Le venti novelle che formano il volume Marcovaldo ovvero le stagioni in città sono composte tra il 1952 e il 1963: dieci anni segnati da profondi cambiamenti della realtà sociale italiana e, di conseguenza, della letteratura. A chiarirlo è l’autore stesso, Italo Calvino, quando, nella prefazione all’edizione scolastica per Einaudi del 1966, cita esplicitamente il miracolo economico da un lato e una nuova «letteratura sociologica» da intendersi quale superamento del Neorealismo dall’altro. Così, un testo lungamente interpretato come libro per bambini rivela potenzialità critiche profonde che, giocate essenzialmente sull’impostazione per contrasto, mettono in scena quella dialettica moderno-antimoderno che si manifesta in particolare in momenti avvertiti come passaggi tra condizioni – e, quindi, scritture – diverse. Il contributo approfondisce alcune delle principali scelte tematiche e stilistiche del testo, così come emergono nell’edizione scolastica, per dimostrare che la vera ‘lezione’ del libro non è nella rappresentazione – non originale – della contrapposizione tra un «idillico mondo perduto» e la consumistica «civiltà industriale», ma piuttosto in quella «vena didascalica così discreta, sommessa, mai perentoria, aperta sempre su varie alternative» che è tipicamente calviniana ed è frutto di un «rapporto perplesso e interrogativo col mondo» che cambia, delineando una direttrice per la condotta e per l’insegnamento che rifugge sconti e semplificazioni e suggerisce «ostinazione» e «non-rassegnazione». Quanto di più attuale si possa immaginare.
La «lezione» di Calvino nell'edizione scolastica di Marcovaldo, tra boom economico e crisi del Neorealismo / Santacroce, Daniela. - In: LA MODERNITÀ DELLA SCUOLA. - ISSN 3035-0433. - 1:(2025), pp. 90-99. ( Moderno e Antimoderno. Le avventure di una contrapposizione Milano ).
La «lezione» di Calvino nell'edizione scolastica di Marcovaldo, tra boom economico e crisi del Neorealismo
Daniela Santacroce
2025
Abstract
Le venti novelle che formano il volume Marcovaldo ovvero le stagioni in città sono composte tra il 1952 e il 1963: dieci anni segnati da profondi cambiamenti della realtà sociale italiana e, di conseguenza, della letteratura. A chiarirlo è l’autore stesso, Italo Calvino, quando, nella prefazione all’edizione scolastica per Einaudi del 1966, cita esplicitamente il miracolo economico da un lato e una nuova «letteratura sociologica» da intendersi quale superamento del Neorealismo dall’altro. Così, un testo lungamente interpretato come libro per bambini rivela potenzialità critiche profonde che, giocate essenzialmente sull’impostazione per contrasto, mettono in scena quella dialettica moderno-antimoderno che si manifesta in particolare in momenti avvertiti come passaggi tra condizioni – e, quindi, scritture – diverse. Il contributo approfondisce alcune delle principali scelte tematiche e stilistiche del testo, così come emergono nell’edizione scolastica, per dimostrare che la vera ‘lezione’ del libro non è nella rappresentazione – non originale – della contrapposizione tra un «idillico mondo perduto» e la consumistica «civiltà industriale», ma piuttosto in quella «vena didascalica così discreta, sommessa, mai perentoria, aperta sempre su varie alternative» che è tipicamente calviniana ed è frutto di un «rapporto perplesso e interrogativo col mondo» che cambia, delineando una direttrice per la condotta e per l’insegnamento che rifugge sconti e semplificazioni e suggerisce «ostinazione» e «non-rassegnazione». Quanto di più attuale si possa immaginare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


