicilia erotica gloedeniana ed il permanere della Sicilia vittima di violenza. Dai medesimi archivi è però emersa anche una serie (sensibilmente più esigua, ma di grande importanza) di articoli e di documenti che invece si incentrano sulle lotte politiche, che vengono analizzati e riordinati nel terzo capitolo, intitolato “Recuperare l’archivio della gioia: per un racconto dell’azione queer in Sicilia”. Nel quarto capitolo, composto da una serie di interviste a militanti siciliani quali Massimo Milani e Gino Campanella, Pina Bonanno, Angela Barbagallo e Agata Ruscica e molti altri, si comporrà un archivio di storia orale che nel quinto capitolo, chiamato “Decostruzione/ricostruzione: ‘appattare’ la carta e le voci” verrà messo in relazione con i materiali raccolti, analizzati e sistematizzati nei capitoli precedenti. Le metodologie coinvolte oscillano continuamente fra storia e sociologia: se la bibliografia del primo capitolo viene analizzata attraverso la duplice lente della decostruzione derridiana e delle teorie postcoloniali, i materiali d’archivio vengono sottoposti ad una textual analysis che mette in luce i pattern retorici. Infine, l’intervista in profondità di matrice etnografica verrà impiegata per la raccolta delle storie orali. Così facendo, questa tesi si prefigge di aprire a nuove ricerche e riflessioni negli ambiti della storia dei movimenti politici e della sociologia dei processi culturali, esortando al posizionamento di sé e del proprio sguardo in un’area economicamente depressa del Paese che, nonostante ciò, ha prodotto preziose esperienze di militanza LGBTQ+ caratterizzate da un’intersezionalità locale e dal rifiuto radicale di ogni seduzione nazionalista.

Gioiattiva: narrazioni della Sicilia LGBTQ+ dagli anni Settanta ad oggi / Campagna, Leonardo. - (2024).

