La narrazione diaristica nella pratica educativa, se ben guidata, può promuovere una serie di processi e di risultati. Senza dubbio consente di facilitare la riflessione per l’azione, nell’azione e sull’azione, concedendo il tempo e la distanza necessari al professionista per arrivare a una comprensione piena dell’esperienza o dell’evento. La presa di distanza, il riconoscimento e la riorganizzazione della propria conoscenza e delle proprie emozioni, l’esercizio del cambiamento del punto di vista, aprono alla possibilità di un rispecchiamento che, a sua volta favorisce un continuo ripensamento del sé personale e professionale, la capacità di sospendere il giudizio e modificare le proprie cornici di riferimento, di promuovere nuove e possibili rappresentazioni delle situazioni educative. A un livello più legato alla comunità di pratica, l’uso della narrazione riflessiva e la condivisione delle aspettative e dei vissuti dei professionisti innesca processi di interpretazione condivisa di stati emotivi e intenzioni personali, di scambio di conoscenze e, quindi, di negoziazione e costruzione di significati e orizzonti comuni. Processi e risultati, quelli elencati, che, data la diversità, la variabilità, la complessità, l’imprevedibilità che caratterizzano le situazioni educative, costituiscono competenze fondamentali del professionista dell’educazione.
La cura delle parole nella pratica educativa: la narrazione scritta come strumento di riflessione / Szpunar, Giordana. - (2023), pp. 87-99. (Intervento presentato al convegno La cura delle parole, le parole come cura. La documentazione professionale come risposta ai bisogni di salute tenutosi a Pisa).
La cura delle parole nella pratica educativa: la narrazione scritta come strumento di riflessione
Giordana Szpunar
2023
Abstract
La narrazione diaristica nella pratica educativa, se ben guidata, può promuovere una serie di processi e di risultati. Senza dubbio consente di facilitare la riflessione per l’azione, nell’azione e sull’azione, concedendo il tempo e la distanza necessari al professionista per arrivare a una comprensione piena dell’esperienza o dell’evento. La presa di distanza, il riconoscimento e la riorganizzazione della propria conoscenza e delle proprie emozioni, l’esercizio del cambiamento del punto di vista, aprono alla possibilità di un rispecchiamento che, a sua volta favorisce un continuo ripensamento del sé personale e professionale, la capacità di sospendere il giudizio e modificare le proprie cornici di riferimento, di promuovere nuove e possibili rappresentazioni delle situazioni educative. A un livello più legato alla comunità di pratica, l’uso della narrazione riflessiva e la condivisione delle aspettative e dei vissuti dei professionisti innesca processi di interpretazione condivisa di stati emotivi e intenzioni personali, di scambio di conoscenze e, quindi, di negoziazione e costruzione di significati e orizzonti comuni. Processi e risultati, quelli elencati, che, data la diversità, la variabilità, la complessità, l’imprevedibilità che caratterizzano le situazioni educative, costituiscono competenze fondamentali del professionista dell’educazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


