Tra i vari tipi di rischio ambientale in Italia, quello vulcanico desta notevole preoccupazione per l’elevata densità abitativa ed edilizia e per lo stato attivo di alcuni vulcani che, nel corso della storia, hanno contribuito a mutare i lineamenti del paesaggio circostante. Per l’importanza assunta successivamente per l’archeologia, la storia dell’arte e il turismo, il caso più famoso è quello del Vesuvio, la cui eruzione del 79 d. C. seppellì Pompei sotto uno strato di lapilli spesso anche tre metri (Giacomelli, Scandone, 2006, pp. 169-171), il quale provocò il collasso dei solai e la morte di decine di persone del cui strazio, grazie alla tecnica dei riempimenti in gesso, esistono varie testimonianze nel parco archeologico napoletano (Longobardi, 2002, p. 45). Se l’eruzione del Vesuvio, dal punto di vista fisico-morfologico, ebbe tra gli effetti quello di divellere la cima del cono vulcanico (Gasparini, Musella, 1991, pp. 36-37), ancora più violenta fu l’eruzione dell’Ignimbrite Campana (IC), annoverata tra le attività esplosive più grandi di sempre (Costa, et al., 2012, p. 1). Verificatasi nel Pleistocene superiore (ca. 39.000 a.C.), l’IC disperse ceneri vulcaniche dal Mar Tirreno fino alla Federazione russa, trovando il suo centro eruttivo nei Campi Flegrei, area vulcanica napoletana in cui risiedono, stando all’aggiornamento ISTAT del 1° gennaio del 2024, 278.518 persone, ovvero la popolazione residente a Bacoli, Giugliano in Campania, Monte di Procida, Pozzuoli e Quarto. A causa della crisi bradisismica attualmente in corso – tra i quali effetti si registrano scosse di terremoto fino al quarto grado della scala Richter – il territorio dei Campi Flegrei è tornato all’attenzione delle cronache locali e nazionali, nonché delle amministrazioni pubbliche chiamate a prevenire le potenziali conseguenze di una situazione che talvolta preoccupa «più per la sottovalutazione dei fenomeni che non per la pericolosità che la caratterizza» (Leone, et al., 1998, p. 334).

Applicazioni GIS per il rischio vulcanico in Italia: mappare i fabbricati dei Campi Flegrei con uno script tool / Pavia, Davide. - (2024).

Applicazioni GIS per il rischio vulcanico in Italia: mappare i fabbricati dei Campi Flegrei con uno script tool

davide pavia
2024

Abstract

Tra i vari tipi di rischio ambientale in Italia, quello vulcanico desta notevole preoccupazione per l’elevata densità abitativa ed edilizia e per lo stato attivo di alcuni vulcani che, nel corso della storia, hanno contribuito a mutare i lineamenti del paesaggio circostante. Per l’importanza assunta successivamente per l’archeologia, la storia dell’arte e il turismo, il caso più famoso è quello del Vesuvio, la cui eruzione del 79 d. C. seppellì Pompei sotto uno strato di lapilli spesso anche tre metri (Giacomelli, Scandone, 2006, pp. 169-171), il quale provocò il collasso dei solai e la morte di decine di persone del cui strazio, grazie alla tecnica dei riempimenti in gesso, esistono varie testimonianze nel parco archeologico napoletano (Longobardi, 2002, p. 45). Se l’eruzione del Vesuvio, dal punto di vista fisico-morfologico, ebbe tra gli effetti quello di divellere la cima del cono vulcanico (Gasparini, Musella, 1991, pp. 36-37), ancora più violenta fu l’eruzione dell’Ignimbrite Campana (IC), annoverata tra le attività esplosive più grandi di sempre (Costa, et al., 2012, p. 1). Verificatasi nel Pleistocene superiore (ca. 39.000 a.C.), l’IC disperse ceneri vulcaniche dal Mar Tirreno fino alla Federazione russa, trovando il suo centro eruttivo nei Campi Flegrei, area vulcanica napoletana in cui risiedono, stando all’aggiornamento ISTAT del 1° gennaio del 2024, 278.518 persone, ovvero la popolazione residente a Bacoli, Giugliano in Campania, Monte di Procida, Pozzuoli e Quarto. A causa della crisi bradisismica attualmente in corso – tra i quali effetti si registrano scosse di terremoto fino al quarto grado della scala Richter – il territorio dei Campi Flegrei è tornato all’attenzione delle cronache locali e nazionali, nonché delle amministrazioni pubbliche chiamate a prevenire le potenziali conseguenze di una situazione che talvolta preoccupa «più per la sottovalutazione dei fenomeni che non per la pericolosità che la caratterizza» (Leone, et al., 1998, p. 334).
2024
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1737192
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