Gioiattiva: narrazioni della Sicilia LGBTQ+ dagli anni Settanta ad oggi

CAMPAGNA, LEONARDO
01/01/2024

Abstract

La storiografia queer è un corpus eterogeneo di testi che narra secondo molteplici prospettive i numerosi percorsi e le varie tensioni dei movimenti LGBTQ+, e quella italiana non fa eccezione. Lo scopo di questo progetto è di dimostrare che, in ambito italiano, la storia dei movimenti LGBTQ+ nasconde in sé una cancellazione che risale alla questione meridionale. Dibattito di grande complessità della storia d’Italia dalla sua unificazione, la questione meridionale è anche un’estesa letteratura che ha analizzato il divario economico fra Nord e Sud e tutti i problemi da esso derivati in termini politici e sociali. Filosofi e storici che si sono occupati della questione meridionale, come Pasquale Villari, Antonio Gramsci, Nicola Zitara e Piero Bevilacqua hanno più volte messo in luce l’intenzione intrinsecamente coloniale dell’Unità d’Italia; tuttavia, la subalternizzazione del Sud è stata studiata prevalentemente attraverso i parametri della crescita economica e dello sviluppo industriale, evidenziandone conseguenze sociali come la criminalità organizzata e il brigantaggio. La questione meridionale che emerge in questo caso è allineata con le categorie postcoloniali di forclusione, subalternità, silenziamento e rimozione (Said 1978, Spivak 1988, Bhabha 1990), ed afferma che nel caso della storiografia queer italiana il Sud è stato estromesso dalla narrazione se non per alcuni eventi circostanziali. Quello della Sicilia è un esempio lampante di come la storiografia queer italiana abbia lavorato privilegiando la narrazione dei movimenti avvenuti nelle città metropolitane del Centro-Nord, di cui esiste ampia testimonianza. Come si evince dal primo capitolo della tesi, intitolato “Raffaella Carrà si è fermata a Eboli: decostruire la storiografia LGBTQ+ italiana”, sono essenzialmente tre i momenti in cui il Sud (e nella fattispecie la Sicilia) emerge dalla storia in eventi impossibili da tralasciare, che però lo vedono privato della propria agentività. Il primo è la creazione di Taormina come paradiso di ricchi e facoltosi uomini omosessuali del Nord Europa fra fine Ottocento ed inizio Novecento attraverso la diffusione della fotografia erotica del barone Wilhelm von Gloeden, e dunque la feticizzazione orientalista della Sicilia attraverso il corpo dei suoi giovani ed efebici ragazzi ritratti in scenari bucolici. Il secondo caso, in radicale contrasto con il primo, è il confino politico degli omosessuali siciliani durante il fascismo, fatto che spesso è stato preso ad esempio per descrivere la repressione biopolitica del regime. Infine, con il delitto di Giarre si inaugura l’esperienza dell’associazionismo di massa e la fondazione di Arcigay a Palermo nel 1981. Eppure sono molti i casi in cui la Sicilia queer ha mostrato un’agentività politica, rivendicando le proprie istanze e peculiarità: basti pensare al teatro militante di Nino Gennaro, che affronta temi come l’AIDS ma anche la mafia, il neofascismo e l’abitabilità a Palermo; le proteste femministe e lesbiche antimilitariste contro la base NATO di Comiso nei primi anni Ottanta; e la nascita del coordinamento del Palermo Pride nella cornice delle lotte sindacali contro la chiusura dello stabilimento FIAT di Termini Imerese, nel 2010. Dunque, questa tesi mira a ricostruire tali percorsi dagli anni Settanta del Novecento (periodo in cui, dai moti di Stonewall del 1969, inizia la storia delle politiche omosessuali e, più tardi, LGBTQ+), sottolineando l’intersezionalità con le battaglie del territorio siciliano e la necessità di ricostruire la storia generale a partire da esperienze particolari. Il secondo capitolo della tesi, intitolato “L’archivio del dolore: il predominio della cronaca nera nella narrazione giornalistica sulla Sicilia LGBTQ+” si focalizza invece sulla rappresentazione dominante che emerge dalla corposa rassegna stampa trovata negli archivi e nei centri di documentazione visitati (Centro di Documentazione Marco Sanna del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma, Fondazione FUORI! di Torino, Centro di Documentazione Paolo Poli di Antinoo Arcigay Napoli, Centro di Documentazione Flavia Madaschi del Cassero LGBTI Center di Bologna, Archivia – Centro di Documentazione della Casa Internazionale delle Donne di Roma, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “A. Bombace” di Palermo, Archivio di Stato di Catania), divisa fra la reiterazione della Sicilia erotica gloedeniana ed il permanere della Sicilia vittima di violenza. Dai medesimi archivi è però emersa anche una serie (sensibilmente più esigua, ma di grande importanza) di articoli e di documenti che invece si incentrano sulle lotte politiche, che vengono analizzati e riordinati nel terzo capitolo, intitolato “Recuperare l’archivio della gioia: per un racconto dell’azione queer in Sicilia”. Nel quarto capitolo, composto da una serie di interviste a militanti siciliani quali Massimo Milani e Gino Campanella, Pina Bonanno, Angela Barbagallo e Agata Ruscica e molti altri, si comporrà un archivio di storia orale che nel quinto capitolo, chiamato “Decostruzione/ricostruzione: ‘appattare’ la carta e le voci” verrà messo in relazione con i materiali raccolti, analizzati e sistematizzati nei capitoli precedenti. Le metodologie coinvolte oscillano continuamente fra storia e sociologia: se la bibliografia del primo capitolo viene analizzata attraverso la duplice lente della decostruzione derridiana e delle teorie postcoloniali, i materiali d’archivio vengono sottoposti ad una textual analysis che mette in luce i pattern retorici. Infine, l’intervista in profondità di matrice etnografica verrà impiegata per la raccolta delle storie orali. Così facendo, questa tesi si prefigge di aprire a nuove ricerche e riflessioni negli ambiti della storia dei movimenti politici e della sociologia dei processi culturali, esortando al posizionamento di sé e del proprio sguardo in un’area economicamente depressa del Paese che, nonostante ciò, ha prodotto preziose esperienze di militanza LGBTQ+ caratterizzate da un’intersezionalità locale e dal rifiuto radicale di ogni seduzione nazionalista.
2024
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1740721
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